Blog | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Blog

Auguri Cucciolo

Ancor presa dalla voglia inesauribile di mangiarti

sotto il sole ricordo e mi illumino di speranza

accanto la riva ripongo le mie gambe stanche
e guardo fin la, quel punto lontano poco chiaro
ma stranamento quello che i miei sensi meglio
riescono a percepire
Tu ora  sei un sogno...
il più chiaro e trasparente
Ci siamo incontrati baciati toccati
il piacere ci ha accolto in una culla di passione
Ci siamo invaghiti
quasi per gioco e poi...
restare immobile con il tuo sesso dentro di me
è stato come fare l'Amore
per la prima volta...
Mi hai reso donna e io, nel mio piccolo
ho rubato un po' della tua forza
per rapirti e stringerti fra le mie braccia
Quella forza ora è per me e per Te
e attendo che risalga un nuovo  giorno
da una notte troppo buia
che mi confonde e mi distrugge
Quella forza è ciò che di inspiegabile
scivola dal tuo corpo
perchè sei  ciò che di più bello
si lascia scoprire si lascia sfiorare
e il tuo sorriso i tuoi occhi
sono ciò che sei veramente
Non sei un sogno  una bella immagine
o il disegno di un pazzo
Sei un uomo, ma col cuore di un bambino
in cerca di un'anima affine
che sappia volare con te
Oggi è il tuo compleanno
e il regalo più bello l'hai fatto a me
è stata la tua voce come un'Eco
che giunge da lontano
ma che prende posto
sotto le scorze del mio sentire...
Auguri Cucciolo...
Con infinito amore...
Mary

ero in cerca di chi ??

Come una nenia di parole,
l’instancabile pensiero  si dondola.
Come alberi che risorgono dalla terra,
tra le spirali di voci perse nell’inconscio.
Numeri  quantistici scritti su un foglio senza senso,
solo una mano che  cerca nell’infinito l’attracco
della vita.
Gole profonde tra rupi senza fine,
scricchiola solitaria l’anima del  tuono che non trova
la sua nuvola.
Odissee nei mari ghiacciati,
nell’oblò appannato dal freddo,
una pipa emana l’odore del tabacco,
in un  fumo perso in una landa desolata.
Silenzi…
Un panorama disteso su un lenzuolo bianco,
tra i cuscini di piccole colline,
il vagare negli occhi che cercano risposte,
una scacchiera gioca la sua parte,
un pedone cade sotto i colpi di una regina
inesorabile.
C’è una chiesa che si nasconde sotto la neve,
il suo manto puro,la riscalda, offuscandola alla vista
di perfidi inganni..
E’  solo un errore  che grida perdono,sotto le  spoglie
di una lacrima che scioglie la luce di un Angelo
avvolto nella nebbia,
quel dubbio che permane,
quella voglia di essere,
ma un colpo di vento gira la pagina,
perdendo il senso della vita,

Afrodite (o della passione)

Basta la bellezza, mia amata Afrodite,
per suscitare il desiderio che da te si muove
e emana e ci cattura, dei e mortali tutti?
 
Nulla dicono gli aedi del tuo sguardo
o delle tue movenze,
come se tu fossi una statua
- quale Galatea di cui Pigmalione si innamora.
 
Eppure io, l'umano Anchise,
questo amai:
le tue lunghe ciglia sugli occhi bruni,
ardenti di passione,
e come il braccio si piegava a coprire il seno,
la fossetta che nasceva sulle tue ginocchia
quando ti sedevi ai miei piedi
e la morbida piega dei fianchi
sotto le mie mani frementi.
 
E il tuo camminare regale e fiera,
come il primo giorno che uscisti dalle acque
e le Ore ti vestirono e adornarono di monili
per presentarti agli dei.
 
Tuo sposo fu il tristo Efesto
e amante Ares il crudele
ma tradisti entrambi, come hai tradito me.
 
Perché tu, Afrodite pandemia, ami la passione,
l'intrecciarsi dei corpi nell'amplesso,
lo spalancarsi del corpo,
lo spasmo profondo dell'orgasmo.
 
Ed ami il possesso,
il saperci tuoi,
avvinti dal desiderio che ci schianta e ci crea.
 
