Scritto da © Ezio Falcomer - Gio, 16/10/2014 - 20:35
Si accartoccia foglia d’autunno
su ansimo di putredine.
Vapore freddo e nuvole
sui monti, sulla valle,
fuori e dentro le mie viscere.
“Elegia scritta
In un cimitero di campagna”
Vita-e-morte mi urlano
i seimila mondi di materia e antimateria
che appaiono e scompaiono
nell’universo e dentro me,
in questo preciso istante.
Cultura natura calura.
Mio padre che sgozza il maiale urlante,
mente che urla di spettacolo osceno.
Mani di bambino
gioiosamente conficcate
nel corpo-sangue della bestia macellata.
Una vita fra campagna blasfema e carnale
e biblioteca archivio con note
a piè di pagina.
Piovono ora i Santi e i Morti
a Ghigo di Prali,
un Dharma silenzioso
su dirupi d’alberi malati.
Prego alla mia maniera,
psichista, spiritista indifferente,
materialista agnostico,
teosofo, stregone, trickster,
clown, buffone, psicotico istrione,
prostituto della femmina,
amico della donna in
neoplatonica conversazione,
rarefatta, di filologa lady.
Ebreo fenicio-cananeo,
teologo, filologo, figologo,
monologo veneziano….
Crisantemi appassiscono,
luttuosi, lacrimosi,
carnosi e sensuali,
“bellezze funerarie, auree cornici
all’agonia d’ogni essere”.
Ultima pornofantasia,
prima di abbandonarmi
nella bara di zazen:
Plath e Sexton,
scena lesbo e me,
a completare il triangolo,
a… rifinire a metà campo,
o stantuffando sulle fasce… adipose.
Bipolar desorder trinitario
tra le lenzuola,
con le mie gemelle incestuose.
E nel nido del Qu/culo,
deep inside,
il nero corvo che mi gracchia
“passami ‘sta Ceres,
santé, grande
figlio di una zoccola
e di milite ignoto”.
Il nero corvo e il suo verso
“maudit, maudit, maudit…”
E infine, la solita voce,
dalla platea:
“Ezio, fatti curare…
Ezio fatti curaro,
Ezio, fammi sentire una troia…”
su ansimo di putredine.
Vapore freddo e nuvole
sui monti, sulla valle,
fuori e dentro le mie viscere.
“Elegia scritta
In un cimitero di campagna”
Vita-e-morte mi urlano
i seimila mondi di materia e antimateria
che appaiono e scompaiono
nell’universo e dentro me,
in questo preciso istante.
Cultura natura calura.
Mio padre che sgozza il maiale urlante,
mente che urla di spettacolo osceno.
Mani di bambino
gioiosamente conficcate
nel corpo-sangue della bestia macellata.
Una vita fra campagna blasfema e carnale
e biblioteca archivio con note
a piè di pagina.
Piovono ora i Santi e i Morti
a Ghigo di Prali,
un Dharma silenzioso
su dirupi d’alberi malati.
Prego alla mia maniera,
psichista, spiritista indifferente,
materialista agnostico,
teosofo, stregone, trickster,
clown, buffone, psicotico istrione,
prostituto della femmina,
amico della donna in
neoplatonica conversazione,
rarefatta, di filologa lady.
Ebreo fenicio-cananeo,
teologo, filologo, figologo,
monologo veneziano….
Crisantemi appassiscono,
luttuosi, lacrimosi,
carnosi e sensuali,
“bellezze funerarie, auree cornici
all’agonia d’ogni essere”.
Ultima pornofantasia,
prima di abbandonarmi
nella bara di zazen:
Plath e Sexton,
scena lesbo e me,
a completare il triangolo,
a… rifinire a metà campo,
o stantuffando sulle fasce… adipose.
Bipolar desorder trinitario
tra le lenzuola,
con le mie gemelle incestuose.
E nel nido del Qu/culo,
deep inside,
il nero corvo che mi gracchia
“passami ‘sta Ceres,
santé, grande
figlio di una zoccola
e di milite ignoto”.
Il nero corvo e il suo verso
“maudit, maudit, maudit…”
E infine, la solita voce,
dalla platea:
“Ezio, fatti curare…
Ezio fatti curaro,
Ezio, fammi sentire una troia…”
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