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Donatella Pecci Blunt

 Donatella Pecci Blunt da Miami ricorda la tradizione del salotto culturale


 

Donatella Zegna Baruffa Contessa Pecci Blunt, animatrice ed organizzatrice del migliore salotto culturale, dagli anni ’70 ai ’90, della capitale, gestiva i simposi letterari nel palazzo avito.

Il Palazzo Pecci-Blunt, un tempo Palazzo Fani, si affaccia su piazza d’Aracoeli. Di tre piani, semplice e nobile è ornato da un fregio a motivi floreali che corre sotto il cornicione. Nella seconda metà del 1500 Mario Fani, nobile romano originario di Tuscania, fece rinnovare il palazzo da Giacomo della Porta. Alla fine del 1500 il palazzo fu affittato a prelati, nel 1601 vi abitò il cardinale Federico Borromeo, di manzoniana memoria.

Nella prima metà del 1600 il palazzo venne acquistato da Filippo Spada e venduto poi alla famiglia Ruspoli quando questi giunsero a Roma da Siena. Agli inizi del 1700 il palazzo passò alla famiglia Malatesta, si ricordi Paolo e Francesca, signori di Gradara e, infine, ai conti Pecci Blunt, gli attuali proprietari.

Il salotto culturale della Contessa Donatella Pecci-Blunt era a modello dei grandi salotti culturali affermatosi nel corso del settecento sia in Francia che in Italia, come il salotto fiorentino della contessa di Albany, amica di Vittorio Alfieri e delle stesse idee politiche di Madame De Stael avversaria di Napoleone Bonaparte.

 

In questo ambiente altamente aristocratico anche il ruolo della donna, che resta pur sempre al centro dell’attività mondana culturale dei grandi salotti, muta notevolmente facendosi assertrice prima di una efficace azione patriottica e poi di un ampliamento culturale proiettato verso dimensioni non soltanto di letterario intrattenimento ma anche di un nuovo rapporto fra letteratura, arte, scienza, politica ed economia. È in questa ottica che rivolgiamo alcune domande alla Contessa Donatella Pecci-Blunt.

D -  Qualche romantica nostalgia per quei tempi?

R – Escluderei la parola “romantica” dato che per organizzare questi grandi ricevimenti politici, letterari, culturali, dovevo lavorare alacremente per far si che avessero successo e diventassero dei veri e propri eventi nella Capitale. Nostalgia? Forse un po’ si, perché erano sempre di grande soddisfazione per me e per Dino, mio marito che purtroppo ho perso molti anni fa.

D – Il suo salotto, i suoi incontri culturali regalavano arte e cultura e permetteva così facendo di crescere insieme confrontandosi con nuove coinvolgenti tematiche. Questo ruolo di mecenate della cultura è ancora insito nella sua anima?

R – Direi di si, dato che continuo la mia opera di collezionista d’arte, viaggio moltissimo, ed essendo cambiati i tempi, oggi tutto è molto globale, dalla cultura, all’economia, allo stile di vita, e quindi la mia anima e la mia mente rispondono con entusiasmo a tutte queste nuove coinvolgenti tematiche.

D – Cosa pensa della tradizione del salotto culturale nella Roma bene di quegli anni che prevedeva conferenze, pubblicazioni, incontri di studio, la lettura ed il commento della poesia, lo studio della storia e delle tradizioni con interventi di scrittori e saggisti, e i simposi di musica con esecuzioni musicali? Una sua riflessione sulla fattibilità di un ripristino culturale di queste sane abitudini qui, in questa capitale d’Italia?

R – Ma vede tutto oggi è cambiato, siamo entrati in un altro secolo e le tradizioni di prima oggi sono valutate in maniera così diversa che è impossibile ritornare a vivere le abitudini di un tempo.

D – Negli incontri culturali spesso veniva fuori la critica all’operato dei rappresentanti della Res Publica, siproponeva di denunciare i vizi e i pregiudizi della letteratura, della morale, della legislazione e dell'economia. Quali personaggi ricorda più combattivi di altri?

