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Essere soli

Ogni parte del mio corpo profumava di lui.

Niente era più come prima: i sapori, gli odori, i suoni. Tutto era legato a lui ed al suo essere in me. Le giornate erano scandite del battito del suo cuore e dal suo respiro caldo, pochi momenti per averlo accanto ma necessari per salvaguardare il mio equilibrio già così precario a causa d’insicurezze antiche e timori moderni.
 
Lo volevo come non avevo mai voluto qualcuno, alle prime luci dell’alba la mia eterna insonnia mi svegliava con il pensiero delle sue dita sulle mie labbra e lo sguardo puntato verso la sua nuca che si muoveva impercettibilmente segno di un sonno sereno, senza dubbi o riserve.
Eppure c’erano tutti e due, decisi e risoluti come punti neri in una storia pura e vera. Lui non poteva essere mio ed io non potevo essere sua. Perché? Perché la vita non è mai giusta e quelle poche volte che cerca di esserlo è solo grazie a quella dannatissima fortuna che capita solo agli altri.
Gli altri, gli stessi che ci avrebbero voluti separati, distrutti dal dolore della perdita,  sarebbe stata la cosa giusta da fare per tutti,giusto? Sorriso beffardo nel mio volto che soffriva: giusto e sbagliato. Chi dettava le regole del buono e cattivo? Di certo non io. Volevo solo vivere senza rimorsi, senza rimpianti. Semplicemente vivere. Eppure era così difficile.
 
Impossibile. Parola spesso ripetuta nei nostri dialoghi infiniti prima e dopo aver fatto l’amore, quell’amore che non accennava ad andarsene per giorni interni. Muovevo una mano, inclinavo la testa, abbozzavo un leggero movimento ed eccolo su tutto il corpo. L’odore della sua pelle. Un respiro profondo per prolungare il piacere del ricordo e poi di nuovo sui binari della realtà e di nuovo quella parola nella testa. Impossibile.
Lo sapevo come lo sapeva lui. Nulla dopo il nostro primo bacio sarebbe stato come prima. Eppure era capitato tutto così per caso, quasi senza rendercene conto i nostri corpi si erano cercati e si erano amati. Una carezza sulla guancia, il mio volto arrossato dall’emozione e dal timore di sbagliare. Il suo sguardo fisso su di me, il respiro affannato ed i corpi rigidi in attesa. Tutto era diventato ovattato ed irreale. Intorno a noi la vita continuava eppure non riuscivamo a smettere di amarci.
 
Ma amarsi non bastava, sarebbe stato troppo semplice e la mia vita non lo è mai stata. Caotica, burrascosa, sfrenata, irriverente, ogni aggettivo oltre le righe poteva descriverla quindi la semplicità non era proprio una mia caratteristica. Non avevo cercato l’amore eppure l’avevo trovato e nel luogo meno adatto.
Per la prima volta me ne rendevo conto, quello che stavo facendo era sbagliato. Il mio cuore poteva urlare alla mia testa in ogni lingua possibile eppure dovevo, per una volta, cercare di salvare chi si stava avvicinando troppo al mio precario equilibrio dettato da nessuna regola verso i sentimenti degli altri.
Volevo che se andasse perché l’amavo così tanto da capire che solo così poteva rimanere per sempre nel mio cuore. 
Meritava la serenità del suo mondo, meritava di rientrare e trovare qualcuno che saltava per abbracciarlo mentre percorreva il corridoio per raggiungere chi aveva deciso di passar accanto a lui il resto della vita. Non ero io e non lo sarei mai stata.
 
Così è andata e non posso distruggermi nel dolore. Non riesco ancora a stendere un velo e sò che dovrò lottare per recuperare quel pezzo di cuore che mi si è distrutto mentre lo guardavo e riuscivo solo a dire che era finita. Nessuna spiegazione, nessun blocco della voce, nessun accenno dal mio corpo. Dire altro sarebbe stato come ammettere il perché della mia decisione e dover lottare contro la voglia di accettare la richiesta di rimanergli accanto nonostante tutto. Impossibile.
 
In fondo, quelli come noi, sono destinati ad essere soli.
 

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