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Il viaggio

Non è che tutto sia vero, è vero quel tanto che basta da trovare coincidenze per giungere al punto voluto.
Nel tutto, quello che importa si trova, si trova anche altro, ma è un accidente, un incidente di percorso, il viaggio procede, i due si lasciano trasportare verso il punto che dovrebbe essere snodo, intesa per nuove destinazioni. Il viaggio si chiama conoscenza, parte male, a spinta, ogni intenzione è un lungo giro di parole che cerca il centro, i punti in comune invece formano una linea, la direzione, il desiderio è il motore.
“Le tue mani cosa fanno? Le tue parole cosa dicono? I tuoi sguardi dove arrivano? Ti dirò tanti no”
“di che colore sono i tuoi capelli? Smetterai di dirmi no? Siamo sulla stessa strada? La direzione è la stessa?”
Il rito è sempre quello, quello che attrae, quello che respinge, il movimento rotatorio, una mano sulla vita, una dietro al collo, sono le parole che fanno girare i tacchi, le parole ancora non pronunciate sono gli ostacoli, birilli di una gimcana.
Il disegno dei passi è arabo, come l'origine della musica che adesso sta salendo, come sale il dubbio, non c'è nessuna intenzione di prendere la retta via, le parole non dette spariscono, come gli ostacoli, ma il disegno rimane contorto, le parole dette sono sempre più rare, il noto viene dagli sguardi, dalla pressione sulla pelle.
“Dovevamo andare da qualche parte, non ricordi?”
“i passi li stiamo facendo”
l'inganno è che sono uno di fronte all'altro, lo specchio è il contrario della direzione, adesso è solo musica e corpo, il desiderio non è retto dalla volontà, circola a piede libero, la strada adesso è solo pensata, senza direzione adesso, la volontà rimane quasi ferma in un unico punto.
Comincia un nuovo viaggio, le parole adesso tornano, fanno il verso ai corpi, ripetono le azioni, le correggono, ci sono tutte, buone e cattive, sussurrate e sputate, non c'è più niente da nascondere, sincronie e contrasti, guerre e alleanze, il perimetro del letto è il mondo. Il desiderio adesso è personale, spietato, diviso in due, il percorso è fatto di verità e volontà, gli egoismi segnano le direzioni, le parole allettano e commuovono, pregano e minacciano, i corpi sono il mezzo, la destinazione è la fonte dei due desideri.
“Hai preso quello che hai voluto”
“Ti ho dato quello che chiedevi”
il bisticcio è un termine sconosciuto, il fulcro di una preghiera, un suono ripetuto che prende e riperde significato, domani ricomincerà il viaggio, si prenderà una direzione, forse la stessa.

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