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Al farsi del mattino nel parco

Al farsi del mattino nel parco
per refolo sparuto e stento
pur plana da ramaglie dorate
qualche fronda nei viali;
cani, in libera uscita,
ma al morso del guinzaglio
marcano domini altrui
o inquietano piccioni isolati;
vecchi su panche mezze sgangherate
spolverano memorie tristi o liete
di parlanti giorni passati.
Il sole sale, la terra scalda
corre il baio del tempo
fra pensieri non detti e non uditi
poi bruca tra istanti muti.
E ancora l'ortica si mostra
nell'aiuola di ghiaia
che al solleone brucerà all'afa.
Ecco ancor lì la gazza audace
spintasi fino al cassonetto
a cercare qualcosa da beccare
e precedere altri famelici.
 
Altrove e chissà dove
tante cose stanno accadendo
qualcuna tiene, altre schiantano
effonde il vano, gemono illusioni.
Ognuno per la sua strada
accerchia invisibile la morte la vita
che fa testamento del suo vuoto.
Beati i galli e le oche
già alle prese con i fosfori
smart tablet e cellullari
che tanto scomunicano e ignorano.
A sentire la voce dei giornali
ai più manca l'essenziale
e strano ancora fanno scalpore
i disonesti pizzicati
in fragranza di reato:
non passa più di un giorno
che o di qua o di là
nelle sue forme varie
la pazzia non esploda.
Dolora e abbatte il presente
non la vecchiaia ma la giovinezza
che non mi appartiene e all'oscuro
per tanti deve edificare un avvenire.
 
Occuperò anch'io una panca vuota?
Indugio,  si..no, decido:
aspetterò che il primo che passi
mi lanci un saluto e un sorriso.

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