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i ricoverati alienati

noi amanti siamo della solitudine
rendiamo sete solo alla sua fonte.

non rumore di sillabe
ma mormora il silenzio
nella cura martoriata il volto 
di una creatura persa
che risulta incompresa.

intorno solo sprazzi di luce
e non c'è voglia alcuna
di usare machete
sull'orlo dell'indifferenza.

si preferisce stare
a guardare senza capire
a sentire senza ascoltare.
vedi in questo istante
allora che il tempo
scivola piano
senza accorgersene sulle dita.

stiamo su fili stesi,invisibili,
ma senza panni appesi,questi
sono su abiti fasulli,
su maschere gitanti
che non credono nelle ricerche.

robot di meraviglie,all'avanscoperta
e menti invalidate che vanno sui cumuli
e vedono i corpi fragili
come se fossero polvere.

qua dentro langue la parola
e stenta la comunicazione,
muore sul nascere.

ma di chi ,come te giace
ne cogli scintilla accesa,
a fior di lume.

io non mi perderò più
in sottili movenze.
ora arranco con fatica 
sul raggio che filtra,
ma non è superbia
il dimostrare fragile scorza,
sta solo nel succo di questa
medicina che ad ore precise
devo prendere.

come mio solito
do un giro di vite
sempre a queste note stonate,
sperando che non rimangano
nel petto come uno sguardo triste.

risulta che non perdi che attimi,
e malgrado debba darti la mano
mia fiera nutrice ,
non sono saggia,
respingo la melma che mi prende
e ritorno in superficie

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