Scritto da © Hjeronimus - Ven, 10/09/2010 - 20:59
Tempeste
Vivere è stato una tempesta, come attraversare un vasto mare e venir continuamente risospinti da alti flutti rinculanti. Ma la vita spingeva verso l’altra riva, dall’altra parte, verso un “porto di belle navi”, come disse il poeta, ove attraccare il cuore ed il suo patos e lasciarli soli, lì, sulla rada a seccarsi al sole. E sarebbe stata una bella morte quella, un morire di abbronzatura, senza creme né cremazioni, accanto all’acqua infinita che ci avrebbe prima o poi reinghiottito.
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Scritto da © taglioavvenuto - Ven, 10/09/2010 - 15:05
Confinanti un orizzonte
E’ l’insensibilità la cerva, l'in-sensibilità
la porta
dove, e quando?
Come, si nasce, dove?
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Scritto da © Fulvio - Ven, 10/09/2010 - 09:39
Bianca & Maria
Reperti archeologici:
una volta, quando in testa –e nei capelli–
avevo più pepe che sale, scrivevo così.
Le avevo guardate a intermittenza nelle luci lampeggianti del “Sombrero” e impiegai un’intera macareňa per comporne il puzzle nella rètina. Due tette enormi che, in quel momento non lo sapevo, si stavano innamorando di me.
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Scritto da © taglioavvenuto - Gio, 09/09/2010 - 12:49
Outing: uomo esagerato
Sono un uomo esagerato, elefante.
La categorizzazione prendetela per il lembo che vi pare, anche quella del salone degli specchi mi sta bene.
Come il pachiderma sono un solitario, iroso; potrei diventare addirittura il folle per cui l’uccidere fa il pari all’esistenza; tengo al gruppo perché costituisce “l’altro pascolo”. Non ne avrei necessità, altrimenti.
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Scritto da © abcorda - Mer, 08/09/2010 - 15:06
Ammentos - [ricordi]
Il piccolo cortile, da sempre, era il regno di Nonna. Delimitato da mura molto alte, impastate di terra e di sudore, restava indenne agli anni di sole, al vigore trascinante delle piogge autunnali, contenuto dalla forza della terra.
Forzando sui pedali della mia pesante bicicletta, risalii la lunga salita, sino alla cima di quella collina rigata d’ocra che lo ospitava. Da lì, potevo vedere buona parte del paese. Entrai rimuovendo il moderno lucchetto che, offriva un contrasto strano, su quella porta di castagno più antica della memoria.
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Scritto da © Fulvio - Dom, 05/09/2010 - 21:05
Una lacrima
Quando Paride Zappalà (cinquantasei anni ancora ben pettinati) cambiò quartiere, città e pianeta a seguito di una polmonite fulminante, tutto restò esattamente come prima. Quella sera, sua figlia continuò a registrare nomi, numeri e cazzate nel nuovo cellulare e la moglie “non poteva assolutamente” sospendere l’imbottigliamento della passata di pomodoro.
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Scritto da © Hjeronimus - Sab, 04/09/2010 - 18:11
Donatella
Questa storia è tutta vera fin nei dettagli, e voglio che resti qui a elogio di uno spirito divenuto sublime suo malgrado.
Oggi è il 4 gennaio, mercoledì. Ero in giro, dalle parti di Porta Torre, a Como. Così sono entrato in una delle diverse librerie che gravitano intorno alla piazza. Dentro, era accesa una radio.
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Scritto da © Aurora - Ven, 03/09/2010 - 17:12
Amici ... per sempre
E’ inconcepibile andarsene in giovane età. Un sorriso, una parola, una sera prima, una settimana prima, un mese prima davanti ad un bicchiere di birra assieme agli amici e poi….
Ragazzi sorridenti, ancora spensierati nel pieno della vita. Vita piena di promesse, di futuro, di amicizia. Un’ amicizia intoccabile, impalpabile, una amicizia più che sincera, un' amicizia fraterna.
Ragazzi sorridenti, ancora spensierati nel pieno della vita. Vita piena di promesse, di futuro, di amicizia. Un’ amicizia intoccabile, impalpabile, una amicizia più che sincera, un' amicizia fraterna.
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Scritto da © Franco Pucci - Ven, 03/09/2010 - 16:34
Vertigine
Cammino così, un passo dopo l’altro, con circospezione, misurando le distanze, aggrappandomi al vuoto che mi circonda. La notte che solitamente mi è amica e compagna mi segue con attenzione quasi ostile, ironica, sbeffeggiando la mia difficoltà. Il passo non ha l’agilità né la leggerezza giovanile, eppure si ostina a rimanere ancorato al terreno.
Ondeggio.
Ondeggio.
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Scritto da © Franca Figliolini - Ven, 03/09/2010 - 16:23
Lingerie
«Basta! Farò di me una donna onesta!», disse lei per l'ennesima volta, allacciandosi il reggicalze.
Già, il reggicalze. Indossava proprio questa reliquia della seduzione. Lei, femminista prima ancora di essere diventata femmina, che aveva bruciato reggiseni in piazza, si ritrovava, a menopausa in corso, in reggicalze e guepiere, scarmigliata e ancora ansante, seduta sul letto inequivocabilmente sfatto di un equivoco hotel.
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