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I fratelli De Filippo -Peppino-

Ecque qua Pappagone
N’ata vota io, buon Palluotto, vengo a scocciarvi e, levato da mezzo Totò, vi propongo Eduardo, anzi di più: “I fratelli de Filippo”
 
 
 
A visita
 
 
-Dottò, mi sento male,
credetemi sto buono arruvinato,
me pare ‘nu spitale,(1)
già se po’ dì ca songhe trapassato-
 
 
-Embè, sentiamo, chi ti ha visitato?
 
 
-‘Nu farmacista tanto amico mio…-
 
 
-E si capisce! Allora, santo Dio,
che te puteva fa nu farmacista?
In queste cose nce vo’ ‘o specialista,
e questa professione spetta a nuie.
Va trova che papocchia t’ha cuntato…(2)
Sentiamo: che sciocchezza t’ha ordinato?-
 
 
-M’ha ditto ‘e chiammà a vuje!-
 
                                                            Peppino De Filippo

 

Note

(1)  Ospedale.

(2)   Che sciocchezze ti ha raccontato.

 
 
 
Eh, don Peppino!  La “polesia” sua non era come quella di Eduardo, era tutta un’altra cosa. Mentre la “polesia”di Eduardo (e anche la mia) fa pensare e va oltre i “verzi”, quella di Peppino è “fina” a se stessa e tiene un unico scopo: divertire la “genta”, non farla pensare ai guai suoi.
E così è pure tutto il Teatro “peppinesco” nello quale “imbera” la Regina Risata, come per esempio in “Don Rafele ‘o trumbone”, “Non è vero ma ci credo”, “Cupido scherza e spazza”, “Metamorfosi di un suonatore ambulante”. Ma le migliori cose Peppino le ha fatte a cinema, chi si scorda la coppia con Totò?
“Totò, Peppino e la malafemmina”, “Totò, Peppino e i fuorilegge”, “Letto a tre piazze”, “Chi si ferma è perduto”, e poi film d’autore come “Boccaccio 70”, “Luci del varietà” di Federico Fellini. E in televisione chi si è scordato di Pappagone?
 
Pappagone
 
Ve lo ricordate il “gerco” pappagoniano?  “Ecque qua”,” anzio”,” piriché”,” gnorsi”,” tante esequie”. Mi facevo un sacco di risate quando Peppino nel 1966, durante il programma “Scala reale” ci presentò Pappagone. Aspettate, mo vi dico “un chicco”, na cosa nove.
Dunque Pappagone non fu proprio inventato allora, ma molto prima. Questo era un personaggio della commedia di Paola Riccora “I casi sono due” e si chiamava Gaetano Espositi. Peppino gli cambiò i “che ho notati” e lo “fecio” diventare il fenomeno televisivo degli anni sessanta, l’ultima maschera italiana con un linguaggio colorito che entrò nel linguaggio comune di quel periodo.
A proposito di “polesia” che fa pensare, leggete qui di seguito una mia.
 
 
L’Ape Maria
 
 
"Zzzzzzzzzzz, zz, zzz.
zzzzz, zzzzzzzzzzzzzz.
Zz, z:- Zzz,zzz!-
Z!!!"
 
 
Eh…Si deve capire, S’ha da capì!
 
Vostro umilissimo S. Palluotto.
 

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