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blog di ferdinandocelinio

il demone dentro

quando l’azzurro del manicomio mi toccò,
vuoto, come le ali di gesso
sul corpo vuoto della vuota morte,
io conobbi il demone.
 

sempre Orione si svela

 
che cosa innaturale il tuo occhio d’oro dentro lo sconvolgimento della nascita;

sul tumore alato e le sue radici

emotivamente sono saturo del tumore alato che è la mia pazzia. 
non lo capisco questo strano ingrossamento che mi fa vedere i fili sopra le teste.

vedo la quiete dove tu hai seminato tempesta

è come una lacerazione,
la parete delle cose stabili
che finisce giù,
l'imene la prima volta
o la prima sega.

quieta speranza, quieta dolce speranza

quieta speranza, quieta dolce speranza
non
fuggire

le tue mani vecchie di detersivo
che profumano la morte

le rose appassite dentro me

dunque è relativamente interessante
quest'assurdità nella cronaca nera,
questo perpetuo espandersi
che quelli bravi chiamano Infinito,

il ciclo

ho un'idea precisa dell'assenza prima della vita
me la spiega la goccia quand'è ancora embrione nella nebulosa

sulla vita e altro

ci sono momenti in cui bisogna considerare
il quarzo, la sacca ventrale del bue, la libido come una manetta,

prima dello scoccare

gallina, pensavo, sta alla larga da cose come amore e cose come sensibilità
poi il duemiladiciassettesimo anno venne e ci furono baci e ci furono recriminazioni

cose che mutano, all'infinito, da sempre, per sempre

ma come farei, io, a sentirmi messinese,
attaccato a radici deboli
come la delimitazione geografica di un pezzo di terra,
quando abito da sempre il mio corpo

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