Una storia semplice - Michele Paparella [frontespizio] | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Una storia semplice - Michele Paparella [frontespizio]

Julien Roskoff, l’inquilino del terzo piano, era abitudinario; stranamente quella mattina non aprì la porta al postino che doveva consegnargli un telegramma da Bergerac: la moglie lo avvertiva del suo arrivo in serata, avrebbe gradito che lui fosse ad attenderla.
La portinaia si preoccupò e, dopo aver suonato più volte alla porta, ritornò alla sua garitta. Depardu, del terzo piano, avvertì la custode che dalla porta del signor Julien si sentiva uno strano odore. Sarebbe stato meglio controllare.
Verso l’una giunse il commissario von Pap e, con le sue chiavi magiche da scassinatore, aprì la porta.
Il corpo di Roskoff era sulla poltrona, un minuscolo foro sul petto, una pistola nella mano destra, uno strano sorriso di liberazione. Sul tavolo una lettera indirizzata alla moglie.
“Mia cara Josephine. Durante il mio viaggio a Blois, con il professor Darrwin, ho conosciuto la sua assistente. Una donna semplice, graziosa, discreta. Da quel giorno, l'avrai notato, è cambiata la mia vita. Ero sfuggente, non ti toccavo più, non passavamo più quelle belle serate insieme come due innamorati eterni, abbassavo spesso lo sguardo, sapevo che se mi avessi guardato negli occhi avresti scoperto tutto.
La donna che ho amato in questi mesi, e da lei ricambiato, non è stata un'avventura o una fiammata di vita; ho scoperto delle sensazioni nuove, mi sono conosciuto meglio, quasi avessi vissuto in un torpore indefinito sino a quel momento. Non pensare che l'abbia fatto per sesso, lei era delicata, dolce e la sessualità si trasformava ogni volta in una lunga carezza che ci stravolgeva; parlavamo attraverso il corpo e attraverso il silenzio. E' vero non ho avuto il coraggio di confessartelo ma quello che stavo vivendo era al di sopra di ogni cosa, persino di me stesso.
Mentre vivevo questo momento speravo che anche a te capitasse di avvicinare un'anima così viva, sana e avvolgente. Potrebbe sembrare un pensiero stupido e anche cinico, ma serve a farti comprendere il ‘mio nuovo’ e importante stato d’animo. Non saprò mai se mi perdonerai.
Mathilde era il suo nome. Ha voluto porre fine alla sua vita perché il nostro legame un giorno sarebbe finito”.
Il commissario von Pap non aveva parole, rimise la lettera nella busta e, con segni meccanici, disse ai suoi di portare via il cadavere. Gli restava un'ultima cosa da fare.

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-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione Paolo Rafficoni
-Racconto di Michele Paparella [frontespizio]
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