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Per amore

 
L'amore inganna l'impeto di una passione
può far travisare il senso di parole e gesti.
 
Spesso il desiderio evade da ogni regolamento
con trasgressiva inquietudine generando tormento.
 
Si soffre per lontananza di un bacio negato
di un soffio d'intenso svelato in un timido tocco.
 
 
Ma si sbaglia per amore o per troppo amore dato
Succede così che si vive solamente per questo.
 
Soffrire, amare, perdersi è per ciò che si esiste.
 
Atlantis

Già

Già l’amore, cos’è
bloccarsi alla polvere del sole
e ricamminare
con la stessa, bianca
come un bastone

il sentimento dei giorni

 tra dita i grani
dei giorni
misteri di distanze
e di eterni
non ritorni
...
respiro
profondamente
il mio tempo
carpendone
la fuga
con quel che 
mi fu dato
e che non presi
...
tra poco sarà
dietro a me 
ogni cosa
come una eco
o un canto
una litania
di nomi e di volti
 

Qualora

Qualora, il pensiero, potesse
tu lo imprigioneresti, caldo, immune
come l’altro giorno.
vagare
scansionare
questo notte giorno
a darti pace
aerea
senza vuoto. sere.
luci e buie, anima
bella
 

Andavamo così

                  Andavamo così
da un dove a un altro dove
senza passare per il perché
nella fragile tregua del sogno
dietro alle palpebre chiuse

             La strada era bianca
un languido susseguirsi di curve
nel paesaggio inondato di sole
un nastro di virginale bellezza
deserto di passi e presenze

            Ridevamo e parlavamo
noi due camminando vicini
la testa girata a guardarti
i capelli mossi dal vento
dolce brezza nutrita d’essenze

           Ah, che  perfezione qui
-dove si è senza pagare pegno-

 

Lacrime di...falco

 
ho vestito la giubba lucente
da falco, di penne non mie
per ghermire giornate intense
rubare colori e luci d'occhi
scompigliare crini d'oro e neri
provar brividi sensuali da picchiata.
venne che imprudente l'artiglio
affondò in quel languido petto
abbandonato fiducioso offerto
e fu fiotto caldo vermiglio
a picchiettarmi l'ale.
così non è più lo stesso
il volo, mai più tanto alto
né veloce e rapace.
stinta la livrea dei giorni buoni
spesso, involontaria una lacrima
mi vela viepiù la vista
così resto al posatoio
che buttarmi, da allora
mi fa gemere gli occhi.
 
 

E per l'uomo si attende ormai un nuovo inizio

È incredibile come la rappresentazione della figura umana rispecchi il sentire di un'intera epoca. Ci sono delle cose di cui non smetterò mai di stupirmi, poiché si danno per scontate, ma quando le si osservano più da vicino ecco che l'Illuminazione incombe. Una verità si spalanca di fronte agli occhi, rimasti bendati fino a quel momento.
Stavo scorrendo delle opere presenti fra le foto del gruppo "Pop Surrealism" su facebook, quando ho notato, tra diversi artisti, una tendenza comune, quella di deformare la figura umana. Ciò mi ha fatto riflettere su come, appunto, la figura umana, la nostra più prossima rappresentazione in quanto raffigurazione di noi stessi, sia la prima a risentire degli sconvoglimenti storico-culturali della società. Dalla possanza delle sculture classiche, all'uomo etereo-simbolico del Medioevo, ancora all'uomo a tuttotondo del Rinascimento, per citare qualche esempio lampante.
E adesso l'uomo come è? Come sta? Ce lo dice l'Arte, sempre lei.
L'uomo del nuovo millennio è un uomo deforme. Teste giganti e occhi piccolissimi ben distanziati fra loro, è un uomo scarnificato [come in Chris Peters], un uomo che non perde la sua essenza di umanità, ma che viene letteralmente inghiottito dal dramma della contemporaneità e che si rifugia in mondi fantastici, il famoso Wonderland di Alice, oppure in mondi in cui le sue membra vengono orribilmente lacerate e l'anima dilaniata, un mondo in cui diventa cavia da laboratorio.

Quando partimmo era secco

Il laccio torrido del gran caldo asfissiò
dal collo il pozzo:
 
asciugò prima la fonte nella bocca.
 
Mettemmo i rabdomanti tra le vene della terra
per capire dove fosse il suo sangue.
 
Emerse lo scheletro concavo dell’acqua
nemmeno elastico con quei vituperati salti
dal canneto
fino ai giovani giunchi:
nessuno di loro aveva radice in quel luogo.
 
Lo stecco tremò di sete dove lasciammo l’acqua dei reni.
Lui assaggiò la terra, sputò e riconobbe il cane.
 
Capiva meglio la pioggia.
 
Al che noi partimmo all’ora della fame
con più digiuni che pane a venire.
 
E veniamoci, qui, adesso.
 
Con amore
l’orizzonte allinea il precedente e non combacia,
come a memoria corriamo le macchie
di soppiatto per verzure è un occhio.

Trasfigurazione di Alessia

Alessia azzurrovestita e l'angelo
a condurla per della notte la via,
a creare una scia con i capelli
nel cielo sopra Venezia per la vita
ad intessersi con la strada di Giovanni.
Sopra comete della buona fortuna
e stelle ad infiorare di Alessia il volto.
Ecco un'epifania di brina
ecco il risveglio di Alessia
con labbra di Giovanni sulle sue.
E' il 1984, il castello ancora esiste,
futuro anteriore di bellezza
in gondola sulle cose del mare.
Dona a Giovanni una conchiglia.

Senza saperlo

 
per fortuna non credo
ci sarà un'altra vita
mi addormenterei col
terrore di averne
una come questa.
ma finirò in bellezza
se il fato mi assiste
affiggo la mia anima
alla bacheca dei sogni
sognati e delle speranze
anche se non realizzate
per lasciar segno
nella pioggia che lava
tutte le lapidi
di uno che c'era
senza saper chi era.

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