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Sguapz

Angelino, dopo aver fatto i compiti, andava quasi ogni giorno a camminare nel bosco.
Gli piaceva tanto ed incontrava sempre la lepre, e lo scoiattolo, e talvolta anche la volpe ed il cervo.
Quel pomeriggio passeggiava, al solito con la sua andatura dinoccolata, e s'inoltrava verso una grande radura, ove talvolta s'accampavano i pastori.
Era contento quando poteva parlare con loro e spesso gli allungavano del, saporito e morbido, formaggio da gustare con pane scaldato sul fuoco.
Il bosco al solito si presentava magnifico e gli intrecci dei rami e delle radici, e le alte chiome delle querce, lo stupivano immancabilmente.
Una situazione soave osava definirla scherzando fra sé e sé.
D'improvviso però fu richiamato dal gracchiare, agitatissimo, di molti corvi proveniente da dentro un avvallamento, e dunque si diresse lì, e man mano s'avvicinava i corvi, che andavano e venivano, si facevano numerosissimi e producevano con le loro grida un baccano infernale.
"Chissà che succede?" ebbe appena il tempo di pensare prima d'affacciarsi, oltre il colmo d'una collinetta, ed avere pertanto completa la visuale del luogo e... e quel che vide fu una scena orribile ed agghiacciante.
Dei corpi umani oramai "lavorati" dal becco dei volatili ed orribilmente mutilati, chi di testa e chi di gambe e chi di braccia.
Erano cinque o sei o sette.
Una scena macabra all'inverosimile per quei luoghi tranquilli, e pacifici, ed una puzza di decomposizione fortissima e sangue, tanto sangue.
Sangue in ogni dove.
Spaventato, e costernato, oltre misura Angelino allora corse via a perdifiato e non si fermò finché non giunse a casa e raccontò il tutto ai genitori.
I quali dal canto loro all'inizio, dimostrandosi diffidenti, cercarono di rincuorarlo e calmarlo, ma alla fine dovettero cedere alle sue insistenze ed insieme a lui ritornarono nel luogo del presunto massacro e, non potendo non constatare la veridicità del racconto, a loro volta spaventati, agitati e costernati, s'affrettarono in paese per avvisare l'autorità, e la gente, e la polizia locale, al che in breve la notizia si fece di pubblico dominio e, altrettanto in breve, la zona fu dichiarata inaccessibile, ai non addetti, e sottoposta ad investigazione precisa ed attenta.
E codesta investigazione precisa ed attenta divenne un rapporto, indirizzato al prefetto, redatto dal capo della sicurezza.
«Oggi, venerdì tredici novembre duemila quattordici, le forze di polizia, mosse da precisa segnalazione, si sono recate in località Bosco Secco nel comune di Carrè, provincia di Vicenza, ed hanno incontrato quella che a tutti gli effetti si rivelava la scena d'un delitto, anzi di più delitti.
Lì difatti sono stati rinvenuti i resti di più persone al momento non identificate nell'identità, e nemmeno nel numero preciso, e codesti resti si presentavano orribilmente straziati e mutilati in una maniera che, senz'ombra di dubbio, nessun animale normalmente stanziale avrebbe potuto manco immaginare.
Inoltre i corpi stessi mostrano delle ferite difficilmente riconducibili ad arma da fuoco, o da taglio, ed in ciò l'esame del medico legale è stato abbastanza chiaro.
"Sembra come le membra siano state strappate da un essere in possesso d'una forza immane e che costui si sia accanito, nello smembrare i poveri resti, con violenza assurda per un umano o una bestia conosciuta".
A me quindi non rimane alternativa.
Chiedo l'intervento dei corpi speciali ed affido l'indagine a mani più esperte e preparate.
In fede»
E ciò naturalmente avvenne, se non che stranamente quel giorno la polizia di molti luoghi, sparsi per tutto il mondo, inoltrò rapporti simili.
Una coincidenza inverosimile.
In Asia, in America, in Australia, in Belgio, in Brasile erano accaduti fatti identici.
Omicidi singoli, o di gruppo, ed omicidi efferati non normali, e barbari sui corpi con modalità tanto insolite quanto al momento impossibili da ricondurre, logicamente, ad un presunto colpevole.
L'unica cosa certa sembrava essere non potevano, assolutamente, risultare compiuti da individui normali o altri esseri conosciuti.
Pazzesco.
Lo sgomento lievitò in ogni uomo allo zenit, e non era finita perché il giorno appresso una nuova serie di delitti scosse tutti ulteriormente.
Sempre sparsi a macchia di leopardo per la terra intera e sempre violentissimi e privi di testimoni.
