Frammenti di Rossovenexiano | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Sfoglia le Pagine

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

3.23 - Counter

Era un piccolo uomo, nel suo piccolo mondo. Non aveva niente di speciale, non aveva niente di importante, non aveva niente di diverso, non aveva niente. Un lavoro normale, una casa normale, una moglie normale ed un cane normale. Si svegliava ogni mattina alle sette meno un quarto. Si svegliava ogni mattina da quindici anni alle sette meno un quarto. Si sarebbe svegliato ogni mattina alle sette meno un quarto per molti anni ancora. Un caffè bollente, due cucchiaini di zucchero, due biscotti, a volte anche tre, di quelli con le gocce di cioccolato, poi in macchina, sigaretta accesa, il corriere della sera, le notizie in primo piano per discutere di qualcosa con colleghi che non conosceva. Un cartellino da timbrare, ogni mattina, regolare, alle otto e ventinove. Sigaretta. Ore di inutile lavoro, controfirmare documenti, poi pausa pranzo. Pausa pranzo: sigaretta, primo, secondo, contorno, una minerale, preferibilmente gasata, caffè bollente, due cucchiaini di zucchero. Il caffè della mensa aziendale era sempre meno buono di quello di casa. Sigaretta. Ore di inutile lavoro, controfirmare documenti, poi via, libero di fare ciò che voleva. Sigaretta. Libero di fare ciò che voleva, ma troppo stanco per fare qualcosa, e si che l'indomani c'era da svegliarsi alle sette meno un quarto, e un cartellino da timbrare, puntuale, alle otto e ventinove, che lo aspettava. Sigaretta, un'altra, due sigarette, in auto, mentre tornava nella sua casa normale dal suo lavoro normale, e prima di cena avrebbe portato fuori il suo cane normale, e dopo avrebbe fatto l'amore con la sua moglie normale, come faceva da più di 15 anni. E aprire la porta con le sue chiavi, un mazzo identico a quello di tanti, un mazzo identico a quello di tutti, ed entrare nel suo castello, suo per modo di dire, perchè gli bastava saltare una rata del mutuo ventennale, e sulla testa avrebbe avuto un ponte e non un tetto. E accarezzare il cane che gli correva incontro festoso, e baciare sua moglie, e chiedere cosa ci fosse per cena, e sapere che il lunedi era sempre il giorno del minestrone, e il martedi zuppa, e il mercoledi pane e salame, e il giovedi filetto di manzo, e il venerdi insipido pesce che non gli piaceva poi più di tanto, sabato e domenica la solita stanca improvvisazione, ma fingersi stupito, quasi ingolosito, nello scoprire il menù giornaliero. TV, la santa TV, due ore di intrattenimento per cervelli imbolsiti, quattro sigarette da pigiare a fine corsa nel portacenere di finto cristallo. E poi fuori, che anche il cane deve pisciare, ed è sempre una buona scusa per fumare ancora, e comprare il pacchetto di paglie per l'indomani, e scambiare due chiacchiere con vicini che nemmeno conosce - Buongiorno Commendator Marini, la trovo bene - e poi tornare all'ovile. E consumare in fretta il suo pasto, che non c'è tempo, un nuovo giorno incombe, altri documenti da controfirmare. Sigaretta. E infine fnalmente il letto, dopo una giornata di duro lavoro, con la coscienza pulita di chi il pane se l'è guadagnato, e, se l'età si scorda di fare il suo effetto, magari anche una sana scopata: missionario, da dietro, poi sotto. Arrivare e pulirsi, coccole e baci, da quindici anni sempre le stesse tre paia di labbra, e far finta di niente, come fosse bello, come fosse esaltante e non solo squallidamente normale. Sigaretta, l'ultima del giorno. Caricare la sveglia, l'ultimo bacio - Sogni d'oro, amore - girarsi e dormire, certe notti addirittura sognare. Ma i sogni tanto non hanno senso, se il mattino hai fretta perchè il lavoro non può aspettare. E i sogni non puoi ricordarli, se tra i pensieri rimbalzano stanche notizie di copertina, di cui discutere con colleghi che non conosci, perchè bisognerà pur conversare e inventarsi qualcosa da dire con chi condivide la tua stessa sorte, e i rapporti sociali van coltivati, perlomeno nella falsariga dell'apparenza, per non sembrare straniti, per non sembrare alienati, per essere considerati normali. E convincersi che è esattamente così che dovrebbe andare, che in fondo non è male, che non hai da lamentarti, perchè hai ottenuto quello che serve: un lavoro normale, una moglie normale, una casa normale ed un cane normale. Arriveranno forse dei figli, da educare per bene, perchè anche loro un giorno siano persone normali, perchè anche loro si sveglino, ogni mattina, alle sette meno un quarto, caffè bollente, due cucchiaini di zucchero, e se non fumano è meglio. Era un piccolo uomo, nel suo piccolo mondo. E si era macchiato del peccato più grande. Era diventato normale come tutti gli altri. Era diventato uguale a tutti gli altri. Era diventato indistinguibile da tutti gli altri. Era uno dei tanti. Praticamente, non esisteva.

Counter


-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano -Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi -Supervisione Paolo Rafficoni -Racconto di Counter -tutti i diritti riservati agli autori, vietato l'utilizzo e la riproduzione di testi e foto se non autorizzati per iscritto

Cerca nel sito

Accademia dei sensi

 ♦sommario♦

a cura di Ezio Falcomer

♦Compagnia di teatro sul web Accademia dei Sensi♦

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 3 utenti e 8426 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Antonio.T.
  • luccardin
  • Ardoval