Scritto da © Antonino R. Giuffrè - Mar, 17/06/2014 - 11:22
Guardatemi. Rugata è questa mia giovane pelle
come d’un vecchio che rimastichi a lungo
fra un caffè caldo e un mea culpa, la morte.
Disadattata coscienza. Questa che di me
fa una stinta presenza in stinti gentami,
unica mia certezza di vita. Guardatemi.
A questi occhi di cinìgia come al vento
canne leggere s’appiglia l’ultimo fraintendi
mento: che più forte sarà d’inverno la porpora
della ciliegia. Ho sempre provato. Sempre fallito.
Che si scorpori la speranza dalle lacrime
o la luce fenda come una spada il mio
cuore da atrio ad atrio, ha nulla importanza.
come d’un vecchio che rimastichi a lungo
fra un caffè caldo e un mea culpa, la morte.
Disadattata coscienza. Questa che di me
fa una stinta presenza in stinti gentami,
unica mia certezza di vita. Guardatemi.
A questi occhi di cinìgia come al vento
canne leggere s’appiglia l’ultimo fraintendi
mento: che più forte sarà d’inverno la porpora
della ciliegia. Ho sempre provato. Sempre fallito.
Che si scorpori la speranza dalle lacrime
o la luce fenda come una spada il mio
cuore da atrio ad atrio, ha nulla importanza.
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