Che nessuno dei coinvolti riusciva a sopravvivere all'attacco.
Ed il giorno dopo uguale, ed il successivo anche, e nonostante oramai l'allarme fosse generale il fenomeno s'andava espandendo.
Ora si poteva essere attaccati pure in città, in treno e perfino in aereo e mai nessuna traccia che potesse far risalire al colpevole veniva trovata.
Tuttavia, magra consolazione, s'era capito non poteva esserci un colpevole singolo, ma dei colpevoli.
Dei mostri che agivano coordinati in gruppi e colpivano alla cieca.
Sembrava bastasse appartenere alla categoria uomo per diventare automaticamente un bersaglio.
"Chi saranno mai questi colpevoli?" a questo punto divenne la domanda universale.
La domanda universale che, ovviamente, non trovò risposta alcuna per molto e molto tempo.
Troppo tempo. 
E fu un altro bambino, fu un altro bambino di nome Serafino che, con un resoconto inverosimile, alla fine svelò il mistero.
Stava rubando le ciliegie il nostro ed i contadini lavoravano, al fieno, in lontananza giù nel pascolo.
Stava rubando ciliegie e vide la loro fine fortunatamente ben nascosto dalle fronde dell'albero.
E non vide, come dicevamo, unicamente la loro fine, bensì anche chi, con le modalità oramai classiche, s'impegnava alacremente a procurarla.
All'inizio, intendiamo allorché narrò di strani esseri neri, e pelosi ed alti circa mezzo metro, velocissimi nello sbucare dalle viscere del suolo, o dal tronco degli alberi, non fu creduto, però alla lunga, ed al susseguirsi inarrestabile d'episodi tragici, il suo racconto divenne oggetto di grande considerazione e la conclusione ultima non poté che diventare... 
"Signori siamo sott'attacco da parte d'una razza sconosciuta.
Forse degli extraterrestri o forse un popolo simile a quelli finora considerati da fiaba.
Tipo gli gnomi o gli elfi o gli orchi".
E comunque finalmente il primo passo era stato compiuto.
Non rimaneva altro che conoscere meglio il nemico e capire il motivo, o i motivi, per cui si comportava così selvaggiamente nei nostri confronti.
Non facile ovviamente, ma i presidenti ed i capi vari delle nazioni, e delle moltitudini d'organizzazioni presenti in esse, non ebbero dubbi al riguardo.
"Serve catturarne uno o più esemplari.
Serve catturarne e tentare uno studio ed un dialogo con loro".
Altra vicenda non facile chiaramente.
Non si sapeva dove e quando avrebbero colpito la prossima volta e la loro forza, unita all'astuzia diabolica dimostrata, sembrava in grado di sventare qualsiasi imboscata.
E furono tentate varie trappole, e nessuna funzionò e stavolta ci pensò Luigino, il neonato di tre mesi, a risolvere la questione.
Difatti, non si sa se mossi a tenerezza o in quanto colti da pietà verso un virgulto totalmente indifeso, quattro di questi esseri una sera rimasero intrappolati, in un rifugio antiatomico, laddove tentavano di salvargli la vita nascondendolo ai compari.
E lì era un luogo troppo rinforzato anche per loro e non riuscirono ad uscirne, e ci provarono talmente a lungo che caddero spossati in un profondo sonno, e divennero preda di celle stagne e catene invincibili per chiunque.
Finalmente.
Finalmente un passo decisivo era stato compiuto.
Adesso s'apriva una nuova fase della guerra, e di per cui la battaglia si trasferiva dal campo aperto ai luoghi chiusi di laboratori e centri specializzati.
E su di loro perciò vennero eseguiti prelievi e prelievi.
Ed i risultati furono sconvolgenti.
In tutto, e per tutto, simili a noi sebbene dotati di potenza muscolare praticamente infinita.
E su di loro furono all'uopo eseguite delle prove di resistenza fisica.
E si scoprì, citando a caso, nessuna nostra arma era in grado d'ucciderli.
Nessun nostro cibo stava sufficiente per sfamarli e nessuna nostra prerogativa superava la corrispondente loro.
Problema insormontabile insomma capire il modo di ricondurli alla ragione attraverso gli interventi, classici, cui eravamo abituati in caso d'emergenza estrema.
"Serve comunicare con loro.
Serve capire le dinamiche che li spingono ad agire.
Serve un dialogo" sbottò durante una piovosa mattina uno scienziato.
E come fare?
"Potremo tentare di metterne insieme due e vedere se comunicano".
