Il bardo dalla mantiglia nera - Piero Marengo | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Il bardo dalla mantiglia nera - Piero Marengo

Era appena uscita uscita in strada, la dama che ormai da anni catalizzava l’attenzione degli abitanti della piccola cittadina che, timidamente, le aveva dato i natali.
Passeggiava a passo sostenuto rispondendo con grazia ed eleganza al saluto rispettoso che le veniva donato, mentre i raggi del sole in una calda e primaverile mattina, le coloravano di porpora le belle gote.
"Se mi permetta, non posso più aspettare ancora, madame." si era tolto il cilindro un uomo sui quaranta, in smoking ed un papillon di color nero. "ho bisogno di sapere!"
"Non capisco, monsieur…" apparve imbarazzata, ella.
"Ero uno studente in lettere, all’epoca dei fatti, quando appena giunto in questa amena cittadina, le strade rifulgevano di disquisizioni letterarie, la spiaggia era piena delle vostre orme, le scogliere erose dalla schiuma delle maree, le stelle si erano magicamente moltiplicate, come le eclissi. Un equilibrio s’era infranto… oppure un ordine s’era adempiuto!"
La dama chinò il capo.
"Non so di che cosa sta parlando, monsieùr."
"Lo sa bene, madame. Di quando giunse qui il bardo con la mantiglia nera… che cosa accadde davvero?"
La dama lo fissò intensamente.
"Effettivamente tutto mutò con il suo arrivo, monsieùr. Alto, castano, con una coda lunga e raccolta da una fascia di raso nera, una ampia mantiglia che gli sfiorava gli stivali e che si agganciava al collo della camicia da un cordone di velluto. Portava fra le mani una rosa, che come un edonista, la rigirava su stessa mentre passeggiava. Ogni qualvolta che s’avvicinava all’imbarcadero, le spire di vento aumentavano radicatamente e talmente le volute della mantiglia s’aprivano in curiose piroette che pareva fra lui e Zefiro ci fosse una sacralità. Eppure Fobos, era inespressivo e portava con sè una grande malinconia, quasi il mondo tutto fosse un’indifferenza in confronto a lui: ecco, questa era la magia di Fobos. L’esacerbato conflitto che esercitava il suo interiore con il suo esteriore: perché, nonostante tutto, chiunque gli si avvicinava, riceveva un’energia positiva, una forza misteriosa che lo attirava ineluttabilmente a lui. Ma quel che avvenne il primo giorno, quando correndo fra queste strade m’imbattetti in lui, fu completamente diverso: per un attimo, e stavolta un sorriso gli si tampò per la prima volta sul viso. Tante donne fra le più belle gli scorrevano dinanzi senza che un minimo sguardo lo attirasse: nel momento in cui mi chinai per ridargli la rosa caduta, che quel contatto fra le nostre ditò lo rianimò. Il suo sguardo s’accese di quella fiamma di vita che si risveglia da un lungo letargo, e accadeva ogni qualvolta le nostre strade s’incrociavano. Fobos mi faceva un inchino galante con il capo, io arrossivo come un’adolescente alla prima cotta, mentre mi fermavo ad osservarlo di nascosto quando il suo essere lo faceva rimanere fermo sulla banchina, a contendere con i venti e la furia degli oceani. Sembrava che accadesse questo, erano troppe le coincidenze! Ed io dovevo far qualcosa, dovevo rompere questa contesa: l’anima ha bisogno di requie, di risorgere dalla sue ceneri, e Fobos urlava il suo asilo ad ogni cattedrale che incontrava. Fu una sera, mentre sola erravo nei miei pensieri, in mansarda, che lo scorsi in piedi, in balia della natura impetuosa. Il tempo minacciava pioggia, un addensamento di nuvole aveva dato un maggior tono scuro, ed io ero davanti ad una scelta. Quando lo