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Sambucedro e il Poeta - princess06

 
Da piccolo non conoscevo ancora le piante e per me Sambucedro era soltanto il nome del paese poco distante.
Ma sapevo cos’era: era il paese da dove arrivava Pietro, il poeta del pennato. Lo aspettavo con ansia, soprattutto sul finire d’ottobre e verso i primi di novembre. Intuivo il suo arrivo nell’aria, con quella percezione fine che può avere un bambino, com’ero io. Lo scorgevo da lontano, affacciandomi a una finestra al piano superiore della mia casa. Riconoscevo ormai la sua sagoma, mi era familiare il suo passo, assieme al suo modo d’incedere. Ogni tanto si fermava per riposare. Sostava su un sasso, sotto il cipresso cresciuto poco lontano dall’inizio del paese. Appoggiava per terra il sacco colmo di castagne, poi se ne stava lì, guardando in alto, come stesse cercando qualcosa nell’aria, nel cielo. Non mi dava però l’impressione che fosse stanco … Io speravo che si fermasse per poco su quel sasso, perché ero ansioso di rivederlo e di riascoltarlo. Quando ci incontravamo, si divertiva con me … mi parlava sforzandosi di farlo con delle rime. Così mi chiamava Gigino bel topolino, ma secondo il tempo o la luna potevo diventare un gattino, oppure un malandrino.
Poi … le sue poesie le teneva tutte nella testa, senza farsene scappare nemmeno una.
Faceva poesie anche sulla Polda e sulla Tonina, sul Maresciallo e sulla Giannina. Che spasso, rammento ancor oggi quante risate…io e lui ! E lo faceva con allegria, senza malizia, senza mai offendere nessuno. Ma non inventava soltanto poesie: era un autentico cantastorie il mio amico Pietro.
Un giorno, e fu proprio per caso, mi svelò il segreto di “Sambucedro”. -
Che tu sai, Gigino, del sambuco e del cedro qualcosa?- mi chiedeva con fare sospetto e ironico.
- Io no, che c’è da sapere? – esclamavo come risposta, ma con l’ansia di conoscere una nuova storiella.
- Allora, c’è che sambu vuol dire sambuco e cedro, beh … vuol dire il cedro. Son piante, Gigino, piante! Sambucedro è il paese dei sambuchi e dei cedri, ecco cosa significa il nome! Ora lo sai! Come piante son belle diverse, eccome! Si dice che il cedro arrivi dal Libano, che tu l’hai studiata a scuola la storia della Fenicia? -
Me ne accorsi dal suo sguardo, come era successo altre volte, che Pietro stava partendo, verso nuove terre, mai viste realmente, ma sognate così tanto, da essere convinto ormai di esserci stato davvero.
I suoi occhi neri mi mostravano i viaggi e le imbarcazioni, era come viaggiare sulla leggerezza del tempo... La strada verso il caniccio prendeva la discesa, ma noi non ce ne accorgevamo nemmeno. Con la mano libera Pietro disegnava nell’aria le navi fatte col legno di cedro, le faceva veleggiare attraverso il Mediterraneo, via verso la Spagna, poi giù sulle coste settentrionali dell’Africa.
Io navigavo con lui, su quelle navi fenice e mi sentivo un eroe, a momenti un pirata con lui, ed ero felice.
 
 

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a cura di Ezio Falcomer

♦Compagnia di teatro sul web Accademia dei Sensi♦

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