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Del fornaio, del capriccioso e della morte che passa

 

Se ci fosse l'isola che non c'è,
sarei la sua croce, la sua corona di spine.
Nel cielo dell'eterna gaffe
sarei complice e tormenta.
Sarei sabbia di arido deserto,
compagnia eternamente perduta,
notte gelida e giorno infuocato,
della mia infinita storia.

Sorriderei ai giovani amanti di Prevert
contro le porte della notte,
virando seppia questo volare eterno
ad una coppa di vino
...barricato rioja per l'occasione
che neanche la nebbia entri qui,
ti supplicherei infine, abbracciare
per me Juan Ramon.

Sono io che posso scegliere, quindi scelgo.
Senza sfiorare le emozioni improvvise,
malinconie che posano piane
nell'intimo nemico del mio cuore.
Il parente povero della luce,
il capriccioso e l'orgoglioso
o tu che stai qui a sfiorarmi
o del fornaio sorridente.

Ecco, se ci fosse l'isola che non c'è,
il cane potrebbe spulciarsi,
io che scrivo poesie,
tu che sorridi e parli di Dio.
Resterebbe solo amore o morte
passare una volta solo,
lasciare il segno a chi rimane
e la vita, sempre al punto di partenza.

Il sole, grande stufa di butano,
ha una ferita sulla mano
e questa mattina, sull'isola che non c'è,
poso la penna sul foglio dove scrivo...
...assoldo le mie straordinarie città
chiudo gli occhi, percorro le piazze,
le vie più belle
e alle fontane più magiche
di tutta la mia vita,
immergo le mani…

nell'acqua blu.

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