blog di Franco Pucci

Non sempre hai ragione mio caro Pessoa
non sempre il poeta è un “gran fingitore”
non sempre dipinge gaiezza il suo dolore

L’alzavola coglie il volo e si tuffa,
sfidando il gelo, lascia la bricola.
Anch’io dimentico il mio calore
assiso sul marmo della panchina.

Ah! Sentissi come stride e graffia nei versi
l’amore dimenticato nel gelo della tastiera.
Come vecchia matita -stanca di rigar dritto-

Ci accordammo.
 
Credimi sarà un bel giorno
-non vorrei lacrime inutili-
e tutte le volte che le piansi
non lavarono mai il dolore.

Se poi pensi che siano ormai lampi d’intesa
-cenni sottesi tra le ciglia per una richiesta-
non frenare il desiderio se sono dentro di te.
 

Non sai nascondere quella tua smania
e la tua malcelata voglia di mutamento
come una crisalide -inespressa farfalla-
brucia il tempo che hai avuto e vissuto.

L’ultimo sogno di un sonno decente
s’è fuggito con una elegante piroetta.
Le nuvole paiono fiocchi di cemento
appiccicati a una coltre di pece nera.

In quel tempo, quando per essere felici
bastavano solo due dita di cielo -rubate-
affacciati sulla terrazza della mansarda.
 

Inaspettatamente e vigliaccamente
tutte le speranze vengono disattese
il sole che sognavi facesse capolino
dalla nebbia degli affanni, s’è celato

Ho bisogno di un momento, sai.
 
Per riflettere.
Per sorridere.
Per decidere.
Per andare.
Per morire.