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Bruno Amore [brunaccio]


Modigliani -Donna sdraiata in rosso-
©Paolo Sprega

 

 

La mia musa

Della mia musa d’elezione
concupir vorrei il corpo
che di mente mi sovrasta
 mi soggioga senza speme.

Penetrar la sua carne
che lo spirito mi fugge
potente in altro verso
chiamato all’arte eterea
cerebrale suo rifugio.

Ed è tale e tanto il mio desio
da sognare ognora l’amore mio
che molcere dolcemente
la vorrei e da lei carezza
egual ricevere amerei.

Domarla potrebbe forse
non la virile mia viltà ma
la tenerezza che è arte
sopraffina d’anima gentile ma
ciascun ha il suo ruolo nella vita.

 

 

 

A volte poco resta

Che m’importa se devi andare
stai andando via e forse eri già partita
rigiro tra le dita un tuo capello
lungo morbido profumato e credo
basterà a strangolare questo amore
tuttavia profuma di te nonostante
ti sia portata via tutto quello
che sapeva di te / tranne
questo scampolo di biancheria
del quale non senti la mancanza
lo portavi per esibire la griffe
molto importante.
 

 

 

Spavalda

Avevi ancora una pagliuzza d’oro
tra i capelli  scuri scompigliati
l’aria sicura davvero soddisfatta
insolenti gli occhi lucidi brillanti
dopo che nel fienile libera impudente
nude e bagnate le belle pudende
il bello tutto c'eravamo dato
là sulla paglia abbandonati lieti
felici fieri di quel ben di dio
riordinando vesti crine per andare via
a me che ti voleva trattenere
di sottecchi dicesti minacciosa
se avessi tempo ti farei vedere io.
 

 

 

 

No, ma…

Lamenti
se ti succhio i capezzoli
ti dolgono e ti ritrai
anche lapparti il seno
insopportabile ti vellica la pelle
eppure
allarghi le cosce e mi
attiri in mezzo a penetrarti
il roseo madido paradiso e
da sommo a imo percorrerlo.
Reclini il capo e respiri forte
è più richiamo che ripulsa
così io ti ho da sempre pur
incertamente concupito.
 

 

 

 

 

Ancora

La sua mano cerca ancora
avida
non fermarla
i suoi occhi chiedono ancora
ardenti
chiudiglieli coi baci
la sua pelle freme sfrontata
accarezzala ancora
e la sua rosa par schiudersi
languida madida
coglila ancora.
 

 

 

Io a Lei

Ora che il giardino
di preziosi fiori m'apri
che tutte le essenze di te
mi fai conoscere
che ardente la mia passione
si può stemperare
nella tua fonte di delizie
seppur senza sazietà
paradisiaco sarà
il nostro diletto
quando la tua rosa
si schiude ed io
dolcemente la colgo.
 

 

 

Sognare prendendoti

E verrai una notte da me
nella penombra spogliandoti
lentamente avvicinandoti
lievemente accarezzandomi
dolcemente baciandomi
e soavemente poggiandomi
il morbido seno sulle labbra
lisce le cosce a cavalcarmi
io i fianchi a brancarti
tu sul mio orgoglio posarti
voluttuosamente servirti
languidamente muoverti
piacevolmente dominarmi
mentalmente sedurmi
in delirio portandoci
nel nostro sogno d'orgasmo.
 

 

 

Godendosi

così all'orecchio
quanto vorrei dirti
dammiti tutta
e poi che le bocche
le lingue si assaporano
e tu mi accogli porgendoti
ripeterti godimi
come io ti sto godendo
sentire te a me
tra un bacio e un sospiro
dammiti tutto che tanto ti godo
come tu mi stai godendo
e se è soltanto sogno
perché i cuori battono
così forte e svelti.
 

 

 

Lascia la mia prua solcarti.

dolce tepido mare mio
che dagli azzurri e blu
il verde succhi e ti riempi
gli occhi brillanti per schiarire
le mie notti insonni
quando ti aspetto nelle onde
che ti portano e riportano via.
Lascia che la mia prua
profonda ti solchi a frangere
la marea e mareggi oltre
l'altra semplice scia
che giammai si cancella.
Profuma di altre essenze
questo legno e d'altri salmastri
la tua ondata che ora monta
lambisce e bagna
la riva di questa nostra vita
che ancora cerca un senso
nel sogno che ci prende.
 

 

 

 

Io e lui

scampoli d'amore e di piacere
ti ruberei nel silenzio della notte
quando tu nel ricordo appagante
di prima concedessi avvicinarmi
perdonandomi di non essere lui
 

 

 

Semmai di_versi]

se mai
avessi voglia di me
e seppur titubante
timorosa di quant'è intorno
raggiunger mi volessi
nel nostro letto di sogno
sappi che sono sveglio
e fingo il sonno
che mai perderei il mistero
di quanto vorrai darne
pur solo un momento
del tuo piacere alla mia carne.
non tradirò l'intesa
quella complice attesa di te
che a me calda ti appresti
con la bocca mi sfiori e lappi
dalle caviglie e poi mai lesta
dietro le cosce e scappi
sui glutei le reni la schiena e
sulle spalle appoggi morbidi i seni.
so che fremerò tanto ancora
che la tua bocca il mio collo sfiora
le tue mani m'arruffano i capelli
e gli occhi miei socchiusi
bucano quelli tuoi verdi  più belli.
finché pormi fronte a te non vedo l'ora
mi giro mi fai posto e non ti scansi
mi copri mi ricopri con le carni
ti muovi ti aggiusti io ti seguo
e sento il calore divamparci dentro
solo il deliquio ci placherà il tormento.
 

 

 pagine  - 2  - 3

-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Redazione
-Direttore di Frammenti Manuela Verbasi
-Autore di Rosso Venexiano  ©Bruno Amore [brunaccio]
-Editing Manuela Verbasi
-Immagine grafica: Paolo Sprega su opera di Modigliani -Donna sdraiata in rosso-

 

 

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