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L'orrido

Tensioni nervose. La somma dei momenti di rabbia si accumula e la pressione sale sino a quando esploderà fuoriuscendo come un’impetuosa immensa onda di lava incandescente, bruciando emozioni e distruggendo tutto quello che abbiamo costruito. C’è chi non mollerà mai e verrà fuori dalle macerie con la stessa rabbia della vita. Dalla coltre di cenere uscirà potente come quell’esile stelo d’erba che irride alla morte.

Arrivò il vettore e scesero due agenti che si avvicinarono al telo. Lo alzarono e scoprirono il corpo dell’emozionale. La testa staccata di netto era a qualche decina di centimetri dal corpo che sembrava tremasse ancora dalla tensione della vita che velocemente scivolava via. Dalla carotide usciva sangue vermiglio copioso, spinto dal cuore ancora pulsante, mentre la testa sformata dall'ultimo spasmo di dolore era orrido nell'orrore. La piccola cascata purpurea alimentava ingrandendo il piccolo lago della morte. Le mani ad artiglio avevano tracciato piccoli solchi sul terreno ed erano l’inutile gesto di chi non aveva più niente a cui potersi aggrappare. Uno degli agenti chiuse il visore ricevette le istruzioni dalla centrale per effettuare le prime rilevazioni.
Poi si girò e guardò in alto verso l’Avatar di Victor; evidentemente stava scannerizando l’ambiente virtuale e si era accorto che non era solo.
Istantaneamente una luce abbagliante bloccó Victor e subito dopo, il buio completo, poi una stanza dove c'erano due persone sospese a mezz'aria. Due Avatar della NCSA si avvicinarono.
“Buona sera Victor. Abbiamo da farle qualche domanda. E’ disposto a rispondere?”
“Ho alternative?”
“Be… Victor lei conosce già la prassi”
Un cenno di assenso dell’Avatar fece capire che aveva accettato.
“Bene allora domattina venga in centrale alle 8:30... sala 12.”
Di li ancora il buio e poi il ritorno nei pressi della piazzetta. Il corpo dell’emozionale non era più visibile e al suo posto c’era una mezza sfera con scritto "scena del crimine".
Victor si tolse il visore doveva tornare a letto, l'indomani aveva un impegno che non poteva rimandare.

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