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blog di Michele Prenna

Dalle nebbie

Dalle nebbie d'un tempo inclemente
viene luminosa la rosa a cantare
le dolci stagioni del cuore
i ciclici ritorni del bell'innamorare
ed è questo a confortare alla fine
l'amica che aiuta a passare il confine.

Sentire di lago

In fiore l'edera tenendosi al muro
con sotto vertigine d'acqua
luce rattiene screziata la foglia
e pare intenta all'ascolto
di silenziose voci di cielo
compagne al fluire dell'onda.

Al pensare

Al pensare del bello che c'è in vita
davvero non intendo chi vuol morte
e giorno e notte grida acute leva
avvisando del vivere fatiche
a noi pene dovute per la colpa
che s'ha a scontare solo che s'esista
a questi dico "Orsù, chè non zittite!
Lasciate i cuori liberi a scoperta
che Amore vale dolori a consolare
e il canto della rosa fa la tomba obliare!"
 

Non so

Mi provo a scrivere in automatico
musico di parole su invisibile rigo
a disegnare immagini nel sogno.

Ad occhi spalancati nel barbaglio
ricerco il fiore ch'è negato al mondo
ch'è oramai piatto nel cervello.

Presi da febbre di consumo tristo
avendo per misura oro e sesso
rari vi amano il vero, il giusto e il bello.

Ma non dispero che domani il verso
riporti alla sua essenza buona l'uomo
se a sè avere non vorrà nome diverso.

A vivere si muore

Ai versi miei affido del cuore mio le cure
e le gentili rime son balsamo a ferite
che traditrici pungono d'acuminate fitte
chè accanto alle memorie di gioia delicate
guerra muovono trista le storie dolorose
agli anni procedenti salite da padrone
così fiorite rose a mia consolazione
mi dicono i segreti di luna, terra e sole
con le bellezze ignote di molte creature
facendomi persuaso che a vivere si muore.

Giochi di nuvole

Giocano le nuvole prima d'addormentarsi
è crepuscolo ormai col sole tramontato
ma le monelle scherzano coi raggi
facendo gibigiana in cielo del riflesso
scurendo poi alla luna i ricciolini
finchè le porta dietro al monte il vento
al tuono che le scioglie coi suoi lampi.
 

La prima volta

La prima volta del respiro
è uscita con un grido
nudo e indifeso all'ignoto
cieco di luce dal buio
caldo del ventre materno.

La prima volta del cibo
ha conosciuto il capezzolo
turgido del latte tiepido
con un firmamento d'affetto
a conciliare col mondo.

La prima volta del pianto
la fame che brontola dentro
la sete del volto materno
per accidente lontano
il pannolino sporcato.

La prima volta del riso
a caro viso lo specchio
risposta a carezza di bacio
gioia d'ottenuto possesso
di cuore amoroso richiamo.

Di queste cose ci han detto
di cui non serbiamo ricordo
che manca solo a pensarlo
ai nuovi venuti guardando
di cui ci prende ogni inizio.

E la vertigine viene d'abisso
dell'ultima volta al pensiero
del rotolarsi all'indietro
dal riso fino al respiro
spento alla luce dal grido.

Contano

Contano le meraviglie
cercate col lanternino
più di successo e ricchezze fan luce
gli attaccamenti del cuore
edera alla vita sul palo
sempre affamata di cielo
piace trovare le nuvole
frangiate di raggi di sole
cogliere il merlo ciarliero
zitto all'assaggio del caco
e poi da prato aver quiete
coperto di petali e foglie
a sprofondare nel sonno.

Alla fonda

Alla fonda immobile con sotto le nuvole
a correre lievi sulle acque scure del lago
la barca miraggio tra me e l'isola appare.

Sto piegate le vele fermo all'imbarcadero
e cupi pensieri voglio annegare nell'onde
desiderando leggero un altro volo di vento.

Chiodo

Mi hanno picchiato nel muro
non ricordo più gli anni
a reggere un quadro fiorito
un prato con tanti papaveri
alla parete resisto arrugginito
per uno specchio coi fregi dorati
preferivo il tempo dei fiori
ma se non altro quelli che guardano
sono troppo presi da sè per levarmi.

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