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cose così

a schizzi e a spruzzi

Sveli,
ancora una volta,
nell' eccesso dei  gesti
i frammenti di un antico canto.
Decifro a stento
le tue contraddizioni e
guardo oltre la calma delle onde
che si confonde con la nebbia
 da lì,
proprio da quel centro,
risorge la brama
a schizzi e a spruzzi
mentre, invano, ti fai ombrello di te stesso.
L'attesa si fa sussulto
imprigiona e tutto sovrasta
Tutto è blu come i tuoi occhi.
Troppo lucidi per mentire.
 

Lettera d'amore

Tu, amore mio che mi domandi sempre di parlarti del nostro futuro, oggi voglio scriverti cosa penso veramente dalla parte più profonda del mio cuore e perdonami se parlerò di presente e di passato costruendo metafore su metafore, confuse immagini nei tempi e similitudini allegoriche tra strofe e passi; righe in rima nei modi e scioglilingua poetici a cavallo tra poesia e prosa come fosse un gioco che mi riesce perché mi ci trovo sempre, quando scrivo a te, come un gatto sul tetto.
 Sai anche noi camminiamo sullo stesso bordo, al ciglio delle stesse tegole scosse, sempre mosse, legati da un’unica mano e sul foglio di questa carta che vola agli spesso imprevisti vortici dei tempi, sta scritta la poesia della mia vita con te. Ma troppo dentro questo soffio di vento stiamo, che a volte ne ho paura io stesso. E in questi pochi attimi di vita di questi prossimi infiniti anni con te, a volte immensi amori perduti e sogni infranti come fantasmi vagano e uniche sono le mobili parvenze che vagamente a volte compiamo. Strade di gesti che lastrichiamo d’inutili parole. Spesso perdiamo allora la storica memoria persino difficile a dimenticarsi dal tanto male di olocausti compiuti ed erigiamo approssimative scuse o ci accontentiamo di un suono mediatico e di una lacrima che scivola facile o del falso sorriso dello stupido al potere.
E per le occasioni uniche perdute? A volte, in questo caso un insulto sta a difenderci o un sussulto sta ad amare. Ma il tempo passa e grava presente nel sogno di un istante, nella paura di sempre nell’atavico rispetto per la Signora, solo perché prima o poi busserà alla nostra porta e non per altro.
Quindi per lasciare qualcosa: scriviamo, e come sempre io scrivo e ci domandiamo: dove andiamo? Perché dobbiamo? E senza una vera risposta ci sentiamo così come adesso siamo, una povera pietra che rotola; per non doverci pentire e al peso del cuore non riuscire mai e continuamente provare pur di non lasciare nulla di intentato; destinati poi, a non vedere legata alla precedente la nuova generazione, che resta eternamente legata a identici sogni: ma distrugge pur di ricominciare a costruire sulle macerie di chi ci ha lasciato, non prima di aver gettato irriverenti il sale sull’appena consegnato.
Figli contro i padri o lotte perdute così diabolicamente ripetute. E poi le nuove invenzioni:
bambini clonati, dna di animali estinti o dittatori riabilitati o peggio: perdonati.

S'arena in barena

con le striate vesti salate
  scrive a bocconi su grani umidi
 il racconto.
 le spossate  e arrugginite
 cime   giacciono.
al di qua l'onda ascolta.
 

leccornie

da l'ingorda via,
vile tentazione ad
occhio e naso legate,
un passo
da un baratro di sensi scossi,
se potessi 
ne farei scorpacciata

Rondini

sono arrivate all'improvviso
sebbene attese impazientemente
con quel profumo d'Africa
che noi abbiamo in mente.
come dardi sfrecciano
sfiorano l'erbe fresche
dei campi mézzi d'acquerugiola
che la stagione abbondante dona.
e su nel cielo ripulito ora
nell'odore di lavato appena
timpano dei garruli richiami
eccitate per il volo la caccia
o semplice gioia di vivere
si librano in veloci aeree esibizioni.
 
