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Avevo un albero disegnato alla parete

Avevo un albero disegnato alla parete
era grande un dito e fatto a matita.
Ogni anno aggiungevo una pallina colorata
con un colore che poi riportavo a scuola.
E lo guardavo fissando il muro
per ore e ore
aspettando un volto.
Il materasso stava appoggiato alla parete,
il micio si accoccolava su di me
cercando di scaldarsi.
Ci usavamo a vicenda nell’attesa.
Ed era un bel natale quando il volto di mamma spuntava da lì.
Anche se fuori non nevicava mai.
 
E per tutte le volte che ho guardato
senza sbattere le palpebre…
mi rendo conto oggi
che quel volto mi ha salvato
nella mia immaginazione
che lei venisse lì per me.
“Bastava solo desiderarlo”
mi disse qualcuno
o un’altra voce nella mia testa.
 
E ho disegnato un altro albero oggi
su un foglio che poi ho stracciato.
 
Perché lei non è più tornata.
Nemmeno quando la chiamavo urlando
e imprecavo su di lei
odiandola per il suo abbandono.
E la usavo come scusa per riempire il mio bicchiere.
Per provare un’altra volta a dirmi addio
con poco coraggio.
 
Che passi in fretta anche questo natale
di ricordi disegnati su un muro caduto a pezzi
Su una mente desolata…
di pareti bianche e palline colorate troppo poco luminose.
Di bicchieri di vino rosè,
e pacchi troppo piccoli o troppo grandi.
E la buon’anima del micio andato
che zampetta su materassi bucati
cercando i miei piedi.

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