Racconti
La casa degli spiriti
Mi ricorderò sempre l'estate dei miei otto anni, quando
trascorsi le vacanze a casa della mia compagna di banco, in
un paesino su un piccolo lago. Da quelle bambine fantasiose
che eravamo, io e Gianna venimmo subito attratte da
un'antica villa nobiliare quasi a picco sul lago: Villa
Carlotta, detta anche la "Casa degli spiriti". Ci sarebbe
piaciuto entrare, purtroppo però il cancello, oltre il quale
si vedeva un grande giardino in completo abbandono, era
chiuso con una pesante catena. Volevamo saperne di più. Su
consiglio della madre di Gianna ci informammo chiedendo
notizie all'anziano parroco. Egli ci raccontò allora che un
tempo quella casa era abitata da una famiglia molto
importante che aveva promesso in sposa la giovane e bella
figlia, Carlotta appunto, a un anziano e scorbutico vedovo
molto ricco, del paese vicino. La fanciulla, però, amava
riamata un giovane ufficiale, figlio del medico condotto.
Purtroppo la famiglia fu irremovibile davanti alle suppliche
dei due giovani ed operò in maniera che il ragazzo venisse
inviato in una missione militare molto pericolosa dalla
quale non fece più ritorno. Fu così che Carlotta, la vigilia
delle nozze, si lanciò nel lago dalla terrazza della villa e
non fu mai più ritrovata. Da allora si diceva che gli
spiriti dei due giovani si incontrassero ogni notte di luna
calante presso un vecchio roseto vicino al muro di cinta,
proprio come avevano fatto in vita, ma perché questo potesse
accadere nessuno doveva esserci a spiare. Il parroco fu
talmente divertito dalla nostra emozione nell'udire la
storia, che si offrì di farci vedere il ritratto di
Carlotta, unica suppellettile rimasta nella villa. Inutile
descrivere la gioia di noi bambine. Arrivati alla villa, il
parroco aprì cancello e portone. All'interno, tra polvere e
ragnatele, un unico quadro su una parete dell'atrio.
Rappresentava una fanciulla di una delicata bellezza,
dolcemente sorridente, ma con lo sguardo triste. Indossava
un abito estivo a delicate righine azzurre ricamate con
piccoli fiori rosa.
Quella notte era luna calante e noi non
dormimmo. Fino all'alba ci chiedemmo se i due innamorati si
sarebbero davvero incontrati. L'indomani mattina la madre di
Gianna ci spiegò che era solo una leggenda di paese e che
non dovevamo prendere sul serio tutte quelle chiacchiere.
Ormai convinte di aver ascoltato solo una bella favola
andammo ancora alla villa, dove tutto era uguale, e poi fino
al roseto... però lì non era tutto come il giorno prima.
Qualcosa di diverso c'era, eccome: impigliato su un
ramoscello irto di spine si poteva vedere un minuscolo
brandello di seta a righine azzurre ricamate a piccoli fiori
rosa.