Adriana
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Racconti

La casa degli spiriti

Mi ricorderò sempre l'estate dei miei otto anni, quando trascorsi le vacanze a casa della mia compagna di banco, in un paesino su un piccolo lago. Da quelle bambine fantasiose che eravamo, io e Gianna venimmo subito attratte da un'antica villa nobiliare quasi a picco sul lago: Villa Carlotta, detta anche la "Casa degli spiriti". Ci sarebbe piaciuto entrare, purtroppo però il cancello, oltre il quale si vedeva un grande giardino in completo abbandono, era chiuso con una pesante catena. Volevamo saperne di più. Su consiglio della madre di Gianna ci informammo chiedendo notizie all'anziano parroco. Egli ci raccontò allora che un tempo quella casa era abitata da una famiglia molto importante che aveva promesso in sposa la giovane e bella figlia, Carlotta appunto, a un anziano e scorbutico vedovo molto ricco, del paese vicino. La fanciulla, però, amava riamata un giovane ufficiale, figlio del medico condotto. Purtroppo la famiglia fu irremovibile davanti alle suppliche dei due giovani ed operò in maniera che il ragazzo venisse inviato in una missione militare molto pericolosa dalla quale non fece più ritorno. Fu così che Carlotta, la vigilia delle nozze, si lanciò nel lago dalla terrazza della villa e non fu mai più ritrovata. Da allora si diceva che gli spiriti dei due giovani si incontrassero ogni notte di luna calante presso un vecchio roseto vicino al muro di cinta, proprio come avevano fatto in vita, ma perché questo potesse accadere nessuno doveva esserci a spiare. Il parroco fu talmente divertito dalla nostra emozione nell'udire la storia, che si offrì di farci vedere il ritratto di Carlotta, unica suppellettile rimasta nella villa. Inutile descrivere la gioia di noi bambine. Arrivati alla villa, il parroco aprì cancello e portone. All'interno, tra polvere e ragnatele, un unico quadro su una parete dell'atrio. Rappresentava una fanciulla di una delicata bellezza, dolcemente sorridente, ma con lo sguardo triste. Indossava un abito estivo a delicate righine azzurre ricamate con piccoli fiori rosa.
Quella notte era luna calante e noi non dormimmo. Fino all'alba ci chiedemmo se i due innamorati si sarebbero davvero incontrati. L'indomani mattina la madre di Gianna ci spiegò che era solo una leggenda di paese e che non dovevamo prendere sul serio tutte quelle chiacchiere. Ormai convinte di aver ascoltato solo una bella favola andammo ancora alla villa, dove tutto era uguale, e poi fino al roseto... però lì non era tutto come il giorno prima. Qualcosa di diverso c'era, eccome: impigliato su un ramoscello irto di spine si poteva vedere un minuscolo brandello di seta a righine azzurre ricamate a piccoli fiori rosa.