 

gioco di_versi ...

suggestioni dell'anima
eruttano tal getti di geyser
illuminano come giochi pirici
gioco di perle in fontane urbane
oppure occhi su slarghi virtuali di mondi
e cose aliene che spalancano
visioni di un altrove ideogramma
di possibile paradiso
lì appena tre pensieri lontano.
Corrono così emozioni
percezioni e sensazioni
che il piacere dei sensi
vuole dire comunicare
condividere e godere
aprendo la caccia al modo
nell'armamentario della vita
a spigolare parole rivestirle
di senso nuovo o diverso
architettarle nel canto
liberarle al vento.

Epigramma 2

 
se scelgo di me
quello da scartare
resta poco o niente ma
mi piace assai.

Sapere in realtà

sto con le braccia appese
ti leggo e penso
a quanto tempo ho perso
a rincorrere sogni
meteore come astronavi
formicai d'alieni
infantile Achille alle Porte Scee
solitario e pugnace
a improbabili guerre esiziali
mentre la battaglia
era qui nel giorno lungo
d'esistenza glabra.

Epigramma

esistono esaltanti
montagne d'amore
e inutili crateri
di dolore

Scherzo (a Paperino) Part two, sputato, alla londinese

Ecco, se ne è andato. Ha pianto pure, poverino. Si vede, che mi voleva bene.

Dov'ero rimasta? Ah si, alle doglianze: punto 4.

Dicevo, non c'è pericolo che ci capiscano; appieno intendo.

Per loro è tutto semplice, tutto lineare.

Se gli affari gli van bene, sono disposti a spendere follie, se gli van male o stanno lì lì, sull'orlo, nemmeno s'accorgono che ci sei. E non provateci a chieder loro qualcosa, ad esempio uno shampoo, che so una museruola nuova.

Li vedi ramazzare con gli occhi, infilarsi in casa ed iniziare a strapazzare il telecomando come fosse un'altra cosa.

Poi ci sono i momenti dei dubbi esistenziali, quelli in cui ti fissano ma non ti vedono, quelli in cui hai voglia a scodinzolare. Quando si chiedono:- ma io, chi sono?

Accade, più spesso, con i padroncini giovani, ma anche la mia specie non scherza, su sto punto.

Io ad esempio, mi ricordo di Toby. Sempre in depressione, quel cocker. Bellino da matti eh, ma era appena uscito dall'adolescenza.

Gli facevo un filo! Insomma, capitemi, mi guardavo intorno: quell'estate sarebbe stata la mia prima volta.

Era più basso di me il biondino, ma di un vispo che pareva dovesse partire per le olimpiadi da un istante all'altro.

Salto con l'asta!

Insomma, tanto gli son stata dietro, tanto ho fatto, tanto gli ho tolto ( tolto? Frantumate) le incertezze da intorno le zampe che alla fine...

Lo so, lo so che voi femmine non ve lo chiedete, ma i maschi, lo sanno i maschi quanto acume, quanta intelligenza e quanta sopportazione è necessaria, e soprattutto quanta determinazione, per farsi, (uhm) fare, da un tipo come quello?

Basta là.

Un giorno, era appena accaduto, tutti i giorni sgattaiolavo fuori da un buco che Paperino aveva lasciato nella recinzione per incontrarmi col mio ganzo, con quella canicola per pareva bucasse l'asfalto, non te lo scorgo dietro un angolo, indovinate a che fare?

A farmi le corna.

Lo dico piano, con gli zamponi ai lati della bocca, tanta è la vergogna ancora.

Con Bob, il cane lupo dei signori Blackpotter e, Toby, era quello davanti.

Beh, io ho continuato, gli sono passata davanti, e non li ho nemmmeno guardati tanto era il mio disprezzo.

Figlio d'un cane!

Ma guarda tu se dovevo perdere il mio tempo con uno che neanche lo sapeva chi era.

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