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Il lungo metraggio

 
Il pubblico in sala vorrebbe tornare. Più tardi
– il biglietto consente una ed una sola
proiezione – l’attore potrebbe darci
ripetizioni.
                        Lei ha vinto un oscar. Lei,
la Terra, nel ruolo del vasaio, ha dovuto
lottare per avere questa parte.
                                   Pensala come vuoi,
se non ti dà una mano è perchè non hai capito
il ruolo, farai la comparsa e basta.
                                   Lei viene da lontano.
Era rozza, ma girare tanto affina. Tutto da sola ha fatto,
il trucco cela perfettamente i guasti dell’età.
                                   E tutto non è abbastanza.
                                   Sparirà.
Parliamo della trama: contiene elementi originali.
Signora Owen compresa:“Non porto le mutandine
confidò lei”.
Durante le prove, molti di noi sbagliano i dialoghi.
Spezziamo una lancia in favore del linguaggio:
Ha un tempo preciso e loro vanno fuori,
anche le guest star, persino nei sottotitoli.
Questo road-movie poggia sulle misure:
sii preciso o te ne vai e non conti più di una pagina
strappata. Verranno altri, saranno echi e doppioni: sempre
le stesse scene, però da inquadrature diverse.
Qualcuno intanto si scioglie, qualcun altro insorge:
Fuori, uscite uscite: fuori!
                        Avete già visto e provato,
                        riposate.
 
                                   Il regista, nei titoli,
                                   ha un nome d’arte.
 
 
In corsivo: John Ashbery, da Planisphere (Ecco, 2009) - Mondadori - Trad. di D. Abeni e M. Egan.

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