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Prosa e racconti

Momenti

C’è un momento della sera in cui è particolarmente gradevole indugiare per le strade periferiche dei paesi.
È quel momento che precede la sera ed è troppo presto per accendere le luci e troppo tardi per distinguere bene il circostante.
È un’atmosfera magica, da assaporare con il fiato sospeso, tanto l’attimo è fuggente.
Nell’aria si avverte qualcosa che fa vibrare il nostro essere e la nostra sensibilità si fa più attenta.
Sono in vacanza e mi è caro passeggiare a quell’ora, lungo quella strada che percorrevo ogni giorno, ragazzina, inseguendo i miei sogni.
Allora quella strada era silenziosa e quasi deserta, portava in periferia, fiancheggiata da oliveti e da stradine che si immettevano nei campi a interrompere la linea continua di quell’asfalto bruno.
Le persone che incontravo erano poche, ma le conoscevo tutte.
Ora, con meno sogni, ma con il desiderio di rivivere emotivamente quei momenti, cammino e osservo attenta.
Tutto innanzi al mio sguardo è uguale negli sfondi che intravedo tra le nuove case ma è diverso nei particolari. È uno scenario molto più popolato, però io mi sento sola.
Nessuno saluta me e nessuno ho da salutare io.
Ho provato più giorni a rifare quel percorso e tutto si ripete sempre uguale.
Suggestionata dall’ora e sicuramente dalla recente lettura di un romanzo di letteratura fantastica di Bioy Casares, mi sembra di percorrere una strada popolata da persone che ripetono periodicamente la stessa strada, con passi e gesti sempre uguali e alla stessa ora del giorno precedente.

Non sono terrestri (però)

Era riunita da diversi balm la Corte di Giudizio sugli illeciti di guerra, nella sala principale della Fattoria 888, la maggiore struttura dell’ 8° pianeta del sistema, ed era chiamata a valutare, stigmatizzare, punire se ne era il caso, alcuni comportamenti tenuti dai Combat durante l’ultima campagna contro gli alieni, che molto avevano inciso su una non perfetta riuscita militare dell’operazione e dato adito a lacune di efficienza causando incertezze sul buon esito della medesima. L’accusatore era in piedi su un pulpito, fregiato da tutti i lati coi graffiti della compagnia e della Confederazione delle 7 Stelle, in una sgargiante tunica cremisi, bordata da una striscia dorata, e sul petto l’immancabile segno del rango e l’identità M132, vistosamente ricamato. L’anfiteatro era gremito da astanti interessati ad esserci più che per quanto potesse davvero avvenire, tanto era scontato l’esito del procedimento giuridico, per sentire la retorica aulica sulla battaglia, l'eccitante demagogia connessa a un richiamo ai primordi che i fatti avvenuti, sollecitavano imperiosamente. All’ordine del cancelliere si fece silenzio, lui con voce pacata, autoritaria e autorevole e rivolto al banco dei giudicanti:
- Accusa: il convenuto C11.21, Ufficiale di Accademia, al comando di un drappello di incursori impiegato nella battaglia Libera l’Ottavo di Balum, penetrato con i suoi dipendenti nel covo sotterraneo, dopo apprezzabilissimi interventi militari di bonifica vitale dagli alieni sopravvissuti al bombardamento, rientrava al mezzo da sbarco ed alla base, portando seco materiale saccheggiato assolutamente proibito dai regolamenti e dalle leggi della nostra comunità. Come noto i Combat hanno diritto al saccheggio delle proprietà aliene, ma si devono rivolgere soltanto a materie veniali, commerciali. C11.21 si è reso responsabile della indebita appropriazione, possesso, consumo di sostanze destinate al culto e ai riti dell’alta gerarchia del paese. La qualità, la quantità, il valore simbolico della sostanza, supera di milioni di Cosmic il prezzo di un barile di frodis e mette in discussione la legge, la gerarchia, l’ordine del sistema. L’ordine, soprattutto. L'ordine del sistema.

Chihuahua 2. L'Impero colpisce ancora

C'è un grande uomo dietro una grande donna. Spesso anche davanti.

Chi è senza peccato scajola la prima pietra.

Stallone legge Yourcenar, "Le memorie di Adrianaaa!!!"

I mercati affondano Madrid. Zapatero: "Piantala di giocare al ribasso, cabròn!". Ezio: "Voglio Rosa a Torino". Zapatero: "Non è abituata, darà di testa". Ezio: "Alternative?". Zapatero: "Vieni a Madrid". Ezio: "Prima parte nel prossimo di Pedro?". Zapatero: "E' un trans vegano che chiude per sempre col jamon". Ezio: "Sarà dura ma ce la posso fare". Zapatero: "Venduto". Ezio: "Sei un tesoro".

