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Stanchi di approdi traversate e bufere

Stanchi di approdi traversate e bufere
abbiamo abbandonato il timone, alla deriva
chissà dove ci arenerà il vento o il maroso;
declina il sole, già imbruna
la bruma incombe, verranno le tenebre
altro ancora fagociterà il tempo che procede
e vecchiaia al limite sospinge.
Percuote e sale il ritmo del silenzio
il corpo che si appresta al riposo
stanco quasi più nulla dice;
sotto arco stellato tremante mortale
confronterò il finito con l'infinito
e porrò domande ad un improbabile Dio,
all'ingesso di addotti ricordi
una tristezza mi torcerà il cuore
più ombre si allungheranno
patirò evocando perduti amori
allegrie decedute, ceneri di giovinezza
altre vertigini, per altezze di buio
che l'età porta con se, soffrirò.
La vita lunga o breve che sia
non è che un fugace fluire
che va dal grembo alla tomba.
Oh morire nel sonno sognando di morire
o per sempre perdere i sensi all'improvviso!
Si fermasse la nave nelle acque alte
e con la velocità del sogno sprofondasse
come piombo nell'abisso!
In questo assolo di desideri nefasti
in cammino, senza conforto
non voglio consultare sapienti e dotti
e, inafferrabili, pure con il tutto e il nulla
sciopero ad oltranza ho dichiarato!
 
 

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