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Fine della lotta

Per tutta la vita, come dice il protagonista di "La possibilità di un'isola", di Michel Houellebecq, l'unica cosa di cui mi è veramente importato è il mio cazzo [1]. Ora mi accorgo dell'invecchiamento del mio corpo, e del generale calo del desiderio sessuale. Mi accorgo che sedurre e portare a letto una donna è importante ma non è più in cima alla scala delle priorità. Mi piace passeggiare su questo letto di foglie marce di novembre, senza più nulla da "dover fare", senza più performances da eseguire. Non sono più veramente obbligato a fare niente tranne che il lavoro, la paternità, coltivare l'amicizia. Tutto il resto è Grazia, dono dato in sovrappiù, senza ansia e senza lotta per ottenere. Non voglio più ottenere, afferrare, raggiungere, conquistare nulla. Fine della concezione della vita come lotta.
 
 
 
 
 
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[1] << Durante tutta la vita non mi ero interessato che al mio cazzo o a niente, adesso il mio cazzo era morto e stavo seguendolo nel suo funesto declino, avevo solo ciò che mi meritavo, mi ripetevo fingendo di provarne una dilettazione morosa mentre il mio stato mentale si evolveva sempre più verso l'orrore puro e semplice, un orrore accresciuto ulteriormente dal caldo stabile e brutale, dal fulgore immutato dell'azzurro.>>
 
(Michel Houellebecq, "La possibilità di un'isola", trad. di Fabrizio Ascari, Milano, Bompiani, 2015 p. 289)

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