raggiunsi, una pioggerellina stava languendo ingrossando le amari acque dell’oceano: ci guardammo per un istante, e la tempesta quella vera scoppiò in quel momento. Presi il suo viso e lo nascosi fra le mie mani, baciandolo sulle labbra addolcite dalle gocce divine: il vento, quasi rispondesse ad un incantesimo, ci legava sempre più in una stretta, i flutti si risvegliarono elevandosi fin sopra a noi, e noi eravamo lì, il bardo e la rosa! Quella notte fu lunghissima, ero stesa mentre fissavo il tetto di vetro della mansarda che veniva crivellata dallo scrosciare della pioggia. Che cosa avevamo fatto? sconvolto gli equilibri della natura con un sol bacio! All’alba, raggiunsi l’imbarcadero, cercavo qualcosa ma non sapevo cosa, e lo trovai: una cassetta di legno, dove all’interno vi era una lettera avvolta da un nastro di seta.
Di me, ritrovai l’essenza pura dei desideri incastrati fra due rocce, quella dei rimorsi e quello della sua prigioni…  Il bardo dalla mantiglia nera
Quella sera Fobos era li, nel pieno della sua bellezza, occhi sfavillanti d’amore per me e quando le nostre bocche avide si fusero, ancora una volta, straordinariamente la natura ci fece partecipe dei suoi prodigi. E ancora, quella cassetta era fra le roccie con dentro una seconda lettera:
D’ogni fibra di te io anelavo, d’ogni goccia della tua passione io ho bevuto e attraverso le mie labbra mi son inebriato della tua vigna fino ad essere schiuma per il tuo corpo nudo e olio per i tuoi capelli…    Il bardo dalla mantiglia nera
Ancora una notte insonne, mentre quella lettera la poggiavo sul mio corpo nudo, quasi io sentissi il suo su di me. All’alba, era ancora lì, una terza lettera.
Scioglimi dei tuoi sapori mentre affondi i tuoi respiri nei miei. Ogni viaggio delle mie mani attraverso la tua nudità ti poteranno ad una sola meta…    Il bardo dalla mantiglia nera
Vivevo ogni attimo di quelle certezze nella musicalità di quei versi, nulla sapendo di ciò che avrebbero scaturito di lì a poco: Egisto, un mio corteggiatore estremamente geloso, lesse una di quelle lettere e colto da un eccesso d’ira, corse dirigendosi all’imbarcadero, coprendo di contumelie Fobos: fu un attimo, perché Egisto lo colpì all’inguine con una lama che nascondeva nella giacca. Tutto si consumò in uno spazio tempo troppo breve, tutto davanti ai miei occhi. Quella sera, la natura si scagliò contro di noi con una furia inaudita, ma non servì a ridarmi la vita di Fobos che avevo fra le mie mani. Un sorriso luminoso splendeva sul suo viso contratto, neanche la morte gli aveva eclissato la sua bellezza."
"Egisto fu ritrovato al largo, dieci giorni dopo." intervenne l’uomo.
"La natura si ribellò, come ho detto poc’anzi. E lui  ne fu coinvolto."
La dama e il gentiluomo si fissarono intensamente. Erano giunti davanti ad una croce, ov’era deposti un mazzo di rose ed un foglio arrotolato e legato ad uno stelo.
"Mi sorprende e ne sono anche onorato, come madamoiselle Nike si sia confidata con uno sconosciuto."
Ella le sorrise con candore:
"E’ da quel giorno che sulla tomba di Fobos, ogni sabato viene deposto un mazzo di rose con un foglio arrotolato, sul quale c’è scritto una poesia con una sola e unica firma."
Il gentiluomo, con un lieve inchino, gli domandò:
"Mi piacerebbe…"
Elegantemente, Nike si spogliò la mano dal guanto bianco porgendola al gentiluomo:
"Il bardo dalla mantiglia nera!"

Piero Marengo


-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione Paolo Rafficoni
-Racconto di Piero Marengo
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