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Eligio Filipponi - baronerosso

 
 
 
Eligio Filipponi alias baronerosso1
 
*
 
 A Lui
 
Dico del corpo senza respiro
di cui non so dare misura
ciò ch’è uguale alle stelle
solo chi alza lo sguardo
le può cogliere sempre
 
chi guarda lo stagno vede solo riflessi.
 
Ferdinando Giordano
 
 
 
 divisorio
poesie di Eligio 
 
verso il cielo...
 
...passi, senza rumore,
che nel silenzio di un pensiero volante
che riempie una vita,
 
camminano su foglie morte
sino alla porta che si apre sul poi.
 
...e giunge la sera
con i suoi riflessi argentati
di raggi di stelle...
La notte attende
con il fruscio del silenzio
 
 
 
 
Vecchio fitto castagneto verde e cupo in perfetta armonia
con i colori dell’erba,del muschio e delle foglie.
Vecchio fitto castagneto illuminato di luce buia
per i suoi enormi rami che rifiutano il sole.
Vecchio fitto castagneto sul finir di un monte dell’ Appennino,
che ricorda il lontano scalpiccìo ansimante di partigiani
 in fuga e la mia infanzia.
Vecchio fitto castagneto da un secolo casa di nidi di allodole,
picchi muratore e cuculi.
Il tempo del raccolto generoso di pastanesi e calaresi è giunto.
Le castagne cadono in ritmico tonfare alternato,
come enormi gocce di pioggia dal cielo.
Ruzzolano, rotolano finendo ad arrestarsi
nelle accoglienti roste pulite dal montanaro fin dall’estate.
Mani e rastrello febbrilmente lavorano,
scostano dai cardi e raccolgono.
Le grandi tasche allacciate sulla schiena si riempiono,
si ricolmano e vengono travasate nelle ceste
 e da queste nel grande sacco
portato in paese faticosamente a spalle.
Il vecchio osserva e pesa ad occhio senza pesare.
Un corbello ad asseccare in caniccio ed il resto per i domani,
ricchi, felici e gustosi di necci, mondine,
frugiate, farinate e castagnacci.
Altri cinque viaggi per fare una corba
 
e il caniccio restituirà il corbello... e il caniccio fuma...
 
 
 
Nel PaeseCheNonC'é
 
Nel PaeseCheNonC'é
…Mi manca l’aspro profumo del fieno
 appena tagliato sulla collina del Tulino…
Mi manca il tuffo nelle fresche acque di Randaragna
in compagnia di pesci capricciosi che mi nuotano accanto…
Mi manca il sole che si sveglia a Posola
e va a dormire ai Lagacci.
Mi manca il suono delle campane della Chiesa dei Boschi…
Mi manca quel verde cupo dei castagneti
dove nel silenzio si possono ascoltare voci lontane…
Sogno che gioco da solo a pallone 
nell’aia e sogno le gialle ginestre sopra casa mia,
dove si nascondono nidi di starne.
Mi manca quel tempo e quel mondo
appena sfiorati….appena toccati…
Mi manca tanto il PaeseCheNonC’è…
ne amo i profumi, ne amo i colori,
ne amo la gente, i silenzi e i rumori
e chi non c’è più…
 
 
 
Tasselli di vita...
 
Luci accecanti,
 pioggia dei lampioni.miele per le falene.
Ciao Udine settembrina di tanti anni fa.
Si affaccia alla memoria il ricordo tinto di giallo,di rosso,
i tailleurs che indossavi quando ti aspettavo.
I tuoi bellissimi capelli splendevano tra la tanta gente.
Il clochard ritrattista...
rammenti i fogli bianchi
schizzati dal nero delle nostre caricature?
Passeggiavamo sotto il cielo a pois legati da braccia scambiate,
la birreria, il brusio delle voci,
poi il verde tappeto che, dopo l'amore,ci sentiva adagiati...
e per coperta i nostri respiri.
 
 
 
il tempo delle ginestre...
 
Resta con me là sul Tulino, 
soffierà il vento, 
carezza del mattino... 
seduti al sole e ascoltare il fischio 
del treno che ci passa vicino... 

Accompagnami ai Grotti e a Casa Forlai 
per rivivere il ricordo dei tanti tempi belli... 

Fammi compagnia lassù sulla Crocetta, 
bagnati dalla rugiada di gialle ginestre... 

...e potrò toccare il cielo che sento più 
vicino... 

