Prosa e racconti | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Prosa e racconti

Il Male che Sogna

Cristina

Cristina.
C’erano curve una volta sotto i tuoi abiti, la morbidezza del seno, la sovrabbondanza dei fianchi, quel dondolarsi buffo, a metà tra seduzione e la sua pre

La barca (a Ferdinando)

La scomparsa

 «Allora, qual è la tua paura più grande?»
Lei, nonostante lo choc del fatto che fino a poco prima fosse a letto a dormire e adesso si ritrovasse morta, in un Inferno pre-conciliare, davanti a un diavolo da fumetti con tanto di corna e coda, cercava di mantenere la sua lucidità.
Intuiva che quella domanda serviva a stabilire la sua

Milano persa

“Te se ricordet i temp indrè…” Quel lembo di periferia che andava dall’“Isola” a “Cascina Abbadesse” era il mio regno e di chi, nato in prossimità della fine dell’ultima guerra ha avuto il piacere e l’avventura di vivere e crescere in una Milano, viva, pulsante, ricca di tradizioni, accogliente, vera! Una pessima imitazione di Colt dei Cow Boys, cartucce sfiatate, soldatini di gesso con l’anima in fil di ferro, e pochissimi spiccioli in tasca da dedicare al ferramenta dietro casa.

Non dirle nulla...

Adorava fumare.

Lo sapevo e lo sapevamo entrambi. Era semplicemente splendida, fasciata in quel vestito che le donava  forme sinuose.

I capelli di un biondo non descrivibile, elegante, con quel lungo bocchino in ebano finemente lavorato, tipicamente anni 20…ma mai fuori moda, e sigaretta appena accesa.

Il colore della pelle metteva a disagio e lasciava trapelare qualcosa. Pelle candida e immacolata.

Troppo candida. Perfettamente immacolata.

Io e te all'inferno (racconto FULmineo)

.
 
Sono partito per raggiungerti all’inferno, cara.
Autostrada occupata dai dimostranti.
Cerco percorso alternativo sul Tom tom dove l’unico tragitto senza pedaggio è lunghissimo: un coma di tre mesi.
Eseguo.
Arrivato finalmente!
Inferno tutto occupato. “Mantenere il coma per non perdere la priorità” dice il call center.
Sono dannato, ma non scemo, così mi sveglio dal coma.
“Miracolo! Miracolo!”, urlano.
E mo’ sono prenotato in paradiso.
 
 
Ps: Ma tu aspetta cara che, lontano da te, può essere che pure l’eternità mi finisce subito.
 
 
.

Colpo di Fulmine

Casualmente avevo alzato gli occhi.

Con sincronicità inusuale, li aveva alzati anche lei.
I nostri sguardi si sono incrociati. E' stato un vero colpo di fulmine.

E' stato un colpo di fulmine a non farmela conoscere.

Un fulmine vero.

Eravamo sotto un albero e lui ha colpito solo me, in pieno.
Ora sono qui ricoverato, non sento più le gambe, ustionato.
Non so se me la caverò. Sono desolato, avvilito, disperato.

Lei era... era veramente bellissima.

Io sono, sono veramente amareggiato.

Ecco, stanno venendo a cambiarmi le bende.

 

Fine

Libera

 Lei era una povera cosa stretta in un angolo. Il volto livido, il collo girato in una posizione innaturale, gli occhi spalancati. Era ancora facile scorgervi dentro il terrore e la richiesta di scusarla, scusarla per la sua inadeguatezza, per non essere stata come lui la voleva...
 
«Fabio, vuoi tu prendere in sposa la qui presente Maria....»
Il suo «sì», pronunciato guardandola negli occhi, era stato il suggello della loro favola. Si erano conosciuti nel paese di lui, dove lei trascorreva una breve vacanza, quando erano ancora prepuberi e si erano "messi insieme" subito. E mentre tutti i loro coetanei erano impegnati nel valzer delle coppie tipico dell'adolescenza, Maria e Fabio restavano insieme. "I fidanzatini", li chiamavano.
Prepararono il loro matrimonio con cura, volevano che fosse un giorno indimenticabile e che ci fosse una casetta pronta al ritorno dal viaggio di nozze. Niente di pretenzioso, ma una casa calda e accogliente, che sapesse ospitare un amore come il loro. Tutto avvenne come avevano previsto. Fino a che lui non la prese in braccio e, dopo aver varcato la soglia, non chiuse la porta.

Va all'inferno!

«Va all'inferno!»
La sua faccia era trasfigurata dalla rabbia. Il volto che avevo tanto amato, irriconoscibile. Le vene giugulari si gonfiavano sul collo. La bocca, con cui aveva sibilato quelle parole, era contratta, ridotta ad una linea tirata con forza da una matita rosso sbiadito.
Non lo sapeva che all'inferno c'eravamo già, noi due? E da un bel po' di tempo ormai. Non riuscivamo più a parlare di niente senza litigare. Litigavamo su tutto, persino su come trattare il nostro cagnolino, Red.
Già, il nostro cagnolino. La nostra casa, i nostri libri, la nostra macchina, i nostri amici... Tutto era, anzi è nostro.
Marina e Marco, la coppia perfetta.
Fino a qualche mese fa. Poi si era aperto un baratro di incomprensione. Avevamo cominciato a discutere per via del lavoro. Marco diceva che qui, per lui, non c'era più nessuno spazio di crescita, che voleva trasferirsi all'estero. Io, invece, mi trovo benissimo nel posto dove sto e gli ho detto che non credevo fosse una buona idea un salto nel buio. Lui ha replicato, io ho controreplicato.... Poco dopo siamo passati dalla discussione alla lite, finché tutto è diventato incomprensibile ed impronunciabile. Colpa mia, colpa sua. Non lo so. So solo che era un inferno e che l'unica cosa che volevo era che finisse.
Così stamattina gli ho detto: «Marco, va bene. Finiamola qui. Non è possibile andare avanti così. Trasferiamoci.»

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 3 utenti e 5048 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Antonio.T.
  • Ardoval
  • ferry