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Sine nomine

Adesso vorrei che Bukowski fosse vivo. Gli chiederei perché da giovane pensasse spesso al suicidio. Perché fosse perennemente depresso.  Sono sola a casa. Indosso un vestito di seta. Per sentirmi gradita. Più bella.
 
“ Mio padre ha avuto un figlio. Il suo terzo figlio. Ma per lui è come se fosse il primo. Ne è orgoglioso visto che lo va a urlare al mondo”.
 
Sono disperata. Le grinfie dei ricordi cominciano ad afferrare le mie vesti. Sono sola e posso fare cosa cazzo voglio, penso. Allora rovisto un po’ e trovo una bottiglia di buon whisky. Bevo direttamente dalla bottiglia. Il primo sorso brucia la gola, mi vengono le lacrime agli occhi. Ricordo di essere astemia, ma adesso poco importa.
 
“ Lui non accompagnava mai mia madre dal ginecologo. Non gliene fregava un cazzo. Quando nacqui, fu come se non ci fossi per lui”.
 
Il secondo sorso scende meglio. Chiudo gli occhi. Cerco di non pensare ma ciò mi è impossibile. Ormai le grinfie dei ricordi hanno cominciato a lacerarmi la veste.
 
“Non gliene fregava un cazzo. Neanche quando più grandicella i miei cugini se ne approfittavano di me, del mio corpo nella sua stanza da letto. Lui aveva divorziato da mia madre. Ma conservava ancora sul comodino la foto del loro matrimonio”.
 
Continuo a bere. Ormai nulla più potrà uccidermi, penso.
 
“ Lui godeva nel tirarmi ceffoni. Anche per le sciocchezze. Soprattutto per le sciocchezze. Per lui la donna era una merda da poter calpestare tranquillamente.  Picchiava me e mia madre.”
 
Comincia a girarmi la testa. Sento caldo. E penso che tra tutte le ragazze della mia età io abbia i peggior vizi. Ma non sono mai diventata una puttana.
 
“Ancora ricordo: è tutto impresso impresso nella memoria. Lui che tradiva mia madre. Lui che ne abusava durante la notte. Lui che la picchiava che osava contraddirlo. Ed io ero troppo piccola per proteggerla. Per mostrargli di cosa fosse capace una donna”.
 
Adesso vorrei che Bukowski fosse vivo. Gli chiederei perché bevesse. Perché morì l’anno in cui io venni al mondo.
 

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