Histoire d'Eau | Post comici, demenziali, ludicomaniacali | Ezio Falcomer | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Histoire d'Eau

[Estate 2009]
 
All’epoca delle Elementari, quando maschi e femmine sono due tribù che si ignorano o si guardano in maniera larvatamente ostile, alcune bambine, non tutte, avevano l’abitudine di appropinquarsi ai maschi per due motivi:
1) Imitazione del dialogo intramaschile fatto di buffetti, scherzi di natura manesca, sberle, spintoni, cazzotti, sgambetti e, quelle toste, anche graffi letali – i maschi, nei confronti delle femmine, erano confusi sul tipo di reazione da sviluppare, reagivano sì, ma la ritorsione era poco convinta.
2) Nel doposcuola, spesso fra le apparentemente rassicuranti mura domestiche, e fuori dallo sguardo vigile delle madri – soprattutto durante il gioco “alla mamma e al papà” – l’amica intima della scala accanto elargiva effusioni con uso improprio e inabituale di mani e bocca su superfici altamente erogene come viso collo e labbra (rari gli sconfinamenti verso il basso, regioni peraltro ancora relativamente dormienti o di cui non era chiara l’utilità).
Perché ero impreparato a queste situazioni? Perché chi di dovere non mi aveva messo in guardia? Perché questo dislivello culturale nella conoscenza di tecniche avanzate di socializzazione fra i due sessi?
Una cara amica mi chiede se nella vita ho mai preso l’iniziativa veramente, se ho mai scelto la “preda” e sviluppato uno straccio di strategia d’attacco, conosciuta anche col nome di “corteggiamento”.
Non ne ho avuto il tempo! Gli eventi precipitavano: c’era la guerra fredda, il Vietnam, nel Milan giocava Rivera, mi masturbavo pensando a Laura Antonelli. Non mi è stato concesso lo spazio mentale. Così, invece di scegliere, ho preso il vizio di farmi scegliere.
A forza di essere scelto, col tempo ho sviluppato abilità di attrazione dell’eventuale preda nel mio territorio .
Squadra che vince non si cambia.
E dunque, propagazione di onde magnetiche odori suoni, affabulazione, esibizioni motorie e gestuali, tecniche di uso dello sguardo dal coltello tagliente al languido malinconico, allo psicologico-analitico-comprensivo-dei-tuoi-probbblemi, al totalmente perso nei meandri della mente al visionario-poetico-psichedelico-simbolista-beatnik.
Mi hanno viziato loro, le bambine. Non è cattiva volontà.
Mi hanno convinto che andava bene così. Perché fare fatiche inutili? Tanto è lei che ti bacia per prima – al limite rimproverandoti di essere un pigro colossale.
Trifasica risposta all'habitat, ai suoi pericoli e alle sue attrattive: fuga, immobilità, o attacco... Immobilità attiva propositiva! Da mammifero onnivoro territoriale a vegetale carnivoro. Passivo aggressivo. Non diamo limiti alla natura. Non pretendiamo schemi rigidi o stereotipati. Homo sapiens sapiens ludens-vulgaris-faber-symbolicus...
 
*
 
[Agosto 2016]
 
