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Differenze di senso.

           
            Spesso mi trattengo in facoltà anche se sono da solo, una volta terminate le lezioni. Magari vago un po’ in silenzio nella biblioteca di istituto per rileggere con calma qualche dispensa, ma di fatto accarezzo già tra quelle mura le idee ingarbugliate che mi girano come sempre dentro la testa, e che mi portano ad immaginare il momento in cui sarò a casa dei miei, nella mia stanza, nel riprendere in braccio questo basso acustico. Qualcuno non mi prende sul serio quando spiego che suono questo strumento in un gruppo di jazz, perché tutti sono abituati al contrabbasso per questa musica, oppure al basso elettrico, ma a me non interessa niente, con l’uso di un paio di guanti leggeri riesco subito ad ottenere un suono caldo e corposo dalle mie cinque corde rivestite di bronzo. Certe volte nella mia stanza mi raggiunge Lorenzo, questo batterista ancora ragazzetto, magari anche per sostenermi mentre cerco di migliorare qualche passaggio dei nostri pezzi. Non ci conosciamo da molto tempo io e lui, però abbiamo una stessa sensibilità musicale, così quando gli faccio sentire qualcosa, lui sa dirmi subito in maniera fruttuosa che cosa realmente ne pensa.
            La musica possibile credo sia stata suonata già tutta negli ultimi decenni del secolo scorso, però concentrarsi nello sviluppare anche soltanto alcuni di quei vecchi materiali, spinge chi suona come me a vedersi aprire di fronte degli spazi musicali enormi, tanto da sentirsi portato ad andare sempre più avanti. Il mio basso risponde fedele ai miei stimoli quando lo suono, ed anche se non cerco di sfoderare chissà quale tecnica, mi sento spesso soddisfatto da quanto riesco a proporre agli altri del gruppo. In una formazione come la nostra il basso è un sostegno essenziale, e specialmente in certi pezzi tutto sembra girare attorno alle linee che riesco a disegnare con le mie timbriche. Per questo non ero del tutto d’accordo quando Lorenzo mi ha parlato con entusiasmo di questa pianista classica che avrebbe potuto venire a suonare con noi. Non ne vedevo del tutto la necessità, tanto più che con cinque componenti le cose ovviamente si complicano, ed anche da un punto di vista armonico per me suonare il mio basso si fa decisamente un po’ più difficile.
            Però nel momento in cui lui mi ha portato una registrazione di questa Franca mentre suona da sola sulla tastiera un pezzo proprio, mi sono reso conto che tutto con lei potrebbe essere davvero migliore. Il pezzo che questa ragazza ha messo insieme proprio per il nostro gruppo, appare subito estremamente complesso, però la sfida ad infilare tra i suoi accordi i miei suoni di basso, mi ha quasi elettrizzato solo ascoltando la registrazione, dando un impulso nuovo e inaspettato alle mie corde e ai miei suoni. Naturalmente dovremo attendere il momento in cui saremo tutti insieme in sala prove, quando cercheremo di amalgamare i nostri diversi strumenti, conservando comunque la matrice originale del gruppo. Attendo con impazienza quel momento, anche se so già per certo che sarà un esperimento dai risvolti piuttosto interessanti.
            Poi torno a casa con il mio zaino pieno di libri e di appunti, e subito dopo arriva Lorenzo, giusto per dirmi che oramai è tutto pronto per giovedì. Finalmente conosceremo questo fenomeno di pianista, penso io, e così si potrà vedere come organizzare la musica che verrà fuori insieme a lei. <<Non so se ho fatto bene a proporla>>, dice però adesso Lorenzo. <<Anche se non ci trovassimo troppo a nostro agio con lei, in seguito sarà sempre più difficile dirglielo, considerato che Franca ha anche un carattere chiuso e introverso>>. La musica è incontro e confronto, penso. Non è proprio possibile, al punto in cui siamo, preoccuparsi di sfumature che appaiono quasi senza alcun senso. Dobbiamo andare avanti, provare le soluzioni migliori, mettere insieme esattamente quelle idee che ci sembrano più adatte alla musica nostra, e questo è un percorso che può essere intrapreso soltanto lavorando per tentativi, scartando volta per volta ogni errore. Lorenzo mi guarda mentre accordo finemente il mio basso: è lui comunque quello che ha più entusiasmo di tutti, rifletto; e il nostro percorso può essere anche determinato da qualche intuizione naturalmente, mentre in ogni caso cerchiamo di essere sempre noi stessi nei fitti fraseggi che si riesce a produrre: alla fine è la nostra sensibilità da inserire nel gioco quella che conta, ed è la stessa che in un ambito musicale come quello che abbiamo scelto, farà sempre e comunque la vera differenza.
 
            Bruno Magnolfi   

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