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Una donna dovrebbe nutrirsi solo di sperma - Anais Nin

(da Romano Giachetti, rec. a Anais Nin, "Incest", in "Diario d'amore")
 
<< New York - Un giorno del giugno 1933, a Valescure, la spumeggiante navigazione erotico-letteraria di Anais Nin approda alla "completa sintesi" di tutti i suoi amori: l' incontro con il padre, che l' ha abbandonata vent' anni prima. Quest' uomo, Joaquin Nin, musicista, aristocratico, inveterato dongiovanni, è anche lui, a 54 anni, alla ricerca della "sintesi" di tutte le donne che ha amato. Nella "tragedia" che ne consegue, padre e figlia perdono ogni ritegno, si riconoscono identici, si cercano al di là delle parole, si trovano nello stesso inconfessato desiderio, e finiscono nell'abbandono a un' orgia sessuale che parte dal grido di lui quando penetra la figlia, “Je n' ai plus de Dieu!”, e si conclude dopo nove giorni di spasmodica lussuria con la promessa di una fedeltà ideale reciproca e l' allontanamento di tutti gli altri amanti, uomini e donne. Al mondo ci sono solo loro due. Questo episodio, descritto con abbondanza di particolari e vagamente noto, ma inedito, è al centro di "Incest", tratto dal "Diario d' amore" di Anais Nin (Harcourt Brace Jovanovich, pagg. 418, dollari 24,95), che vede finalmente la luce e si sostituisce a quello "autocensurato" degli anni 1932-34. E' stato preceduto nel 1986 da "Henry e June", da cui prende le mosse nella spietata analisi di Henry Miller che, dopo la ricomparsa del padre, a Anais Nin appare "rozzo, egoista, infantilmente irresponsabile, un pazzo". L' Uomo è Nin padre: tutti gli altri sono pedine irrilevanti di una ventennale ricerca dell'apoteosi erotica. Come se la situazione non fosse sufficientemente macabra, Anais, mentre visita a più riprese il letto del padre, dove "lo sperma è veleno, un amore velenoso", che però il vecchio genitore elargisce "anche quattro volte a notte", la donna, allontanatasi dal vortice per alcuni giorni, e nonostante le promesse, trova modo di soddisfare (e di soddisfarsi, in una ubriacatura di perdizione e di angoscia) l' intera scuderia dei suoi amanti del momento: primo tra tutti Henry Miller, l' "amore umano, l' amore naturale", e poi René Allendy, psicoanalista, "rotondo come una donna, la mia saggezza", Antonin Artaud, omosessuale, impotente, il bollente Eduardo Sanchéz, e finalmente un altro psicoanalista, Otto Rank. Nessuno riesce a competere con il padre. Miller e Artaud non sanno, Allendy la spinge nel letto incestuoso perché, "armato di un pene come il dito di una donna" (agli appuntamenti con lei va armato di frusta), sa di non poterle dare tutto, mentre sa anche (o dice di sapere) che solo dandoglisi si libererà dal padre, e Hugh Guiler, il marito, perdona tutto, ciò che sa (Miller), ciò che immagina (Allendy) e ciò che non immagina nemmeno ma teme (il padre). Toccherà a Rank, che "sembra un granchio triste" ma che l' affascina per la sua "forza, brutalità e indipendenza", il compito di provocare la catarsi filiale. Nel giugno 1934 Anais scrive: "Sono libera!". Joaquin Nin le appare un uomo che "si avvia alla vecchiaia, su una strada cosparsa di donne che gli impediranno di essermi fedele". Il Re Soleil, come lo chiama a più riprese, ha perduto il trono. Senza abdicare. C' era bisogno di questo libro per ribadire la "fama infame" di questa donna, che ha passato la vita a guardarsi vivere? Dopo gli undici volumi dei diari, "Henry e June", i quattordici libri di narrativa, saggistica e prosa varia, per non parlare dei memoriali, dell' epistolario e del famoso "Delta of Venus", scritto per denaro e uscito nel 1977, l' anno della morte, era proprio necessario pubblicare la storia di questo incesto? "Tu commetti