Ma un giorno, la pianta carnivora passiva aggressiva s’imbatté in una mammifera letale. Capitolai. E così, “sette anni di desiderio”, come direbbe Umberto Eco. Sette anni a tutt’oggi, Annus Domini 2016. Sette anni di dionisiaca passione e battaglie di letto epiche. Volevi la bicicletta? Ora pedala! Amore, cannibalismo di pelli, passione turca, alta pornografia. Insomma, l’anima gemella. Pane per i miei denti.
Ma si sa, la vita è Dukkha e Aniccam, Sofferenza e Impermanenza. Arrivò la Realtà, cinica e barbara, sottoforma di infezione grave IPB (Prostata ingrossata benigna). E, dopo l’operazione, un anno di impotenza totale. Perdita dell’erezione, perdita dell’identità. Incontinenza e pannolini. L’autoimmagine egoica satiro-priapica, su cui avevo fondato lo spettacolo di una vita, andò in frantumi. Pànta Rèi. Tutto scorre. Samsara. Nascita e morte. Il divenire. Acqua che scorre. Il fiume che non è mai lo stesso fiume. Una... “Histoire d’Eau”, romanzo erotico e romanzo dell’incontinenza: dai piaceri in riva al Nilo, come Antonio e Cleopatra, all'espiazione lungo l'Orinoco, il fiume più diuretico del mondo. Da Super Man a Tena Man.
La mammifera letale non si è data per vinta e, tenta che ti ritenta, ha compiuto il bis del miracolo della risurrezione di Lazzaro. Ripetizioni private intensive sui sacri testi di Anais Nin, Pauline Réage, Emmanuelle Arslan, Antonio Gala, Henry Miller, Almudena Grandes, Bigas Luna, Michel Houellebecq. Esami di riparazione a settembre superati. Dall'andropausa all'androripartenza dai box (per quei pochi giri di pista che mi restano, prima di entrare nel Nirvana…).
Così mi ritrovo, a cinquantaquattro anni suonati, a praticare la Via del Buddha e a scoprire un’alleata nella donna che amo. Paradosso, koan totale. La donna, attraente nemica, è diventata pure amica. Infrangersi del teorema di “Harry ti presento Sally”. Mi sento un po’ come il dio Śiva, lo "asceta erotico". E visto che siamo in argomento, concludo con una citazione di un mito archetipico, molto rivelatore, almeno per me.
 
<< Dopo essere apparsa a Brahmā e a Visnū sotto forma di un cadavere infestato dai vermi ed essere stata rifiutata, Devī andò da Śiva e inizialmente non riuscì a scuoterlo dalla meditazione. Sprigionò un vento profumato che portò atomi del suo corpo alle narici di Śiva. Śiva avvertì il profumo e interruppe lo stato di trance e accolse il cadavere tra le braccia, poi si reimmerse nella meditazione. Devī si compiacque di lui e lo riconobbe come śiva. Egli assunse la forma del linga e lei quella della yoni, poi lei mise il linga dentro di sé e si tuffò nell’acqua per creare una progenie.
 
("Brhaddharma", cit. in Doniger Wendy, "Śiva, l’ asceta erotico", Milano, Adelphi, 1996, p. 206)
Il rapporto che legò Śiva con la dea passò dunque soprattutto attraverso l’assunzione del lato mortifero che emana l’eros insito nell’archetipo femminile. Di questo fu sempre conscio Śiva che rifuggì l’eros perché lo distraeva dalla sua ascesi, ma dall’altro lato, consapevole della forza della sua passione accumulata nelle pratiche devote, assunse fin dall’inizio la femminilità come principio inalienabile caratterizzante il suo procedere. È noto come Parvāti fosse l’avatara, l’incarnazione della Devī, e quindi è comprensibile che il rapporto d’amore fra i due si mosse sul doppio binario dell’eros e della privazione, dell’ascesi assoluta e del piacere più totale e in considerazione a ciò Parvāti si pose alla conquista del dio.
Figlia dell’Himālaya, Parvāti fin dall’infanzia mostrò una devozione assoluta nei confronti del dio dai tre occhi. Il suo strumento per esserne degna fu il tapas, l’ardore dell’ascesi. Parvāti desiderò Śiva perché egli aveva distrutto il desiderio e questa motivazione davanti alla negazione del desiderio nel mondo femminile è ben nota psicologicamente, perché il principio femmineo si indigna di fronte all’assenza di passione; nulla infatti offende più una donna che l’assenza di desiderio davanti alla sua profferta e si può ben comprendere il perché: senza la bramosia, il femminile non verrebbe più assunto dal maschile e in breve ogni specie vivente sessuata verrebbe meno.>>
 
(Enrico Borla, Ennio Foppiani, "Losfeld. La terra del dio che danza", Bergamo, Moretti & Vitali, 2005, pp. 160-61)
 

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