Ah, tu, anima crudele e sorda,
che mi amasti solo perché Zeus volle che così fosse
e dopo l'amplesso mi lasciasti qui,
sul monte Ida
tra le mie pecore bianche e belanti,
solo,
condannato ad una vita di rimpianto.
 
Dove sei, volto amato, amato corpo,
dove?
Che m'importa della gloria della mia stirpe
se non posso piu' affondare il viso nei tuoi capelli di seta,
e giacere con te
nell'oblio dei sensi?
 
Lasciatemi piangere la mia sorte!
Ché io conobbi il Lete dei tuoi baci
e non c'è niente, più niente
che mi dia requie.

La sera

Rotondo
polposo di mille rossi messi insieme
sei sceso
rapido
scoperto già tra gli alberi
di là del pontile
sulla pala bianca di un radar
 
in una frazione sola
sprofondando
lanciavi
un fascio rosasera

La stazione di Lagonegro

La stazione di Lagonegro ha tre occhi e un ombrello
e nessun tappeto rosso sopra o sotto il marciapiede
 

(Ho cercato ovunque una ragione per dire
- finiamola una buona volta con questo cuore -
perché ho dentro tutte le pietre e tutti i fiori, le colpe e tutti i canti.
Ma a che servono adesso che non ho un “dentro”
da svuotare o riempire?)

Racconta molto la Stazione di Lagonegro, confine di due menti
cambio di pensiero tra il sonnecchiante sei del mattino e
schifoso odore di caffè
ma non c’entrano i gerani, il macchinista, il freddo…

(Ti rubo un tempo nel tempo,
porto via qualche attimo per scansare la tristezza. Nulla più.)

Tutto quel grigiocadmio del cielo grava sui tetti come se volesse,
come se potesse violentare il mondo
o sono gli occhi lasciati sui divani volanti che vedono la parte bassa
dell’arcobaleno?
Non ci sono richiami nelle scritte sui muri o negli alberi dei “ti amo”
nati morti per arricchimento e constatazione

(Dimenticanza. Oh nume! lasciami pensare che sono ancora vivo
nel mio bell’inferno, seppur senza cavallo e dama nella torre.
Che sia una parola, menzogna o no, a darmi la speranza.)

La stazione di Lagonegro ha un ombrello e tre occhi
e mi spia.

un attimo di cielo...

lacrime di gioia
 bagnano gli
occhi del sorriso...
 
emozioni scucite
battito del cuore...
 
pelle di seta imperlata...
gocce di passione...
 
desiderio acceso da febbre
fremente,
 febbre d'amore...

nel lago d'oriente
in mezzo a tanta gente
abbracciati ed amanti
tra mille occhi curiosi...

... pioggia leggera
di un cielo sensale
che vuole fare
testimone all'amore...
 

Akim lava la luna nel mare

Akim lava la luna nel mare,
la lava ma non la vuole asciugare,
la lava con acqua salata,
Akim lava la luna.

Poi disegna con il sale,
disegna gli occhi alla luna,
poi una bocca che porta fortuna
e ride, ride la luna di Akim.

Akim porta la luna lontano,
l'appende nel cielo d'Haiti,
perchè c'è una bambina che ha paura,
Akim le porta la luna.

Ora la bambina ha meno paura
e Akim è il poeta
che lava la luna,
ma non l'asciuga
quando la lava.

Akim ora va via
Akim ha le mani salate
e gocciola la sua luna
nel cielo di Haiti,
perchè Akim non asciuga
non asciuga mai la luna
dopo averla lavata nel mare.

haiku: nevicata

 
 
Soffice neve
brilla come organza
voglia di casa

Mele

 
Nell'aria c'è profumo di torta di mele che tra qualche anno sarà nostalgia.
 

Volatile

su questa cima solitaria dove rifugio
mentre m'aggiusto la livrea nuova
se il dubbio scarnifica il senso
del volo che plano adesso
se il rimorso prosciuga
il sangue nelle vene
che sfama le ali
libranti il mio
volare
lucido
astro struggi
la cera che lega
le penne della mia
forza di provare sicché
io cada a velocità spaziale
per provare l'ultimo brivido
vitale nel precipitare che su questo
scoglio sicuro io non voglio più posare.
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 1 utente e 9354 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Ardoval