Allen Kurzweil - L’orologio di Maria Antonietta (2001) | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Allen Kurzweil - L’orologio di Maria Antonietta (2001)

 Allen Kurzweil “L’orologio di Maria Antonietta” (2001)
                       
 
Immaginatevi un bibliotecario che, oltre a occuparsi di libri per lavoro, i libri li ama. Un bibliotecario e un bibliofilo, quindi. Aggiungeteci un estroso e ricchissimo personaggio che si fa chiamare Henry James Janson III che lo contatta prima per la ricerca di un libro unico nel suo genere; e poi pian piano, conquistandolo con la sua cultura, la sua personalità e sfruttando le passioni comuni a entrambi, lo assolda per la ricerca di un misterioso e preziosissimo orologio, fatto costruire nel XVIII secolo proprio su richiesta di Maria Antonietta. L’orologio, pezzo unico e dal valore inestimabile, faceva parte di una collezione di altri oggetti già in possesso di Janson… solo l’orologio gli manca; e per averlo è disposto a cercare ovunque… e anche ad averlo con espedienti non proprio onesti. 
Inizia così, dopo una prima parte non molto coinvolgente dal punto di vista della trama ma degna di nota per tutti i riferimenti del caso inseriti dall’autore (che dimostra di possedere una cultura notevolissima anche e soprattutto in fatto di archivistica in ciò che riguarda il sistema di funzionamento di una biblioteca) la vicenda vera e propria che si articola come un giallo nel quale si è coinvolti attraverso atmosfere d’altri tempi nella ricerca di un oggetto che è un mistero –perché è stato rubato- e che a sua volta cela altri misteri… Sembra un po’ di addentrarsi in un labirinto infarcito di libri rari, citazioni dotte e marchingegni del passato, che coinvolge sempre più persone assolutamente diverse tra loro per provenienza e per estrazione sociale. Il finale è “nel senso della giustizia” , divertente e tutto sommato realistico.
Un libro particolare quindi questo, di non semplicissima lettura ma piacevole se si superano le prime pagine che forse, per la specificità degli argomenti trattati, possono rischiare di stancare o di non appassionare immediatamente il lettore.
 
Federica Venanzi
 

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