4- concorso anonimo - “di chi sono…questi anni? (Ché io mica me li sento, li conto soltanto.) | Prosa e racconti | concorso anonimo | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

4- concorso anonimo - “di chi sono…questi anni? (Ché io mica me li sento, li conto soltanto.)

magritte la valse hésitation.jpg
Fui seminata ai primi di un febbraio. Piovve. Poi uscì un sole da primavera prematura; uscì improvviso da nuvolaglie nerastre.
Insieme al sole, cadde grandine e ancora grandine.
Il buon contadino di una volta aveva, prima della semina, proceduto ad arare il terreno effettuando il sovescio del luppolino e della colza, poi la pacciamatura superficiale del terreno con uno strato leggero di ottimo letame dei bovini della propria stalla, i quali si erano, durante la stagione invernale, pasciuti soltanto di fieno dei pascoli appartenenti allo stesso agricoltore.
Aveva anche equilibrato il terreno, spargendo i calcinacci polverizzati della casa demolita con l’occasione, tuttonell’aspettativa di un nuovo, abbondantissimo raccolto.
Era in grazia del suo Signore, rispettavada tempo la legge biodinamica dell’intera filiera, la lotta biologica ai patogeni qualidorifera, grillotalpa ecc, coltivando canapa in prossimità dei filari. Ringraziava con un segno di croce prima e dopo i pasti estremamente frugali. Tutta la famiglia aveva adottato la dieta vegana. La sera, prima d’addormirsi, pregava e costringeva la moglie, insiemea lui, a battersi il petto chiedendo perdono per i loro peccati. Similmente, facevano ogni mattina appena svegli, prima d’alzarsi dal letto e andare al duro lavoro dei campi.
Ero stata selezionata accuratamente durante l’estate precedente, picchettandomi, lasciandomi poi ad inverdire per quaranta giorni ad aria, sole e pioggia battente, chiusa poi sacchi per proteggermi dalla luce affinché, al venire del mio tempo, germogliassi e partorissi convenientemente.  Infine, lasciata intera anziché tagliata in tre quattro fette. Inoltre, il buon contadino aveva verificato che non fossi sterile, cioè che fossero nati su di me almeno cinque sei sette otto nove germogli almeno, e che avessi cambiato pelle, da gialla -marroncina fossi divenuta quasi nera.
La grandine caduta per sette giorni di fila - tanta da aver imbiancato il terreno come il mese precedente ed il mese prima – non mi aveva ferita, ma mi interrò ulteriormente di buoni trentasei, trentasette, trentotto, quasi trentanove centimetri, sicché quell’anno non nacqui, né nacqui l’anno dopo e quello dopo ancora. Rischiai di degenerare, ma non degenerai in quanto la mia genitrice era forte e sana e così sua madre, e la bisnonna e la trisnonna di lei. Anche il buon agricoltore aveva avuto il padre, il nonno, il bisavolo ed il trisavolo sani e di buona costituzione, che avevano generato solanacee in gran numero, ma egli si intestardì, nonostante il parere contrario della moglie, la quale invece era una convinta assertrice della rotazione, e non arò più quel terreno. E il suo dio lo punì.
Non io certo, ma la stessa moglie poppando, ancora gli chiede, vedendolo in rovina, “di chi sono…questi anni? (Ché io mica me li sento, li conto soltanto.)
 
O'Malament

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 3 utenti e 6559 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Ardoval
  • Fausto Raso
  • Antonio.T.