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Miti: Orfeo

 
 

Allora, la storia è semplice e comincia così come in una fiaba, ma non ha lieto fine.
 

Orfeo è un principe, figlio del re Eagro di Tracia e della musa Calliope, "colei che ha una bella voce", nata a sua volta da Mnemosine e Zeus, ispiratrice di Omero-Iliade ed Odissea- cioé della poesia epica e, soprattutto, ancora recitata, non scritta.
 

La Tracia è una regione a nord della Grecia, oggi potremmo situarla come estesa longitudinalmente fra la Bulgaria e la Turchia.
 

E' una terra misteriosa piena di boschi, di nebbie, e risonante di acque, di incantesimi pertanto. I viaggiatori, tra cui quel gran pallonaro di Erodoto, erano tornati in patria raccontando dell'esistenza di una cultura sciamanica, stregoni per semplificare, con poteri magici e capaci di intermediare con la natura ed il mondo dei morti, meglio ancora l'aldilà.
 

Come facevano? Procurandosi uno stato di trance attraverso la musica.
 

Questo principe, dotato come non altri del canto, (e ti vorrei vedere con una nonna ed una madre così) si innamora perdutamente di una ninfa: Euridice, ed è da lei riamato.
 

Dicono, dicono, che il loro fosse un amore casto.
 

Che sia stato per questo non so; la voce aveva cominciato a girare e Aristeo, un figlio presunto di Apollo, dio della conoscenza non dimentichiamolo, decide comunque di provarci anche lui.
 

Un granché bello non doveva essere, e dal padre non doveva aver preso molto nemmeno di sciolinguagnolo e di disinvoltura; Euridice, invece di starci, fugge spaventata. Nella fuga da di calcio ad un serpente e questi, arrabbiato nero, la morde facendola secca.
 

Prima morte di Euridice la quale, come tutti i normali, scende agli inferi.

 

Il principe, venutolo a sapere, non se ne da pace. Pensa e ripensa, e nel pensar diventa pazzo.
 

Decide così di andare anche lui nell'oltretomba, ma non uccidendosi, per tirar fuori di là la sua bella. Con la sua lira , il suo stupendo canto, ammorbidisce Caronte, il cane Cerbero, commuove Persefone che a sua volte persuade Ade, suo marito, fratello di Zeus e Poseidone, a lasciar tornare Euridice nel mondo dei vivi.
 

Siccome questo Ade era un po' stronzetto, altrimenti perché l'avrebbero fatto dio degli inferi, pone una condizione, anzi due.
 

La prima che Orfeo non avrebbe mai dovuto, durante la risalita, voltarsi indietro e guardare la sua innamorata, la seconda che i fidanzatini fossero accompagnati da Hermes, lo spione.
 

Com'è come non è, fatto sta che Orfeo, intravedendo ormai la luce del giorno, da quel palloncino che è, si volta. Ed Euridice precipita, definitivamente stavolta, nel buio.

Orfeo,disperato, si ritira su un monte rifiutandosi, da allora, di incontrare altre donne. Si innamora invece di un giovane e diffonde la pratica dell'omosessualità fra i Traci. Rifiuta, anche, di partecipare ad un'orgia dionisiaca delle Baccanti per cui, queste, lo assalgono facendolo a pezzi.

Ecco, da ora, il tono scherzoso verrà abbandonato e sarà tempo di riflettere, in quanto i miti non venivano inventati, ma erano ampliamenti ed abbellimenti di cose viste o sentite. Essi avevano una precisa funzione: ricordare e portare con se ciò che è racchiuso nel profondo degli uomini. 

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