R – Tutti erano molto combattivi, uomini di destra e uomini di sinistra, c’erano dei principi più forti e si svolgeva tutto con più classe e determinazione.

D – La contessa Donatella Pecci-Blunt, è stata l’animatrice instancabile del bel mondo di Roma, la regina delle notti romane, amica di politici come Andreotti, Spadolini, Rutelli, Dini, D’Alema, Silvio Berlusconi, è anche autrice di libri; ricordiamo alcuni titoli: “La contessa in rosso”, “Io, Monna Lisa” sulla figura della modella preferita da Leonardo da Vinci, Lisa Gherardini del Giocondo, sepolta a Lagonegro, in Basilicata. Ha in preparazione qualche altro romanzo?

R – Si, il mio prossimo romanzo sarà la mia vita raccontata con senso di umorismo e di libertà e sarà una meravigliosa carrellata intorno al mondo con grande gioia di vivere e di aver vissuto la mia vita come desideravo tra emozioni varie, relazioni importanti, lavoro frenetico, incontri straordinari, avventure incredibili e grandi challenges, sempre come cittadina del mondo sulle ali della libertà “d’esprit”.

D – Cosa è per lei la Poesia?

R – La Poesia? Credo che la poesia e la musica vadano insieme e se hai un’anima non puoi vivere senza di esse.

D - Donatella Pecci Blunt,  è l’ideatrice della linea di prodotti di bellezza e profumi Diable au corps, della Karma Production Ltd., è discendente della famiglia di importanti industriali tessili, Zegna Baruffa di Biella (To), ideatori del “cashwool”, che si produce tramite la lavorazione delle lane Merino, ha lanciato sul mercato la linea di abbigliamento sportivo con il suo nome, attrezzi sportivi da Golf con mazze al titanio, la lingerie sensuale ed aristocratica. Il conte Dino Pecci Blunt la introduce nell’alta finanza dove apprende l’arte del management finanziario divenendo, di lì a poco, manager di se stessa.

Quanto hanno influito la Pubblicità e la Televisione per il lancio dei suoi prodotti in America? Lei è anche produttrice televisiva?

R – Oggi sono imprenditrice e come dice Lei giustamente grazie a mio marito che mi ha insegnato l’arte del management finanziario, creo prodotti che, essendo produttrice televisiva, vendo alla televisione americana; ma ora sto per iniziare una nuova carriera, diventerò produttrice di film e sono incredibilmente entusiasta per questa nuova avventura. E oggi posso solo dire inshallah!! Sarò più precisa spero alla prossima intervista.

D – Questa sua apparente frenetica attività in ogni campo sembra che rappresenti un meccanismo di rimozione per un evento tragico della sua esperienza di vita. In modo catartico, vuole accennare di quale evento si tratta?

R – Tutti pensano che per rivoluzionare la propria vita ci voglia un evento tragico; non è così, si rivoluziona perché ci si evolve, cambia la vita, si perdono le persone care, si matura e si cercano altre challenges.

D – La “Signora di Roma”, titolo acquisito in occasione del “Premio Solemare” consegnatole nel Teatro Greco di Siracusa, riceve il Premio Simpatia nel 1992, nella sala della protomoteca in Campidoglio, collabora con il periodico Gente e da alcuni anni vive a Fisher Island, l'isola esclusiva di Miami e raramente viene a Roma, la sua città d’adozione, essendo lei nata in Piemonte. Nei suoi progetti si contempla un rientro in Italia nel suo storico palazzo all’Ara Coeli?

R – Io non vivo solo in Florida ma anche in altre parti del mondo, vengo in Italia per incontrare la famiglia ed occuparmi delle proprietà. Tornare nel mio Palazzo all’Ara Coeli, con un’agenda di lavoro così intensa … non so. “Never say never”.

Tutti noi attendiamo il felice evento della riapertura del salone delle feste di Palazzo Pecci-Blunt per festeggiare il rientro “a casa” della Contessa Donatella, Signora di Roma!

 

 

Giuseppe Lorin per Rosso Venexiano, interviste

 

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