"E se lo fanno inseriamo le registrazioni dei dialoghi nel computer e studiamo il loro alfabeto" aggiunse un altro ed ciò divenne in poco tempo realtà e... e perdinci se non comunicavano.
Comunicavano emettendo modulati suoni gutturali dalla bocca.
E sembravano capirsi, ed i loro dialoghi risultavano completi, e s'auguravano perfino buonanotte e buongiorno.
E fu da queste parole che, piano piano, si risalì intero il loro alfabeto.
Il quale intanto diventava una nuova lingua nella mente degli studiosi e dei linguisti, e s'arrivò così al poter porre loro delle domande.
Alle quali peraltro all'inizio replicarono sdegnati, e stupiti, ed in seguito accennando delle risposte quasi gentili e soprattutto pertinenti.
"Chi siete?".
«Siamo degli Sguapz».
"E da dove venite?".
«Non veniamo da nessuna parte.
Abbiamo sempre abitato la terra ponendo molta attenzione all'evitare, accuratamente, i contatti con alcune tipologie di vita. 
Compresa la vostra».
"E perché?".
«Affari nostri».
"E perché all'improvviso avete cambiato idea ed iniziato ad ammazzarci?".
«Colpa vostra s'è finita la nostra pazienza».
"In che senso?".
«Nel senso noi abbiamo provato a portarla e sopportare, ma voi avete continuato imperterriti».
"Imperterriti in cosa?".
«Imperterriti nel distruggere e modificare tutto quello ch'incontrate.
Imperterriti nel ferire la terra scavando strade e gallerie.
Imperterriti nell'occupare tutti i suoi spazi migliori con nuove costruzioni.
Imperterriti nel fare spargere tossicità da agenti chimici, automobili e ciminiere.
Imperterriti nel rovinare qualsiasi armonia fra gli esseri.
Imperterriti nell'inquinare perfino il mare, le montagne ed il cielo.
Imperterriti nel considerare qualsiasi forma inferiore e quindi la vostra persona in diritto di disporne a piacimento.
Dobbiamo continuare?».
"No no grazie, crediamo d'avere capito e... e dunque la vostra strategia è d'annientarci totalmente".
«Ovvio.
O per caso avete intenzione di fermarvi?».
"Ah magari l'intenzione ci sarebbe.
Rimane il fatto tornare indietro è impossibile".
«E pertanto abbiamo ragione noi.
Credeteci la guerra non è stata decisa su due piedi.
Abbiamo avuto tempo millenni per conoscervi e non c'è modo di fermarla.
Siamo in tanti almeno quanto voi e di voi non temiamo nulla.
Sparirete tutti morti ammazzati e finalmente la terra ritornerà ad essere vivibile, e bellissima, pari si mostrava prima del vostro fottuto progresso.
Per noi è un punto d'onore e siamo disposti ad immolarci per realizzarlo.
Praticamente siete già morti.
È solo questione di tempo».
Urca che botta.
E che argomenti scottanti, e quanto avevano ragione rispetto al fatto ci stavamo dimostrando, completamente, incompetenti nel contrastarli.
Serviva reagire cavolo e per farlo bisognava usare qualsiasi mezzo.
La minaccia era seria e credibile assai.
Per fortuna, nel frattempo, avevamo accumulato tantissime informazioni su di loro.
Conoscevamo la loro sequenza del dna, il modo di comportarsi in loro delle cellule, il loro sistema immunitario, il loro apparato cardiocircolatorio e via dicendo ed avevamo una ben precisa meta in testa.
Trovare un punto debole nel metabolismo e tentare d'approfittarne.
Il tempo d'altro canto stringeva.
Giusto gli ultimi avvenimenti lo confermavano in pieno.
Ottantamila persone sterminate, a mani nude, in unica soluzione dentro uno stadio a Baltimora.
E settecentomila durante una celebrazione alla Mecca.
E migliaia di qua, e migliaia di là, e milioni e milioni di casi singoli.
L'acqua era veramente arrivata alla gola.
Bisognava fare presto e per fare questo occorreva diventare, a nostra volta, cinici con i prigionieri.
Serviva usarli da cavie.
Bisognava testare su di loro composti pensati per l'occasione o materiali tossici, e veleni vari, scelti dal nostro, fornito e ricco, repertorio in proposito.
Serviva ucciderli se necessario, ma si doveva trovare una soluzione in grado di fermarli.
"Serve un composto volatile che stravolga, e modifichi, la genetica di questi pazzi", concluse un geniale ricercatore in passato premiato con il Nobel.
"Da spargere nell'aria magari con i mezzi, attrezzati e predisposti, per le scie chimiche capaci di variare l'andamento meterealogico" continuò costui, e via quindi ricerca, ricerca e ricerca.
