Scritto da © Ezio Falcomer - Lun, 24/09/2018 - 07:20
Ero superbo.
Ce l'avevo messa tutta.
Poi m'è piovuto un meteorite.
Le scarpe si sono sgualcite.
Come una dinamite
m'ha pervaso le vene.
E mi ritrovai precario,
nonostante i miei possedimenti.
Mi ritrovai stercorario
a perlustrare i meridiani
del pianeta
delle rivoluzioni estinte,
del diluvio dopo la grande orgia.
Solo rottami.
Solo avanzi e rottami
dell'enorme abbuffata.
Il pensiero non è mai stato debole.
O si pensava o non si pensava.
Ricordo che c'era un fiore.
Un luogo ameno dove poetare.
Ora c'è antracite, caccole, sputi
e cartocci bisunti;
c'è rabbia, impotenza
e voglia d'abbandono.
Lasciarsi andare all'energia gravitazionale.
All'abisso.
Abisso, dentro il cuore
e nel più alto dei cieli.
Fra stelle nane, antimateria
e colluttorio antiplacca.
Ce l'avevo messa tutta.
Poi m'è piovuto un meteorite.
Le scarpe si sono sgualcite.
Come una dinamite
m'ha pervaso le vene.
E mi ritrovai precario,
nonostante i miei possedimenti.
Mi ritrovai stercorario
a perlustrare i meridiani
del pianeta
delle rivoluzioni estinte,
del diluvio dopo la grande orgia.
Solo rottami.
Solo avanzi e rottami
dell'enorme abbuffata.
Il pensiero non è mai stato debole.
O si pensava o non si pensava.
Ricordo che c'era un fiore.
Un luogo ameno dove poetare.
Ora c'è antracite, caccole, sputi
e cartocci bisunti;
c'è rabbia, impotenza
e voglia d'abbandono.
Lasciarsi andare all'energia gravitazionale.
All'abisso.
Abisso, dentro il cuore
e nel più alto dei cieli.
Fra stelle nane, antimateria
e colluttorio antiplacca.
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