Ho un piano per salvare l'euro.Prestatemi più soldi che potete. Agirò di swap, call, put, hedging, futures, scoperti sul dollaro negli over the counter. Garantite operazioni estero su estero. In cambio Silvio dovrà utilizzare tecnologie di Teheran nel nuovo nucleare italiano. Hu Jintao mi chiede di invadere la Valle D'Aosta con punti franchising di fonduta sichuanese a 1,50 € e premerà su Johannesburg per arbitraggi favorevoli alla nostra Nazionale. Rhyad accetterà di pompare più barili accettando bolivares venezuelani al posto di dollari. In caso di fallimento dell'operazione non preoccupatevi. Lula, Chavez e Raul Castro garantiranno la mia latitanza a vita in una suite galleggiante sul Rio Pilcomayo, confine Paraguay-Bolivia. Leggi tutto »

Che c'è

Che c’è a fianco di un sogno?
Una cometa forse.
 
Vorrei ci fosse il nucleo della terra.
 
Dipende, le variabili. Luce, l’arcano che
non ferirà mai ombra.

 

Dimmi tu, vita

Come una lavandaia

 Ho sempre considerato la mia anima come un fazzoletto di terra da curare amorevolmente. Durante la mia giovinezza l’ho seminata a prato. Un verde, tenerissimo e affascinate prato. I miei pensieri, le mie emozioni la sorvolavano leggeri come nuvole multicolori di farfalle. Gli anni, come mandria imbizzarrita di bufali, l’hanno attraversata calpestandola, lasciandola brulla e lordandola di escrementi indesiderati. Ora, con l’esperienza e le poche forze che mi rimangono, mi accingo ad una impresa titanica: la pulirò e laverò come provetta lavandaia, portandola alla fonte a me più vicina e cara, il mare. Poi seminerò di nuovo e aspetterò…

Incubo

Dovrei smettere di non fumare. Mi fa malissimo, sto velocemente andando incontro ad una mutazione genetica: mi sto trasformando in un orrendo, viscido, antipaticissimo “bravo ragazzo”. Eppure ho tutte le mie brave tacche sul calcio della Colt! Evidentemente ho perso l’ultimo duello, la pistola si è inceppata, ho capitolato. Ora di notte, tra una litigata con la tastiera e una ricerca affannosa di un qualcosa che possa sostituire anche se lontanamente una sana Marlboro, scrivo. Le uniche spire di fumo che aleggiano nella stanza non sono quelle di sigaretta…Cazzo! Sto tornando involontariamente un ragazzaccio di strada. Non lo dirò più, prometto. Dovrei smettere di non fumare. Mi fa malissimo.

A media luz

Era da tempo che non scambiavo quattro chiacchiere con lui. Saranno vent’anni. Ci siamo ritrovati per un aperitivo a Milano, alla Bodeguita del Medio, le gambe allungate sotto un tavolino, davanti a noi due ottimi Daiquiri. Anche lui, come me, adora questo locale, dove si beve un ottimo Rum e si può apprezzare la cucina cubana, fatta di piatti poveri ma saporitissimi. Abbiamo ricordato i tempi della Milano anni ‘60/70, abbiamo parlato di donne e canzoni. Atmosfere di allora, entrambi amanti del cabaret, ci siamo inteneriti al ricordo dei Gufi, di Gaber e di Jannacci. Abbiamo fischiettato insieme “Luci a San Siro” e abbiamo finito con il classico e ormai desueto “Quelli sì erano giorni”! Poi, dopo aver simpaticamente litigato su chi dovesse pagare il conto, lui si è alzato e con fare deciso si è diretto verso la cassa ridendo “Pago iooooo!”. Non l’ho più visto. Ho atteso invano il suo ritorno. “Signore, il locale chiude - mi ha apostrofato gentilmente il cameriere - il conto l’ha pagato il suo amico”.  Mi sono alzato alquanto contrariato ed è stato allora che li ho visti: un paio di splendidi Ray-Ban dimenticati sul tavolino. “Solito distratto - mi sono detto   - non cambierai mai, sempre con la testa tra le nuvole, lassù, come un Top Gun”! Ho chiuso il cassetto ed ho inforcato i miei Ray-Ban. Mi stanno benissimo. Oggi c’è il sole.