E test continui sui prigionieri e parecchie, parecchie, parecchie speranze viste evaporare nel mentre non succedeva niente.
Ed intanto massacri, massacri e massacri.
Bensì ad ogni delusione corrispondeva una reazione decisa e con rinnovato ardore ci si rimetteva al lavoro.
"Proviamo questo prodotto" suggerì un giorno un altro scienziato.
"Ho analizzato con un metodo alternativo, di mia invenzione, i dati che presentano questi signori e di conseguenza messo insieme una formula.
Per quel che mi riguarda il composto, una volta respirato, dovrebbe essere in grado di bloccare la loro capacità riproduttiva. 
Di ridurre quasi a zero la potenza di cui dispongono. 
Di costringere le loro cellule ad invecchiare repentinamente causando sensibile accorciamento della vita, e di sconvolgere i loro processi cerebrali provocando una specie di follia".
"Certo però lo dovremo diffondere nell'ambiente ed assumere pure noi.
Ne rimarremo immuni?" fu la reazione degli altri presenti.
"Questo non lo so.
Per conto mio vediamo prima se funziona su di loro e dopo, eventualmente, condurremo test su volontari e sapremo".
E funzionava.
Madonna se non funzionava.
Funzionava una volta immesso nelle loro celle stagne, e talmente bene che in breve tre di loro, previo avere dato chiari segnali di subire il trattamento, invecchiarono e morirono rapidamente.
"Bene.
Ottimo.
Selezioniamo i disponibili e constatiamo i possibili indotti a noi contrari".
Ed alle persone sottoposte al gas non succedeva nulla.
Nulla, nulla, nulla.
Nemmeno un colpo di tosse per la precisione.
Un successo stratosferico, che ribadiamo il tempo stringeva sempre più.
Che l'intera Sicilia aveva visto azzerarsi la popolazione in due ore.
Che la Cina in tre notti si vide ridurre demograficamente di due terzi.
E via pertanto.
Il tempo di riempire col prodotto magico i serbatoi supplementari d'aerei, ed altri mezzi, ed iniziò la campagna di sterminio del nemico.
Ed il lavoro fu eseguito capillarmente, e meticolosamente, ponendo massima attenzione al non lasciare scoperte delle aree geografiche.
Ed in breve apparvero i primi risultati.
Gli Sguapz incominciarono infatti addirittura ad uscire allo scoperto e si vedevano vagare sbandati e privi della loro leggendaria forza.
Ed in breve invecchiavano e morivano dappertutto.
In Giappone, in Sudafrica, in Guatemala.
E morivano e morivano e morivano.
A migliaia, a milioni, a miliardi.
E le uccisioni d'uomini nel frattempo calavano esponenzialmente.
Un trionfo.
Tempo zero ed anche l'ultimo di loro, quello tenuto prigioniero, spirò impossibilitato nel non seguire la sorte dei colleghi.
Un sospiro di sollievo universale alla notizia.
Ed una festa incredibile fra i reduci in ogni dove del globo.
E l'amicizia sbocciava anche nei luoghi in cui normalmente fioriva l'odio.
Ed il bianco razzista abbracciava il nero antischiavista.
Ed il curdo ed il turco a braccetto.
Ed il cinese ed il tibetano insieme ubriachi.
E... e perfino Berlusconi e la Boccassini si scambiavano baci e complimenti.
Un'apoteosi.
Un'apoteosi che dapprima coprì d'allori una piccola dimenticanza e che poi, una volta smaltita, la rese invece visibilissima e sconvolgente.
C'eravamo scordati di testare il prodotto anche sulle altre forme di vita e la quercia irrimediabilmente invecchiava e moriva, e l'erba si seccava e l'elefante raggrinziva e crepava, ed il maiale ed il gallo e la gallina e la gazzella ed il tonno e la balena ed il seme, sì sì pure quello transgenico, ed il pioppo ed il fungo e l'anitra ed il gatto ed il cane e l'insalata e la carota ed il pero ed il melo e la vite ed il grano ed il frumento e gli spinaci, i piselli ed il banano e l'intera somma delle vite non umane... 
Stessa uguale medesima sorte.
Ed inoltre diventavano inutilizzabili tutti i cibi conservati.
E con una rapidità impressionante.
Oh no!
Le nostre risorse erano in procinto d'estinguersi a loro volta e con loro svanite purtroppo il nostro destino era segnato ed ora... ora un'altra domanda fatale sorgeva spontanea nella mente dei sopravvissuti.
"Chi tra noi e gli Sguapz aveva vinto la sua guerra?".

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