Scritto da © Antonino R. Giuffrè - Lun, 25/08/2014 - 09:41
Vedi, se anche adorezzasse sulle tue guance
miti come per miracolo in un solo spiccato
bàtter di ali, la rugiada che ruscella ora
dai miei occhi (ancorché silenzioso,
dolore più vivo d’una falena danzante, dal
primo raggio furtivo, dopo la dolce notte,
di ala in ala lesta trapassata), tu, che forse
per consolarmi ancora sciorini pallide parole
che neppure pensi, tu tuttavia non mi
capiresti, perché queste lacrime son mie,
perché questo dolore che provo è tutto mio, e
anche quando per ventura tu lo volessi, mai una
una sola parte potresti prenderne, per regalarmi
d’un sorriso non meno d’un petalo di rosa. Vedi,
neanche tu basti. Nessuno può comprendere
nessuno. Siamo ciechi, io e te. Mi vuoi bene,
dici, ma è tutto inutile. Già mentre vado via
so che tu non ti volterai per cercarmi tra la folla,
come in un guscio di lumaca chiusa in te stessa
è come il mio il tuo dolore, irredimibile.
miti come per miracolo in un solo spiccato
bàtter di ali, la rugiada che ruscella ora
dai miei occhi (ancorché silenzioso,
dolore più vivo d’una falena danzante, dal
primo raggio furtivo, dopo la dolce notte,
di ala in ala lesta trapassata), tu, che forse
per consolarmi ancora sciorini pallide parole
che neppure pensi, tu tuttavia non mi
capiresti, perché queste lacrime son mie,
perché questo dolore che provo è tutto mio, e
anche quando per ventura tu lo volessi, mai una
una sola parte potresti prenderne, per regalarmi
d’un sorriso non meno d’un petalo di rosa. Vedi,
neanche tu basti. Nessuno può comprendere
nessuno. Siamo ciechi, io e te. Mi vuoi bene,
dici, ma è tutto inutile. Già mentre vado via
so che tu non ti volterai per cercarmi tra la folla,
come in un guscio di lumaca chiusa in te stessa
è come il mio il tuo dolore, irredimibile.
»
- Blog di Antonino R. Giuffrè
- 327 letture