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blog di Livia

Tempo fermo

Non è più tempo per la poesia
il poeta s’è alzato e se n’è andato
ogni cosa si è riposta in silenzio
all’ombra di un autunno sfiorito.
Oggi i giornali vendono a consumi di mercato
bikini o sciarpe per l’inverno

aereoporto

Tutto quello che scrivo lo metto in un pozzo
ogni tanto la luna lo illumina
e quasi lo vedo
l’aeroplanino portatore di parole
che affonda il carico nell’acqua.
Lo vedo quando lo tiro e si inabissa là dentro
poi resta immobile là sotto,
e così anch’io.

leggerezza

c'è un posto che conosco
dove vorrei portarti
c'è un posto dimenticato dalla gente
dove gli occhi mutano in pesci
e i capelli crescono come folti rami
le mani diventano frutti e fiori e spighe
e le gambe agili gazzelle
le voci sono il vento caldo
della savana al tramonto

gli strumenti del sogno

Non so a che serve scriverne
 
-parole-
 

parole che s’intrecciano,
si attirano, si amano, si uccidono fra loro

alla vita non è concessa
la parola dolcemente assonnata
quell’aria di dimenticanza aggraziata

da qualche parte

Sono uscita
pensavo sarei tornata
ma…
da qualche parte
dove corre a gambe lunghe la statale
oltre i campi arati della mia terra
se torna la primavera
saprò delle spighe verdi dell'orzo
piegarsi ancora, ridendo al vento.

il fiore del melo

 
scusami se ho le mani di carta
l’incendio che parte dagli orli
 
inavveduti
 
come la malasorte dei momenti no
 
brulica il tempo
dentro un taglio di luce

così lontano

Da un morto di nebbia
 
E gli alveari stipati nelle città sempre più pieni di niente
come api stanno alle finestre dentro le metropoli
morti di nebbia agli occhi
assonnati di realtà e fantasia
portoni, facciate grigio smog, come facce chiuse

post-moderno

 
 
Su queste scarpe
sempre un po'giuste e disuguali
sempre più soli fra terra e cielo
vedi in lontananza
il rosso pulsare delle stelle
ma non consolano dal freddo,
loro, mitologiche superstiti di fiabe e drammi

Elettricità

 
La mia malattia.
Questa inguaribile cosa di carne di parole
e senza mai morte,
inquietamente viva polverosa cristallina
e …senza voce si sente meglio
quando sfioro, semplicemente così
come fa la neve, la pioggia  

Sono la pioggia

 
Con tutte quelle gocce son scivolata oltre la tua linea bianca,  ma tu camminavi a testa bassa lambendo l’orlo dell’ asfalto ruvido.
Pensieri. Abrasioni. Orizzonti.

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