Scritto da © Manuela Verbasi - Lun, 28/03/2011 - 16:44
Immagino le poesie come oggetti senza una consistenza materiale, ma dello splendore e del valore di una perla di mare.
Posso, mi chiedo, scrivere poesie da definire perle di mare? Raramente, qualcosa di buono, per il mio gusto, certo, fra tante cianfrusaglie che s'atteggiano a perle, ma chiaramente non lo sono, anche se fosse una, una sola leggendo la quale io per prima dicessi: che bella, sarei felice.
Nella vita di una persona che scrive e scrive, è possibile supporre che ogni cosa scritta andando a capo dopo tre o quattro parole, sia una perla? O una poesia? Per me, no.
E che ogni riga che viene scritta sia scritta bene? Ma no...
Allora partendo da questa analisi, com'è che ogni cosa viene ampiamente osannata e guai a chi osa dire che da osannare non c'è niente? (osa, osae, osae, osam, osa, osa, osae, osarum, osis, osas, osae, osi, ho tolto la erre iniziale).
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Sto studiando il comportamento dei poeti o presunti tali, in un paio di collettivi (oltre a Rosso ovviamente), e le cerimonie di grande prostrazione generale a cagate pazzesche (scusate il francesismo Fantozziano), ma cagate enormi veramente, non simil cagate, o cagate placcate oro, o silver cagate, no: cagate pure al 100%. La cagata in metrica perfetta, è l'apoteosi secondo me.
Ne esistono di svariate forme: in quartine, sestine, giapponesi (nakagata - haikagata e haiga-ga-tò), filastroccagate, in rima, naif, a bomba, a caso.
La sensazione spesso è che siano appena sfornate, ancora calde e odorose. E lì le buttano, al fiuto della collettività, abituata a tutto.
Vi prego, manteniamo dignità e siamo realisti, se ancora siamo in tempo. Una persona è una bella persona anche se non scrive tre perle al dì. Già fossero tre nella vita, sarebbe molto.
Non sto dicendo di non scrivere qualsiasi cosa, dico solo che non si deve pensare che tutto quello che scriviamo, sia degno d'esser apostrofato "poesia". A volte sono appunti, altri pensieri, altri esperimenti, altri traduzioni dal linguaggio comune al dizionariese. Ma la poesia è tutt'altro. O è tutto questo ed altro, in un mix che riesce bene di rado.
Ora sto studiando, il comportamento di un riconoscitore di cagate quando non è qui. Sembrerebbe che qui su Rosso, le stesse vengano individuate subito, suppongo, perché sono poche, mentre dove ce ne sono a tonnellate, si tende ad evitarle semplicemente indossando stivali in gomma, ascellari, e una molletta da bucato al naso.
L'analisi sugli scrittori è in pensatoio, la scriverò in un secondo momento. Servisse a qualcuno sapere come la penso :), seguirà, l'analisi del satiro, dell'introverso, del succube, della vamp (svampita), della squilibrata, del prof che sbaglia le doppie e i verbi, della smemorata, dell'eco (quel gran senso di vuoto che senti quando ci parli), dell'umido, del linguetta, dello schiavo, del trombone, della trombata, dell'illusa, della veggente, del nulla tenente (in testa), del genio incompreso, dell'invisibile, dell'invasato, del gufo, dello iettatore, del cafone, dell'onnipresente, dell'assenteista, del sono ovunque, del so tutto io, dell'io non so mai niente, del rimaiolo, della direttrice, del pacifista, del sobillatore, della frigida, della ninfomane, della buonissima, della copiona, del pop, del rock, del twist again, del misterioso, della presuntuosa, del tomber, della carota, della patata, del tuttologo, della lei non sa chi sono io, del focoso, della mangia uomini, del chi si accontenta gode, dell'anima de li mortacci sua.
Etc.
Manuela
(anche questa è una cagata pazzesca)
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