Scritto da © Antonino R. Giuffrè - Ven, 20/06/2014 - 07:21
Vivo in una stanza di specchi opachi. È qui
che la notte imbevuta di striduli suoni
oltreumani, goccia a goccia si riversa come
la sabbia di una clessidra. Tutte le puttane
dei tropici sono qui, discinte, a farmi
compagnia in questo sabba nero di intra
pensieri erotici. – A te, dal tuo fermo
suggerò il miele e la vita: più ti pari
sotto una coltre d’impotenza, più ti de
nudi. (Così fan loro, con voce piana,
nell’indolenza). Ed io che a destra mi
muovo, muto, per una elisia finestra, da
cui la luna seguo tra vortici d’argentana.
Loro, viscidi corpi di serpi al mio fallo
insanguinate e folli: dappertutto, le sento
mentre fradicio di sudore il petto collassa
e le vene gonfiano come sul mare le vele.
Le sento. Quali stringenti capestri alla gola
i seni d’acquaforte. È dall’età di tredici anni
ed ero un ragazzino, che gioco con la morte.
che la notte imbevuta di striduli suoni
oltreumani, goccia a goccia si riversa come
la sabbia di una clessidra. Tutte le puttane
dei tropici sono qui, discinte, a farmi
compagnia in questo sabba nero di intra
pensieri erotici. – A te, dal tuo fermo
suggerò il miele e la vita: più ti pari
sotto una coltre d’impotenza, più ti de
nudi. (Così fan loro, con voce piana,
nell’indolenza). Ed io che a destra mi
muovo, muto, per una elisia finestra, da
cui la luna seguo tra vortici d’argentana.
Loro, viscidi corpi di serpi al mio fallo
insanguinate e folli: dappertutto, le sento
mentre fradicio di sudore il petto collassa
e le vene gonfiano come sul mare le vele.
Le sento. Quali stringenti capestri alla gola
i seni d’acquaforte. È dall’età di tredici anni
ed ero un ragazzino, che gioco con la morte.
»
- Blog di Antonino R. Giuffrè
- 376 letture