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Baudelaire, gli oceani, la modernità, ed il sublime - l'uomo, il Poeta maudit

 

Baudelaire, gli oceani, la modernità, ed il sublime
 
Baudelaire, ovvero l'uomo, il Poeta maudit

"Ognuno di noi può esprimere soltanto ciò che è".
Chi ha mai detto questa enorme, smisurata, eccelsa, abissale, vana, ondivaga quanto vanitosa cazzataverità?
Forse l'ha pensata durante una sofferta digestione un grande presocratico, forse Platone, o Aristotele, o Kant, o Nietzsche, o forse lo pensava Einstein mentre mostrava la lingua, forse l'ho letta dal parrucchiere su una qualche rivista da barbiere appunto o, forse me la son detta io, taglioavvenuto, in un rarissimo, folgorante momento di lucidità.
Voi ridete, senza riflettere, pronti ad una battutaccia, ma pensateci: non è forse vero che a ben ponderarci su, tutte le verità sono cazzate e potrebbe essere vero il contrario?
Sono, cioè, utili od inutili, eppure non esistono. Forse, la verità in noi, su di noi, sul nostro mondo, non esiste! A ben guardarci, è un inferno.
Il progresso umano, basato sull'esperienza, sulla scienza, è nutrito e si nutre non di verità, ma di deduzioni ed induzioni che esigono poi una dimostrazione, un’altra, seconda, terza, quarta e via andando esperienza, e le dimostrazioni, per rivestire carattere scientifico, esigono a loro volta che se ne possa dimostrare l'indimostrabilità, che, cioè, da esse possa scaturire in futuro un ulteriore elemento: una o più novità, soli fattori che permetteranno di continuamente progredire, di fare, quindi, nuove esperienze.
E' insomma, la nostra esistenza di umani, un continuo work in progress: nulla di definitivo, finché la vita continuerà.
In caso contrario, dovrebbe escludersi a priori ciò che è chiamato avere "un'ulteriore possibilità".
Indubbio che ciò avverrà, chissà quando, ma quel quando significherà un bell’" amen ".
-Taglio, ti sei impazzito, ma si comincia così una recensione? E che cazzo…! E poi, cosa vorresti dimostrare, che digressione è mai questa? E, soprattutto, cosa c'entra con Baudelaire? Visto che sei un burlone, "un pataca ", ci aspettavamo qualcosa di frizzante, spiritoso, divertente, canzonatorio come nel tuo stile; insomma, qualcosa di assolutamente diverso.
Così, ci fai solo dormire! Ostrega, per rimanere in tema di rosso web!
Invece, io credo di essere perfettamente in tema, parlando del primo uomoPoeta maledetto della nostra "modernità".
Maledetto perché, il suo, è un viaggio nell’inferno. Senza maiuscole, senza verità, senza maestri, senza uscite, senza Dio questa volta, senza poter riveder le stelle.
Il suo Viaggio è un aggrapparsi ai vetri, ed un continuo scivolare verso abissi sconosciuti, loci horridi, verso la propria, voluta, cercata, immanente autodistruzione.
La sua disperazione per un mondo così fatto, una volta appurata la scoperta del Male dentro se stesso e negli altri, esige solo palliativi: vizi, paradisi artificiali ove andare a riparare come un piccolo, frastornato tetto sulla testa; per intravedere il Bene, le stelle, egli sa che esiste un solo rimedio: correre incontro alla morte.
Un’unica consolazione il Poeta si sforza di cercare, persegue, trova forse, in questa vita terrena, per elevarsi: l’esperienza della Bellezza, delle cose inutili, dell'Arte.
La poesia, colori, suoni: cioè la possibilità dell'uomo di cantare se stesso ed un nuovo mondo sensibile; di creare, o meglio ricreare, le immagini della terra, di avvalersi di strumenti ricavati da questa Natura per una nuova contemplazione della medesima.
Un abbandono universale, come la musica è.
Studiava ed amava Beethoven, infatti; Delacroix era suo intimo amico, così come Constantin Guys.
Ed egli, allo scopo, inventa un nuovo linguaggio, che nulla ha a che fare con il Romanticismo, in cui vive, di cui è comunque pervaso fino ad essere definito un romantico; inventa un nuovo linguaggio poetico fatto di prosa ritmica, di invenzioni, di crudezze inaudite e fino ad allora sconosciute. Inventa nuovi simboli, disgreganti e disgregati, assoluti; li riassembla, inventa quello che poi sarà chiamato Simbolismo.
A sua difesa, a difesa dell'uomoPoeta, conserva solo gli "alessandrini" (gli endecasillabi della tradizione francese) e le rime, alternate e contigue, perché a qualcosa quell'uomo ha pur bisogno di aggrapparsi, per non sprofondare.
Come un naufrago, è un naufrago.
E non vi sono tensioni verso l'alto, verso gli Ideali come nei romantici classici, perché il cielo è oscuro e l'approdo, l'approdo manca.
Quello di cui sopra, la Bellezza, rimane quindi solo un mondo vagheggiato, illusorio, un qualcosa che, continuamente, in tutti i Fleurs du Mal, gli frana sotto i piedi, che lo risospinge all'inferno. Nel mondo suo, quello personale, ed in quello che gli sta intorno, degli altri: nel reale, egli non vede scampo alcuno.
Una consolazione, la più pura ed alta, ma una mera consolazione rimane l'Arte, appunto.
Ed egli desidera, prova, a farsi inutile."A sparire.
Deve, deve "sparire". E' questa la soluzione!
Ricordate il suo giudizio, le opinioni, lapidarie, espresse nel 1848, prima dell'avvento della II Repubblica.

Alzate gli occhi, curiosoni, e leggete la parte sopra: Succinta Vita ed Opere, punto 1848!

Segue: gli Oceani

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-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione Paolo Rafficoni
-Immagine tratta dal Web
-Editing e correzioni: Alexis, Livia Aversa
-Testo e ricerca dal web di Gabriele Menghi [taglioavvenuto]

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