Su Chris Peters
a questi cuori infranti
a queste ossa rotte
che avvilite si sfiorano
cercando il brivido di un ultimo respiro.
Alexis
04.05.2010
Opera: Chris Peters, To Hold You Again, 2007
È incredibile come l'Amore riesca a mantenere la sua poesia anche in soggetti che potrebbero essere definiti "macabri".
A quest'opera di Chris Peters non manca nulla. Mancheranno forse gli occhi, la pelle, abiti che magari aggiungerebbero colore e decori al dipinto, ma toglierebbero spazio all'essenziale. E l'essenziale è il sentimento, anzi l'insieme dei sentimenti di cui essa narra.
L'affetto, la protezione, la cura dell'altro e la relativa angoscia per un futuro incerto non hanno bisogno di ghirigori aggiuntivi per essere espressi, non hanno bisogno di avere, di assumere delle apparenze... sì, perché solo di apparenze si tratterebbe.
Attraverso la rappresentazione dello scheletro umano si universalizza il messaggio ed il significato ultimo della rappresentazione. Tutti possono identificarvisi senza alcun ostacolo, proprio perché lo scheletro non ha occhi, non ha corporatura, non ha tratti somatici, non ha colore né capelli... è una sorta di anima materiale.
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il giallo dei sogni
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Abbiamo bisogno dell'Arte
Basta uno sguardo, una parola, un pensiero, uno sfavillare del riflesso di luce sulla pupilla per aprire un mondo che nasconde meraviglie, ma anche terribili verità.
Viviamo tutti in uno stato di fittizia tranquillità, sempre pronti a sfornare un sorriso standard ogni qualvolta incrociamo per strada un amico o un semplice conoscente, sorriso che svanisce un istante dopo il saluto di commiato.
Perché, mi chiedo, perché? Perché nascondere le proprie nevrosi e nutrirle dentro il nostro organismo? Perché sentire sempre la necessità di falsificarsi per compiacere? E, attenzione, non ne faccio mica una colpa a qualcuno. Tutti siamo vittime di questo gioco di società. E non possiamo fare altrimenti.
La nostra vera anima, la nostra vera essenza, è custodita nella roccaforte di muscoli e di ossa e urla di continuo contro le tempie, contro le pareti della scatola cranica, fino a farci impazzire. E allora, io dico, perché siamo condannati a questo? A questo stato di perenne comparsata. Come ci siamo arrivati?
Evidentemente abbiamo sbagliato qualcosa, evidentemente c'è qualcosa che manca. La solitudine dell'animo umano è un dato di fatto, non una teoria pessimista e da depressi. Qualcuno, a volte, ci tende la mano, ci fa compagnia per un po' o per tutta la vita, ma il demone che si agita dentro ognuno di noi rimarrà sempre in parte celato. Abbiamo bisogno di esprimerci. Abbiamo bisogno dell'Arte.
28.04.2010
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La logica vorrebbe
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Dwindling
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La più ascoltata in macchina
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Ricerca fotografica
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Di tutti i colori
d'arcobaleno
i colori del tempo
alba e tramonto
il simbolo di pace
scompare con la sera
tutti i colori
in giro si son visti
gioie e dolori
ahimè son più tormenti
tra terremoti e frane
apro il giornale
reporter di sventure
in calo entrate
il debito risale
lamento generale
è legge eguale
il dubbio ora m'assale
in sintonia
con tutte l'emergenze
son queste l'incombenze
luce si spegne
si mostrano parvenze
cala il silenzio
e scemano sembianze
quando la sera scende
guardo la luna
d'argento vivo accesa
il solo spazio
ove immaginazione
i suoi colori accende
Copyright © Lorenzo 14.4.10
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Di nero e d'oro [inseguendo Klimt]
si vestono le figure
che laguide s'agitano
su tele di rame ed argento.
Voluttà sottile
ne attraversa i ricami,
le vesti, gli ornamenti,
accarezzandone le carni
morbide come tessuti d'oriente.

G.Klimt, «La Giuditta»
13.04.2010
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la percezione visiva






osservare i suoi bozzetti poche tracce di matita
prima di dipingere il quadro
Si può dunque così osservare come
attraverso la creazione delle opere,
seguendo le linee delle strutture,
il soggetto si sviluppi in forme attraverso
alterne fasi emozionali, attraverso
la molteplicità di colori caldi e freddi
attraverso la ricerca di nuove tecniche.

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