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Ombre e rintocchi.

troppe notti quaggiù senza la luna
hanno assuefatto al buio i miei occhi
le ombre che spuntano dalla laguna
danzano lievi segnando i rintocchi
 
una mi segue sullo stesso sentiero
lesta si affianca, cammina accanto
muta compagna a te mi racconto
lenisco le doglie di ogni pensiero
 
ascolti in silenzio, adegui il tuo passo
leggero ora affronto il buio qui intorno
del cuore il ritmo tu segui dappresso
aspetto placato che si faccia giorno
 
così ogni notte invocando la luna
racconto alle ombre il mio dolore
con l’alba scompaiono nella laguna
una è rimasta accanto al mio cuore
 

Ali di miele

Nascondo pensieri e parole
sotto una coperta spessa.
 
Ma il cuore è forte,
con un retino
se li riprende avidamente.
 
Eccoli che mi insidiano,
non riesco a gestirli, non so quale scegliere.
 
Ed il più gagliardo si fa avanti
-Se tu fossi una parola non parlerei, non avrei la forza di vederti volar via-
 
Troppo tardi, è sfuggito in cielo.
Spero arrivi a te,
angelo.
 
Inviami ali di miele
per potervi
raggiungere.

sei musica

 "conduttore ti presti
mi pugni ogni senso
e pregna parto
nel vortice."

cercatori di coralli

 
I banditi sbarbati
quelli  pivelli, come me,
si spaccano di ferite lancinanti
per sentirsi vivi
e si illudono
che crescano coralli sotto gli alberi
o fragole in fondo al mare
Sudano e nemmeno godono
bevendosi l'impossibile
finchè la nube svapora
rimpicciolendo tutto
A mani rotte, si torna a bordo
 dalla stiva, sale odore stantio
di rancio e rape senza sangue
e non resta che intonare allegramente
un acustico addio
 
 
 
 

Cose Così [dalle caviglie alle ginocchia]

Qualcosa in effetti, potremmo fare, tra i ventagli d'anima delle spighe gialle, piegate al caldo della stagione aranciata, dove andranno le libellule, andremo noi a tenerci le mani sul viso e nelle mani.
 

5 parole

Mi manchi tanto
amore mio
sono le uniche parole
che riesco a scrivere
non è poesia
ma solo così posso dirtelo
è un segreto
che mi devo portare nel cuore,
che nessuno può sapere...
mi manchi tanto
in ogni giorno che passa
e in ogni giorno che verrà...
 
 

Io quantistico

Lei, l'invito - nietzschiano o pindarico che fosse - a diventare ciò che si è non riusciva quasi a capirlo. C'era quel "ciò" che la lasciava perplessa. Come se si fosse un'unica cosa, una struttura coerente e coesa, una pietra dura.
Lei si sentiva piuttosto una particella delocalizzata, che di quando in quando un qualche strumento di misura costringeva in un nuovo stato, con le note conseguenze paradossali che ne derivano.
Avveniva poi in genere che lo stato in cui, per così dire, precipitava, fosse quello che più si confaceva al casuale osservatore - ansia di compiacere, direbbe semplicisticamente chi non fosse avvezzo alle teorie quantistiche.
Comunque, uscendo dalla metafora, che si sa, non regge mai ad essere tirata troppo, questo era quello che sentiva accaderle: di precipitare, a seconda dell'interlocutore, in un possibile sé, una possibile rappresentazione di se stessa, qualunque cosa si intenda con questa locuzione. Tutte ugualmente vere, s'intende, tutte autentiche, ma diverse e persino contraddittorie fra loro.
E di questa sua pluralità, di questo far dipendere la sua rappresentazione dall'altro, lei era, ma sì, diciamolo pure, orgogliosa.
 
 

Quasi il vestito adatto.

Tu chiedi del verbo carezza
la coniugazione dei fatti concessi alla pelle;
e sia una voluta,

Miele

 
Guardami e questa volta
per davvero.
Quella stella dipinta
nei miei occhi
splendida
seppur soffusa,
sei tu.

Un amore da due soldi.

due soldi, due piccole monete
scordate nella tasca
ora riapparse a raccontare
una piccola storia, finita in farsa
 
due soldi, tanto valeva
il nostro amore nato per caso
morto precoce quasi ridendo
non arrivò nemmeno all’occaso
 
due piccole monete
erano il prezzo di un giro in giostra
che non abbiamo mai fatto,
tu preferisti offrirti ad un altro
 
il sole morì che era mezzogiorno
 

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