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Strade di ossa

Rannicchiata sul pavimento, lentamente
percorro i sentieri delle mie ossa:
un attingere.
Mi rivedo, in certi giorni, allungare
le labbra tagliate dal gelo, sorrisi
di cui non ricordo il sapore;
ballare coi lupi, il fuoco a distanza;
parlare agli alberi, in un abbraccio.
 
E’ stato il bianco, è stato il nero.
Questo è ora.
Cosa, non so, forse strade di ossa
soltanto.
 

Allargo la mano, guardo il palmo disteso
che ospitò l’intero orizzonte o l’infinito:
nessun confine a definire.
Mi rivedo sorridere.
Incurante dei tagli, del gelo, del sangue
che colorava la bocca, rannicchiata,
anche allora nelle mie quattro ossa,
senza una bussola ma il sole e le stelle.
 

 

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