 
 
 
divisorio
 
ritrovando il volo dei tuoi passi 
 
Grazie Eligio
 
Sono le spine a scorticar la mente
scortecciando la pelle del dolore
muti mi restano i pensieri raggelati
che di tristezza m’assiepano il cuore.
 
Vestivi luci di gran virtù e coraggio
eri magia vera camuffata di poesia
brillava il tuo animo affettuoso
infondendo piume di conforto.
 
Sempre dolce mi fu, nei miei passi,
il tuo costante incoraggiamento
non serviva, a te, saper ch’io fossi
t’appagava ciò che di me leggevi.
 
Grata a te per il tuo esortarmi, ora
più che mai sei luce che risplende
allo stellato rivolgo il mio sguardo
ritrovando il volo dei tuoi passi.
 
 
 
 
 
 
Incontro
                    a Eligio baronerosso1 
 
Oggi la Valsugana si presentava in una quiete speciale, tutta primaverile, anche se ai confini, in alto, la neve ancor candida imbiancava le cime delle montagne. Un contrasto piacevole del bianco di neve con il rossiccio e il grigio della natura nel fondovalle. Giudavo, e vedevo scorrere al mio fianco l'acqua calma dei laghi. 
 
Ho pensato che fosse una giornata buona per Eligio, per salutare questa sua terra che lo aveva adottato, che amava e di cui era fiero. Tutto era tranquillo, di quella calma che s'addice al tempo dei pensieri, al tempo del ripensare, dell'andare a ritroso, ognuno nel nostro tempo. Ho parcheggiato la macchina quando ho intravisto il campanile della chiesa. Eligio era già lì, che aspettava chi lo avrebbe salutato. Il fiume Brenta scorreva vivace in mezzo al borgo e ho camminato lungo il suo argine. Sopra di esso case molto antiche e colorate se ne stavano in silenzio, inebriate quasi dai tiepidi raggi del sole. Sul sagrato della chiesa c'erano persone dell'Arma, parenti, conoscenti, amici. E c'ero anch'io a testimoniare la mia amicizia per lui, ma anche a testimoniare la vostra presenza e il vostro affetto sincero. Tutto si è svolto con mestizia, eppure quando mi sono avvicinata alla bara, Eligio mi ha sorriso. Ci siamo parlati per qualche istante, era contento che fossi venuta a trovarlo, a salutarlo così, nel mio silenzio. Era un dialogo fatto di sguardi, di cose eteree che è difficile definire. Ma so che voi potete capire. Così ho accarezzato la sua bara e l'ho fatto a nome di tutti voi, di tutti. L'affetto e la considerazione che avete dimostrato qui e che continuate a dimostrare mi hanno indotta a pensare che potevo farlo e che avrebbe fatto piacere a Eligio e anche a voi. Così Eligio si è sentito meno solo (noi sappiamo quanto temeva la solitudine...). Ho avuto la sensazione che vi avrebbe tanto voluti tutti lì, con lui, per questo saluto, sa che non era possibile e sa che gli siete accanto col cuore. Così ci siamo capiti e alla fine ne siamo usciti contenti. Credo che l'esperienza del blog per lui sia stata di grande importanza e di grande felicità. Ha saputo creare un Mondo di affetti e di amicizia attorno a sè fuori dal comune. E' stato un personaggio carismatico, ma soprattutto ha dimostrato a tutti quanto e come ci si possa interessare e prendersi cura degli altri.
 
 
A volte lo faceva con foga, sconfinando un po', ma il motore che lo spingeva era sempre questo suo bisogno e desiderio di "Aiutare gli altri". Questa sua caratteristica buona lo ha reso popolare, amato e stimato. Credo che in essa lui abbia trovato grande soddisfazione. Rassereniamoci quindi per tutto ciò che è stato, assieme a lui. Quando sono uscita dalla chiesa l'ho salutato ancora, a nome anche di tutti Voi. E mi sono sentita serena. Credo lo sia anche lui. 
 
 
 
 
 
Sono favole scritte per lui, che parlano del suo mondo d'infanzia
 
 
Princ3ss
 
 
 
 
*"Signore delle cime" cantata da " I crodaioioli" file da youtube
 
 
 
 
 
All'Amico poeta, all'Uomo, questa pagina a ricordo.
 
Da tutti noi che ti conoscemmo e apprezzammo per la tua grande umanità. Ciao caro Eligio.
Gli amici di Rosso Venexiano,
 
Venezia 26 gennaio 2011
 
 
 

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a cura di Ezio Falcomer

♦Compagnia di teatro sul web Accademia dei Sensi♦

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