Non per convenienza, solo per indifferenza.

Il suo silenzio era il mio. Non per convenienza, solo per indifferenza. Continuò a leggere per un'altra ora, dedicandosi a un'overdose di dolore represso che traspariva dal lieve fremito della mano sinistra, quando afferrava il foglio per voltare pagina.Io furbescamente lasciavo aperta una sottile fessura degli occhi per seguire le sue mosse. Immaginavo che all'improvviso mi avrebbe gridato contro, scagliandomi il libro che doveva risultare abbastanza pesante. Temetti di dover sanguinare e di correre a tamponare la ferita con del ghiaccio secco ( ne tengo sempre una piccola scorta), ma poi ebbi la certezza che fissava il soffitto, senza manifestare intenzioni bellicose. Fu allora che mi ricredetti e provai compassione ,immaginando cosa avrei potuto dire per rompere quel fastidioso silenzio. Chiesi se la lettura fosse interessante e mi alzai dalla poltrona per dimostrare la mia buona volontà a intavolare una discussione. Il suo sguardo era cupo e odioso, un sorriso beffardo increspava le labbra,la testa si raddrizzò di scatto. Profferì parola lentamente, puntò il dito contro di me e sentii con mia sorpresa "Ti odio!". Capii che non era il titolo del libro e assunsi un atteggiamento di sufficienza per non dare importanza ad una situazione che sembrava sfuggirmi di mano. All'improvviso si alzò e disse che aveva bisogno di prendere un po' d'aria. Risposi che io volevo bere del Baileys. Aprì la porta-finestra del soggiorno e uscì in giardino.Sapevo che piangeva, ma le gocce di pioggia che iniziarono a cadere non mi permisero di dare credito al mio sospetto. Dissi di rientrare e fu allora che mi corse incontro. Un lungo bacio...