sempre incesto con la vita", le disse una volta Henry Miller. Già, ma quale vita? "Io sono una donna che dà illusioni e riceve l' immaginazione dell' uomo", scrisse nel ' 32, aggiungendo: "Una situazione che la puttana mi invidia". Due anni dopo, mentre il padre la definiva penetrable, enveloppante, caressable - surréaliste!, lei scriveva: "Tradisco gli uomini perché sono traditori. Rank sarà un' altra vittima, oppure lo amo? Sono come una puttana che si dà ma resta piena di rabbia, disprezzo, amarezza". Rank, sicuro di sé, la contraddice: "Hugh è tuo padre, Henry tuo marito, io il tuo amante". Joaquin non ha più ruolo. Ma ne ha mai avuto uno, oltre quello di rappresentare l' abbandono? L'importanza di Incest, o la sua ridondanza rispetto al diario-fiume già noto, è in questa domanda. Perché un fatto è certo: la prosa scintillante di questo libro non aggiunge né sottrae niente a quanto sapevamo della Nin, che è un' ossessiva e vincente battaglia con la lingua, un lirismo straripante, certe stupefacenti intuizioni, un conio impavido della femminilità, ma anche un narcisismo insopportabile, il fanatismo della parola scritta, una decadenza così personale (e privata) che non fa un baffo a nessuna storia del vivere. Potrebbe, però, esserci più di questo. In una pagina delle meglio narrate, il marito legge per caso un brano del diario. Anais spera che abbia letto il resoconto iperosceno delle notti con il padre. "Che le cose accadano!", invoca nella stessa pagina. Ma Hugh ha letto l' annotazione di un suo incontro con Henry Miller, e lei non ha scelta: deve negare, il tradimento con Miller non può "seppellirla sotto le macerie della catastrofe". Così dice a Hugh: "Hai letto il diario inventato. E' tutto inventato, per compensare ciò che non faccio. Credimi, sono un mostro, ma solo immaginativamente. Puoi leggere il mio diario reale quando vuoi". Quanto c' è di vero in quello che dice al marito, subito pronto a crederle? Niente. Nell' "albergo del peccato", con Miller, vi è andata davvero. Tra l' altro sappiamo (ce lo dice lei) che tutti e due, Henry e Anais, amano fantasticare, sognano anche a occhi aperti, e se li confidano, intrallazzi erotici con tutti, ma mai l' uno con l' altro. "Noi sappiamo soddisfarci a vicenda". Quanto di queste fantasticherie, allora, c' è nel diario incriminato, quando si tratta di altri? Probabilmente nulla. Sebbene sembri impossibile che una donna vivesse così intensamente in tanti letti e trovasse tempo di annotare e commentare tutto, la grafomania che la distingue è ipotecabile. Ma se così non fosse? In altre parole, se la vera opera narrativa di Anais Nin non fosse nei romanzi (trascurabili) né nei racconti (spesso brutte copie dei diari), ma nella quarantina di manoscritti e dattiloscritti che ha lasciato come "testimonianza di una vita"? Avrebbe giocato un bel tiro a chi ha sempre creduto alla sua "spregiudicata franchezza". Molto meno ambigua è la prima parte di "Incest", dove ancora una volta la Nin esamina passo passo il triangolo dei suoi rapporti sessuali con June e Henry Miller. Di June, dopo averla avuta a letto, scrive: "E' sdradicata, puro movimento, niente penetrazione", e non fa ironia. Miller, invece, lo invidia perché "insegue continuamente la vita. E' la sua sessualità che lo distingue da Proust, Joyce e Lawrence... la continuità del suo presente, come io faccio su scala minore nel diario". Confessione, anche questa, nascosta? Dopo un rapporto orale con Miller e uno con Rank, distanziati di venti minuti, il giorno dopo dice a Miller: "Una donna dovrebbe nutrirsi solo di sperma". Una donna o la scrittrice?
 
(Romano Giachetti, "Nove giorni di lussuria", "La Repubblica",  12-02-1993)
 
 

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