 

Un giardino d'inverno,una serra di vetro,una farfalla.

Il giardiniere dice che avrò fiori stupendi su cui posarmi a primavera. Dice anche che il tiglio è un bellissimo albero; avrò tanta ombra la prossima estate,quando le api sembreranno dervisci impazziti.
E’ iniziato a nevicare nel frattempo, le stagioni sembrano così lontane tra loro!
Dai vetri, gli scheletri degli alberi potati di recente imbiancano velocemente,come velocemente scende la sera. Il profilo di un pettirosso ingentilisce le scarne appendici di una pianta,mentre lui becca la gelida aria che lo circonda.
I lampioni tagliano a metà i fiocchi ancora incerti che si sciolgono , altri che toccano terra.
L’asfalto rispecchia il grigiore plumbeo di un cielo cieco, quasi ferroso.
Mi sento chiusa dentro.
Respiro profondamente il calore della stanza, senza però provare il piacere di essere a casa.
Resto attaccata ai vetri, penso che il tramonto nel frattempo stia facendo il solito arpeggio sotto la coltre ormai diventata compatta di nubi rigonfie, quasi minacciose.
Ti sento mentre annuso l'essenza di gelsomino che si diffonde come per magia, sui perimetri trasparenti delle pareti.
Mi siedo sui gradini di un’idea, accanto a te dove la neve non c’è mai.
Sorrido, ti piacerebbe assaggiarne il sapore; sa di purezza, di acqua limpida e incontaminata. Ti somiglia.
Lo facevo sempre quando nel mio bozzolo chiudevo gli occhi e alzavo la testa verso il cielo .
Assaggiavo i candidi fiocchi posati sul palato con un senso di inspiegabile piacere,come le tue labbra,quando mi dicevano che sapevo di fragola.
Mentre le volute di caldo si intrecciano,la mia immagine riflessa sembra guardarmi e dirmi che non sono sola.

Ti penso.

La festa della mamma?

Angelic Pictures, Images and Photos Da sempre non ho mai amato queste feste.
Feste fatte per spendere, ravanando tra sentimenti d'amore e nostalgia.
Da figlia ho sempre cercato di dimenticarmene ma senza mai riuscirci, sapevo che la mamma ci teneva.
La mamma, già, la festa della mamma, terribile inventare una festa così.
Tutti gli anni è un obbligo cercare di dimenticarla, difficile però con tutta quella pubblicità sbattuta in faccia senza nessuna pietà.
Fiori a gogò venduti per le mamme, rose recise che gridano la loro morte, rose senza spine e senza più profumo.
Mai regalato mazzi di fiori, piante, quelle si, segno di crescita e di speranza.
Una speranza che da figlia non capivo chiaramente, sicuramente il capirsi era difficile e non bastava un fiore a cancellare tutta l'incomprensione.

La Signora

I
Ero rimasto solo nello scompartimento, quando la Signora, che doveva appena essere salita su quel treno, apparve dietro il vetro dello scorrevole e guardò se v’era corrispondenza tra i numeri a fianco della porta e quello della poltrona prenotata, stampato sul talloncino beige che reggeva all’altezza del seno come fosse presbite.
Una volta assicuratasene, appoggiò la mano inguantata dello stesso colore del biglietto sulla maniglia d’ottone e, senza sforzo alcuno, il battente scivolò all’indietro riportandomi per una frazione di minuto alla realtà sonorizzata del marciapiede ferroviario.
Dietro il finestrino del corridoio un signore biondo grigio, alto e corpulento, sbarbato perfettamente, dopo averla baciata sulla guancia, si stava chinando a raccogliere la valigia della moglie, di cui potevo scorgere solo il cappellino fiorito ed una sezione del viso.
Anche la donna appena entrata indossava un cappello, a tese larghe, color sabbia come i guanti, che si intonava deliziosamente con il tailleur nero fumo che finiva sotto le ginocchia. Dallo stesso pendeva un velo che poteva solo farmeli indovinare, i lineamenti del viso.
Mi alzai, arrossendo leggermente per non essere stato pronto come avrei invece voluto, e con lo sguardo chiesi il permesso di poterle alloggiare la valigia sulla reticella all’altezza del copricapo. Sedette.
Non era molto alta, direi anzi di statura più bassa di quella media delle studentesse che avevano pochi istanti prima svuotato la cabina, ed i fianchi, pur se strettamente inguainati dalla sottana, mi sembrarono anch’essi un poco ridondanti rispetto ai canoni di snellezza anoressica che già imperava da un decennio.

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