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Edouard Osmont - La governante a giornata - Legge Ezio Falcomer

 
 
(da accademiadeisensi.podomatic.com )
 
Testo tratto da:
da AA.VV., Umorismo nero, a cura di Bruno Tasso, Milano, Garzanti, 1961.
 
Dovendo battersi in duello l’indomani mattina e essendo particolarmente ansioso di uccidere il suo avversario, il signor Tapinois si allenava a sparare alla pistola nella sala da pranzo.
Che cosa successe?
È piuttosto difficile immaginarlo. Fatto sta che, invece di centrare il bersaglio, la pallottola ammazzò, netta e precisa, la governante a giornata, che stava lavorando piuttosto lontana, in cucina, in fondo al corridoio, verso il cortile.
Seccatissimo, il signor Tapinois versò da principio qualche lacrima sul triste destino della governante a giornata. Le era affezionato, davvero; e questa ragazza gli riusciva, per essere sinceri, proprio preziosa.
Poi le possibili conseguenze di quello che aveva fatto lo atterrirono.
La presenza di una governante a giornata a casa di un celibe ancora in gamba può dar luogo a commenti piuttosto maligni. Non c’erano dubbi: nel quartiere qualcuno avrebbe insinuato, certo, che si trattava di un delitto passionale. E il gesto, in tutto e per tutto involontario, del signor Tapinois sarebbe anche potuto essere interpretato come un delitto premeditato. Il signor Tapinois sentì correre un brivido giù per la schiena.
La soluzione più semplice gli parve quella di nascondere il cadavere e di simulare così un ratto.
Prelevò da un armadio un grosso baule, cancellò accuratamente dalla placca di ottone il proprio nome, tutto scritto in maiuscole, prese fra le braccia il cadavere della governante a giornata, lo sistemò come meglio gli riuscì nel baule, abbassò il coperchio, strinse accuratamente le cinghie di sicurezza e, per sentirsi più a posto, chiuse accuratamente la doppia serratura.
Non so se ve ne siete già resi conto, ma niente al mondo dà una sete maggiore di quella che si prova quando si è ammazzato una governante a giornata, anche se non lo si è fatto apposta.
Assetato com’era, il signor Tapinois scese in strada e andò a piazzarsi davanti a un bicchiere di birra, nel bar dell’angolo. E intanto ne approfittò per riflettere.
Cominciò a chiedersi in quale paese lontano avrebbe potuto trasferire il suo baule per farne sparire il contenuto. Poi pensò, non senza una punta di amarezza, chi mai gli avrebbe portato il caffè a letto, l’indomani mattina.
Si disse anche che, se nel corso del duello fosse rimasto ferito, il medico, i padrini e gli spettatori che non sarebbero certo mancati non avrebbero potuto fare a meno di scoprire il cadavere e che da ciò sarebbero derivate conseguenze non certo simpatiche per la sua tranquillità personale.
Lo preoccupava inoltre la prospettiva di doversi lucidare da solo le scarpe l’indomani mattina.
Era ancora in questo stato d’animo quando tornò a casa. Allentò le cinghie, aprì il baule, prese una lanterna per vedere meglio e si piegò in avanti.
Maledizione!
Il cadavere della governante a giornata era scomparso.
Il signor Tapinois soffocò un grido di terrore e lasciò cadere la lanterna in mille pezzi.
Fu costretto a accendere un’altra lanterna.
Poi, pensando che forse qualche ladro si era introdotto clandestinamente in casa durante la sua breve assenza, fece il giro dell’appartamento.
Niente.
Passando davanti allo specchio, vide la propria immagine.
Era invecchiato di dieci anni.
Non capiva più nulla, sentiva il bisogno di riposare in vista del duello, e decise allora di coricarsi.
Entrò nella stanza e andò accanto al letto per prepararlo.
Orrore!
Dentro c’era il cadavere della governante a giornata.
Il signor Tapinois soffocò un grido di terrore e lasciò cadere la lanterna che finì in mille pezzi.
Due lanterne avevano sempre rappresentato il suo limite, e dovette di conseguenza accontentarsi di un moccolo.
Tornò accanto al letto. Il cadavere della governante a giornata era scomparso.
Il signor Tapinois si guardò nello specchio.
Era invecchiato di altri dieci anni.
Poi si spogliò.
Non so se l’avete notato, ma sono molti quelli che, prima di coricarsi, hanno l’abitudine di prendere qualche piccola precauzione.
Il signor Tapinois volle adattarsi a tale abitudine.
Aprì il comodino e prese un recipiente di maiolica dall’aspetto piuttosto volgare.
Orrore!
In fondo c’era il cadavere della governante a giornata.
Il signor Tapinois soffocò un grido di terrore e si lasciò sfuggire di mano il recipiente che finì in mille pezzi.
Intanto il cadavere della governante a giornata era già scomparso.
Il signor Tapinois si guardò nello specchio.
Era invecchiato di altri dieci anni.
Scoccò la mezzanotte.
Il signor Tapinois fu scosso da un brivido.
Poi si ricordò di aver dimenticato di montare l’orologio. Andò a cercarlo nel taschino del panciotto.
Era un vecchio orologio a chiave, che aveva ereditato dal nonno.
Il signor Tapinois aprì la cassa.
Orrore!
Dentro c’era il cadavere della governante a giornata.
Il signor Tapinois soffocò un grido di terrore e lasciò cadere l’orologio che finì in mille pezzi.
Intanto il cadavere della governante a giornata era già scomparso.
Il signor Tapinois si guardò nello specchio.
Era invecchiato di altri dieci anni.
Non sentendosela più di dormire, incominciò a passeggiare aventi e indietro nell’appartamento.
Ma i suoi pensieri erano lugubri.
Non si divertiva affatto.
Anzi, si sentiva piuttosto abbattuto.
Al punto di sbadigliare.
Sbadigliando aprì la bocca.
Orrore!
Dentro c’era il cadavere della governante a giornata.
Il signor Tapinois soffocò un grido di terrore, poi lasciò cadere la bocca che finì in mille pezzi.
Intanto il cadavere della governante a giornata era già scomparso.
Il signor Tapinois si guardò nello specchio.
Era invecchiato di altri dieci anni.
Vedendosi tanto vecchio, decise di fare testamento.
Si mise a sedere alla scrivania prese una penna e scrisse:
«Prima di battermi a duello domani e in previsione di un esito fatale per me, credo mio dovere fare testamento. Avanti di morire…»
A questo punto aprì una parentesi.
Orrore!
Dentro c’era il cadavere della governante a giornata.
 
Questa storia potrebbe, senza dubbio alcuno, continuare a lungo, miei cari lettori, molto a lungo. Ma, dato che ne ho abbastanza di voi, preferisco smetterla a questo punto.
 

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