L'alchimia | Recensioni | Antonio Cristoforo Rendola | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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L'alchimia

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L'arte del Khem
            "Perchè io l'ho vista molte volte, e l'ho toccata con le mie mani e il suo colore era quello della polvere dello zafferano, ma era più pressante e brillava come vetro tritato...E io la posi sopra dell'argento vivo in un crogiolo, ed esso smise di brillare, e dopo che esso fu versato c'erano otto once ed undici grammi di oro puro." Il narratore è Jan Batista Van Helmont, fisico del XVII secolo, il primo scienziato a rendersi conto che l'aria era composta da diversi gas, una parola da lui stesso inventata; l'oggetto che Van Helmont "Aveva visto molte volte" altro non è che la leggendaria "Pietra Filosofale", capace di trasformare in oro i metalli vili, e prodotta dopo una serie di complicate operazioni grazie alla scienza chiamata Alchimia.
 
La misteriosa disciplina - che evoca l'immagine di un antro tenebroso traboccante di alambicchi e di provette - era giunta nell'Europa medievale importata dagli Arabi; questi ultimi l'avevano appresa in Egitto, che loro chiamavano Khem, da cui il termine Al Kemiia, "l'arte della terra di Khem". Secondo i cultori dell'esoterismo, dietro le sue formule a metà tra la chimica e la magia si cela una ricerca di carattere filosofico, che ha come obbiettivo la "Grande Opera", ovvero la trasformazione dell'uomo da materia bruta a "essere totale", una specie di semidio simboleggiato dalla "Pietra Filosofale". Per i non cultori, invece, l'Alchimia ha uno scopo eminentemente pratico: trasformare in oro i metalli non preziosi con l'aiuto di prodotti chimici e di particolari influenze magiche.
 
Chimica e magia
Forse, come al solito, la verità sta nel mezzo. L'alchimia era un procedimento sia chimico che spirituale, cioè un procedimento chimico in cui lo "spirito" (o la magia) doveva intervenire in certi momenti cruciali. L'eventuale produzione di oro o di "Elisir di lunga vita" (un prodotto miracoloso che, come dice il nome stesso, doveva conferire l'immortalità) era il corrispettivo tangibile di un'ambizione più elevata: se un procedimento era in grado di trasformare la materia più bruta nel più nobile dei metalli, non sarebbe stato anche in grado di procurare all'uomo la perfezione?
L'Alchimia era, dunque, un sistema filosofico che si proponeva di penetrare i misteri della vita, oltre quelli della formazione delle sostanze inanimate. Van Helmont non fu l'unico scienziato "tradizionale" ad appassionarsi degli esperimenti alchimisti: Sir Isaac Newton era convinto delle possibilità della trasmutazione, e così il filosofo Cartesio e il matematico Leibniz. In effetti, i contributi apportati dall'Alchimia alle scienze sono numerosi. Uno dei primi adepti di quest'arte, l'arabo Jabir Ibn Hayyan, modificò l'"intoccabile" teoria del filosofo greco Aristotele secondo cui tutte le sostanze erano composte da solo quattro elementi (terra, aria, fuoco, acqua) aggiungendone altri due: il "vapore d'acqua" o mercurio e il "fumo di terra" o zolfo. La sua innovazione aprì la strada alla chimica moderna, suggerendo, appunto, la possibilità dell'esistenza di elementi alla base della materia (oggi se ne contano 107, comprendendo anche i cosiddetti "elementi transuranici").
 
Pomposo e arrogante
Nei confronti dei colleghi medici, Philippus Aurelius Teophrastus Bomastus von Hohenheim, nato in Svizzera nel 1493, era talmente pomposo e arrogante che la lingua inglese ha assunto il termine Bombastic per disegnare questi difetti; e del resto il soprannome che si era attribuito, Paracelsus, significava "Oltre Celso", la massima autorità medica del I secolo d.C. Con i suoi allievi invece, era un uomo dalla mentalità estremamente innovativa e priva di pregiudizi: per primo decise di adottare nell'insegnamento della medicina la lingua tedesca anziché la lingua dotta, il latino. Tra le molte discipline di cui si interessò e di cui scrisse (si occupò tra l'altro in modo innovativo di farmacologia) l'alchimia rivestì un ruolo di prim'ordine, e i suoi studi in questo campo esercitarono un'influenza fondamentale sullo sviluppo della chimica. Paracelso coniò, tra l'altro, termini come alcool (dall'arabo al kohol, all'origine una sostanza per tingersi gli occhi dal tedesco All-Geist, "fantomatico" per disignare un solvente universale. Si diceva che fosse riuscito a concepire la vita artificialmente, realizzando una creatura nata in provetta e da lui battezzata homunculus; ma soprattutto, gli viene riconosciuto il merito di avere anticipato alcuni risultati della fisica del XX secolo.
Nel 1919, infatti, il fisico inglese Ernest Rutherford riuscì a compiere la prima trasformazione di un elemento in un altro; non piombo in oro, come avrebbero voluto gli alchimisti, bensì l'azoto in ossigeno. La quantità di materiale trasformato era scarsissima, e le tecniche utilizzate (radiazioni ad alta intensità) non assomigliavano per nulla a quelle dei seguaci di Jabir Ibn Hayyan, eppure la "formula" della trasmutazione
N(7) + He(2) = 0(8) + H(1) (ove i numeri tra parentesi, chiamati "numeri atomici", corrispondono al numero dei protoni del nucleo degli atomi, e la loro somma è identica, nei due capi dell'uguaglianza) era stata intuita da Paracelso - il quale, tuttavia, non aveva idea della struttura dell'atomo - nel corso di alcuni suoi esperimenti innovativi. L'"elisir di lunga vita" è un altro prodotto ricercato a lungo dagli alchimisti. Uno scienziato del XVII secolo, Rudolf Glauber, ritenne di averne rilevato alcune tracce nell'acqua di una sorgente termale. Più prosaicamente, si trattava di un potente lassativo ancora in vendita ai nostri giorni col nome di "Sale di Glauber". Si racconta invece che Nicolas Flamel, scrivano del XIV secolo, ne scoprì il segreto in un antico manoscritto, guadagniandosi così l'eterna giovinezza.
 
La pietra filosofale
La "Grande Opera", ovvero il procedimento per fabbricare la Pietra Filosofale comincia con la scelta della Prima Materia, cioè la "materia primordiale"; la sua natura è sconosciuta (forse si tratta di terratrattata con il "solvente universale di Paracelso"). La operazioni devono iniziare di primavera, preferibilmente sotto l'Ariete, il più tenace dei segni zodiacali. La Prima Materia deve essere mescolata con due elementi, Sol e Luna (Zolfo e Mercurio) e con il misterioso "Sacro fuoco" (Ignis Innaturalis). Il tutto deve essere sigillato in un recipiente chiuso chiamato "Uovo Filosofale" e scaldato in una fornace chiamata Atanor, se l'operazione ha successo, gli elementi si "sposano" correttamente, anneriscono e putrefanno, raggiungendo così lo stadio di Nigredo. Un successivo riscaldamento libera l'anima della materia oscura, che diventa lentamente bianca (l'Albedo).Dopo una dozzina di nuove trasformazioni, la materia infine diventa verde ("Il Leone Verde) e, infine, rossa "come polvere di zafferano" ("La Pietra Filosofale"). Per Jung, uno dei padri della psicanalisi, tutti i passaggi sono simbolici: ad esempio quello che produce il Nigredo non è altro che "la nera notte dell'anima", cioè l'angoscia generata dai conflitti interiori.
 

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